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Markquis Nowell da record, Gonzaga allo scadere

Julian Strawther - Gonzaga clutch shot
Autore: Paolo Mutarelli
Data: 24 Mar, 2023

Il primo overtime della March Madness tra Kansas State e Michigan State con le prestazioni eroiche di Markquis Nowell quasi su un piede solo, un finale mozzafiato tra UCLA e Gonzaga (come ormai da tradizione), la sorpresa-ormai-non-più-sorpresa di Florida Atlantic. L’unica a non soffrire è UConn. Le aspettative erano alte e le prime quattro partite delle Sweet 16 hanno ripagato con uno spettacolo degno della March Madness. Ecco cosa è successo

#3 Gonzaga 79
#2 UCLA 76

“Like a movie”, ha titolato Espn. Servirebbe un articolo intero solo per parlare dell’utimo minuto di gioco, anzi forse solo delle ultime due azioni. Le sfide alla March Madness tra UCLA e Gonzaga ormai sono uno spettacolo nello spettacolo, tra grandi azioni, prestazioni sopra le righe e pathos.

Riassumendo il cinema che è stato il finale di partita, Gonzaga tocca il massimo vantaggio della gara quando mancano 2:40 dal termine: 72-62. Chiunque nel mondo pensa che sia finita. Chiunque tranne coach Mick Cronin e i ragazzi di UCLA che, scommettendo sugli errori dalla lunetta degli avversari (gli Zags si battano il petto), mettono insieme una rimonta di quelle da stropicciarsi gli occhi. Dopo uno 0/2 ai liberi di Drew Timme, i Bruins che sono sotto di 2 eseguono alla perfezione e il freshman Amari Bailey come fosse un 30enne insacca la tripla dell’incredibile sorpasso. 76-75 per UCLA a 12 secondi dalla fine.

Di nuovo il pensiero: adesso è davvero finita. Invece no. Time out e rimessa dal fondo. Hunter Sallis fa un pitch back e cede la palla a Julian Strawther per un tiro da 3 che assomiglia al famoso The Shot con cui Kris Jenkins ha regalato un titolo a Villanova, ma anche quello del 2021 di Jalen Suggs alla Final Four. Non c’è logica. L’ala di Gonzaga tira due metri dietro la linea da 3, eppure mancano ancora 8 secondi. La logica non c’è, ma il canestro sì. E’ il colpo del ko. UCLA non si riprende e Gonzaga avanza alle Elite Eight. Qui sotto il video per godervi lo spettacolo.

 

Gonzaga aveva subito una partita perfetta dei Bruins nei primi 20 minuti, perdendo troppi palloni e subendo 46 punti. UCLA peraltro si è presentata ai blocchi di partenza non solo senza Jaylen Clark, ma anche senza il centro titolare Adem Bona. La preoccupazione dei falli ha permesso a Drew Timme di giocare una partita da mostro (36 punti, 13 rimbalzi, 4 assist e  2 stoppate) ma, fino a che non si è acceso anche Malachi Smith (14 punti quasi tutti nel secondo tempo), la prestazione del lungo sembrava non bastare per la vittoria. UCLA ha pagato le assenze, ma si consola con i lampi di Bailey che fanno ben sperare per il futuro. Quasi commovente lo sforzo di Tyger Campbell (14 punti e 9 assist) e Jaime Jaquez (29 punti e 11 rimbalzi).

 

#3 KANSAS STATE 98
#7 MICHIGAN STATE 93

Si chiama Markquis Nowell, è alto 1.70cm ed è il giocatore più dominante del college basket. Nato a pochi isolati dal Madison Square Garden, gioca nella più famosa arena degli Stati Uniti la sua partita migliore, con il record di 19 assist che mai nessuno aveva realizzato alla March Madness. Kansas State batte Michigan State nella prima gara finita all’overtime del torneo grazie a un giocatore che ribalta il concetto di basket moderno: il ruolo del playmaker è vivo e può essere ancora decisivo per vincere.

Bellissima la partita tra due squadre che giocano al meglio sfruttando le loro armi: K State vive delle invenzioni di Nowell che avrebbe fatto segnare anche il suo massaggiatore se fosse sceso in campo, gli Spartans resistono con il tiro da 3 e con AJ Hoggard, PG dalle caratteristiche opposte di Nowell che sfrutta il suo fisico per tanti 2+1 al ferro. Ma quando un giocatore è in missione assoluta, non c’è niente da fare e non lo può fermare neanche una distorsione alla caviglia a metà del secondo tempo che sembrava averlo messo fuori gioco: la sua quinta rubata e il layup per il suo 20mo punto portano i Wildcats alle Elite Eight. E d’altronde quando ti entrano cose del genere, è chiaro che è proprio il tuo Torneo.

Squadra con 8 giocatori nuovi e un allenatore alla sua prima esperienza, Kansas State è la sorpresa di una stagione che di sorprese in realtà ne ha avute un sacco. Splendida anche la partita di Keyonte Johnson, uno che il campo non doveva più manco vederlo dopo i problemi al cuore di due anni fa, ma grandi tutti i giocatori di Jerome Tang, coach of the year senza se e senza ma. Complimenti anche a Tom Izzo, perchè la sua squadra se l’è giocata fino alla fine. Ma anche questa volta nessuno è riuscito a fermare Markquis Nowell.

 

#9 FLORIDA ATLANTIC 62
#4 TENNESSEE 55

Battaglia di trincea per lunghi tratti, com’era facile da prevedere. Ciò che invece era più difficile da pronosticare durante la gara è che Florida Atlantic s’imponesse come la più resiliente delle due.

Per trenta minuti o poco meno, l’impressione era che il match fosse saldamente in pugno a Tennessee. Mai dilagante, sia ben chiaro, ma tremendamente puntuale nel far soffrire FAU con la sua difesa asfissiante, come testimoniato dalle ben 8 perse avversarie nei primi 12 minuti scarsi. Saranno solo 4 però nel resto della gara: il bello degli Owls, infatti, è che mantengono i nervi saldi anche nei momenti peggiori. La voglia di lottare sui tabelloni non è mai mancata e, alla lunga, proprio le carambole catturate (40-36 il confronto fra le due squadre) e soprattutto le seconde opportunità concretizzate sono ciò che hanno fatto la differenza.

Inoltre la ricerca di buone conclusioni, mai davvero mancata a dispetto di qualche comprensibile tiraccio nel primo tempo, ha finito per emergere. I canestri di Michael Forrest, uno degli eroi di serata con 11 punti pesanti dalla panca, per l’avvicinamento prima e il sorpasso poi a metà ripresa ne sono la fotografia: due triple piazzate muovendo la difesa con sforzo decrescente e infine un terzo tempo tagliando la difesa dei Vols come burro.

 

Lì la gara ha cambiato padrone: la squadra di Dusty May non si è più voltata indietro mentre quella di Rick Barnes, incapace di trovare il salvatore di turno, si è smarrita senza mai davvero ritrovarsi. FAU è appena la settima #9 capace di raggiungere le Elite Eight nella storia del Torneo, ma non chiamatela Cenerentola: era chiaro che meritasse un seed migliore e sta giocando esattamente come ci si aspetterebbe da una 5 o una 6. Forse persino un pelo meglio.

 

#4 UCONN 88
#8 ARKANSAS 65

La miglior partita dell’anno nel momento che conta. Quanto fatto da UConn va oltre le consuete prove di forza: è stata un’autentica mattanza. Se nel primo weekend la squadra di Dan Hurley ha aspettato un tempo prima di scatenarsi in tutta la sua forza, contro Arkansas sono bastati pochi minuti, anche perchè ha chiuso con questi numeri: 57.4% dal campo, 45% da tre, 22 assist su 31 canestri e 126 di AdjOff, oltre che 43 rimbalzi a 31. Arkansas ha tirato con il 31.7% dal campo e ha avuto più palle perse (10) che assist  (7).

Non è bastato a inizio partita un Nick Smith ispirato che ha piazzato un paio di bombe per tenere in linea di galleggiamento i suoi. Poi il piano partita di coach Dan Hurley ha iniziato a funzionare e, come al solito, lo strappo è arrivato quando Donovan Clingan è sceso in campo. Il parziale di 14-0 a metà primo tempo ha spaccato la partita e da lì in avanti UConn non si è guardata più indietro, toccando il +29 nel secondo tempo.

Adama Sanogo ha tirato con l’81% e ha chiuso con 18 punti, Jordan Hawkins il miglior marcatore della squadra con 24 punti ma il vero l’X Factor di questa squadra è stato André Jackson: 7 punti, 8 rimbalzi, 7 assist, 3 rubate per l’uomo che converte la difesa in attacco distribuendo i palloni nel ritmo alto voluto da coach Hurley. Chiare le sue parole: “Dalla sconfitta dello scorso anno con New Mexico State abbiamo detto di alzare l’asticella perché il nostro obiettivo è il titolo”. Dopo queste tre partite si è visto che la UConn di inizio anno è tornata e per il titolo c’è anche lei.

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