La Big 12 resta stretta
Ci allarghiamo o non ci allarghiamo? Dopo averci pensato per due anni e aver incontrato college per tre mesi, la Big 12 ha deciso che resteranno 10 le squadre della conference scartando così le ipotesi sia di espandersi a 14 sia più realisticamente a 12. Il commissioner Bob Bowlsby ha comunicato che non cambierà l’assetto in vigore dal 2012, quando arrivarono TCU e West Virginia compensando le uscite di Colorado, Missouri, Nebraska e Texas A&M. Più di 20 le università contattate, soprattutto sotto la spinta di David Boren e Gordon Gee, presidenti rispettivamente di Oklahoma e West Virginia, convinti che l’espansione avrebbe aumentato competizione, spettacolo e quindi ricavi, visto che la conference è la più piccola e la meno ricca rispetto alle altre big, con al primo posto la Sec. Due i temi principali a favore dell’espansione: possibilità di rivedere al rialzo i contratti con i grandi network televisivi e di organizzare diversamente il torneo di football.
“Non abbiamo deciso di non espanderci, abbiamo deciso di supportare e investire nelle 10 squadre che abbiamo”, ha detto Bowlsby al termine del board che ha votato all’unanimità lo status quo. Per la gioia di Mike Aresco, commissioner dell’American Athletic Conference, che ha definito questi mesi di incertezza “a colossal distraction”: delle 11 candidate finali per entrare nella Big 12, ben sette erano infatti dell’Aac. “Ci sono state così tante indiscrezioni che ho praticamente smesso di leggere un sacco di cose. Davo un’occhiata e realizzavo che nessuno sapeva davvero cosa stava succedendo”. Adesso lo sa e può tirare un sospiro di sollievo.
Louisville assolta
Un altro personaggio non secondario del college basketball che ha tirato di recente un grosso sospirone è stato Rick Pitino. Ci torneremo senz’altro sopra perchè la vicenda non è del tutto conclusa e il coach di Louisville è ancora a rischio squalifica, ma il peggio dovrebbe essere alle spalle. Non ci sono infatti accuse specifiche all’università del Kentucky nell’atto di accusa (la cosiddetta Notice of Allegations) della Ncaa per lo scandalo scoppiato l’anno scorso con il libro ‘Breaking Cardinal rules’ scritto dalla escort Katina Powell, che ha rivelato la presenza sua e di altre prostitute nel campus, reclutate e pagate dall’ex director of basketball operations Andre McGee per allietare le serate dei giovani giocatori.
“Impermissible benefits” è la definizione tra il formale e il ridicolo data ai servizi offerti dalle ragazze dall’Ncaa, che ha accusato quindi Pitino di non aver controllato a sufficienza il suo programma. Il lack of institutional control, una delle accuse più gravi per un college, non è stato invece contestato a Louisville e quindi è escluso un altro post season ban, dopo quello che il college si è auto inflitto nella passata stagione.
Ottobre è già tempo di premi
E’ ottobre ed è già tempo di occuparsi di premi nel college basketball. Un po’ presto? Abbastanza, ma gli Hoophall Awards funzionano così: ancora prima che inizi la stagione, vengono selezionati 20 giocatori per posizione e poi i cinque vincitori scelti dai tifosi on line e da una commissione della Naismith Memorial Hall of Fame riceveranno i premi in una grande serata prevista il 7 aprile del 2017, subito dopo le Final Four. Sono state rese note le liste del Bob Cousy Award, il più vecchio dei 5 premi destinato alla migliore point guard, del Julius Erving Award per le ali piccole, del Karl Malone Award per le ali forti, del Kareem Abdul-Jabbar Center of the Year Award e del Jerry West Award (che invece esiste solo da due anni) per la miglior shooting guard. Chi sarà il successore di Tyler Ulis? Magari sarà la prima volta di un freshman dato che, nella lista delle PG, ce ne sono ben cinque: Frank Jackson (Duke), De’Aaron Fox (Kentucky) , Lonzo Ball (UCLA), Markelle Fultz (Washington) e Dennis Smith (NC State).
Senior invece favoriti tra le ali, le due categorie più interessanti e combattute in cui spiccano Jaron Blossomgame (Clemson) tra le SF e Nigel Hayes (Wisconsin) tra le PF. Thomas Bryant (Indiana) potrebbe essere il terzo dei centri premiati dopo Frank Kaminsky (2015) e Jacob Poeltl (2016), mentre molto difficile che sia un giocatore al primo anno l’erede di Buddy Hield, visto che il solo Malik Monk (Kentucky) è stato inserito nell’elenco delle 20 migliori SG della nazione. In realtà di tiratori puri ce ne sono pochi, Eron Harris (Michigan State) è uno di questi, ma qualsiasi lista contenente il nome di Grayson Allen non può che avere lui come favorito. A meno che non sia tra i candidati per il giocatore più amato degli States.
Un lungo per Izzo
Vi abbiamo raccontato molte cose di Tom Izzo quando è entrato nella Hall of fame. Non sapevamo però che ottobre gli avrebbe portato via praticamente l’intero pacchetto lunghi, e adesso Michigan State ha decisamente un problema. L’arrivo di Ben Carter doveva mettere una pezza a un reparto che aveva perso in una sola estate Deyonta Davis, Javon Bess e Marvin Clark ma la stagione inizierà senza di lui: l’ala forte proveniente da Unlv si è infatti infortunato di nuovo allo stesso ginocchio sinistro che già gli aveva fatto saltare gran parte della scorsa stagione. Operazione e tempi incerti di recupero, il che voleva dire quintetto e tanti minuti in campo per Gavin Schilling.
Sbagliato, perchè il senior degli Spartans si è fatto male due settimane dopo in allenamento al ginocchio destro. Operazione e tempi molto incerti di recupero. “Si era allenato benissimo durante l’estate ed era pronto a fare la sua stagione migliore”, ha commentato uno sconsolato Izzo. Che adesso si ritrova con un lungo e mezzo, cioè il freshman tutto da scoprire e in teoria molto poco da utilizzare Nick Ward e Kenny Goins, sophomore che a due metri non ci arriva neanche per sbaglio e che si era già portato avanti con il lavoro rispetto ai compagni, nel senso che l’operazione alle ginocchia l’ha fatta alla fine della scorsa stagione. Izzo ha spiegato che “Kenny sarà un giocatore chiave della nostra stagione”. Per forza, tra i lunghi non ne ha praticamente altri.