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Tutto quello che non sapete su Tom Izzo

Tom Izzo - coach Michigan State
Autore: Manuel Follis
Data: 21 Set, 2016

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Dallo stato del Michigan alle squadre Nba che l’hanno cercato, dalle sue frasi più celebri ai video più divertenti. Tom Izzo è un personaggio del quale si potrebbe parlare per giorni e che ha lasciato davvero il segno sul college basketball. Chiamato nel 1983 a fare l’assistente di Jud Heatcote a Michigan State, non ha più lasciato la squadra e 33 anni dopo, nel settembre 2016, è stato inserito nella Hall of Fame. Basketballncaa vuole fornirvi un ritratto un po’ particolare dell’allenatore che ha ridefinito il concetto di difesa nella Ncaa. Ecco tutto quello che non sapevate di coach Izzo.

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Se si taglia le vene, esce il Michigan

Tom Izzo sta al Michigan come Woody Allen sta a Manhattan. È nato a Iron Mountain, cioè uno dei posti più sperduti dello stato e uno dei più distanti dal lago Michigan. L’attrazione più famosa del posto sono le “Millie Hill Bat Cave”, cioè un posto dove in alcuni (facciamo pochi) mesi all’anno si possono vedere i pipistrelli, il che rende abbastanza l’idea della zona. Sempre per dare un’idea, nella pagina di Wikipedia di Iron Mountain tra le poche righe di descrizione c’è scritto: il paese dove è nato Tom Izzo. Ecco. Il coach è andato a scuola lì, poi ha giocato a Northern Michigan dove, appena ha finito gli studi, ha iniziato a fare l’assistente, per poi passare a Michigan State. Immaginate dove è avvenuto il primo appuntamento con la futura moglie Lupe, dalla quale ha poi avuto Raquel e con la quale ha adottato Steven? Facile: lei gli ha chiesto se potevano vedersi e lui (allora assistente) le ha dato appuntamento alla finale della Big Ten tra Michigan State e Purdue. Non male.

Tom Izzo family

Tom Izzo family

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La Nba può aspettare

Numerose squadre Nba lo hanno cercato più volte con due momenti, a distanza di dieci anni l’uno dall’altro, in cui si sono concentrate le pressioni: il 2000, dopo che Michigan State aveva vinto il titolo Ncaa, e il 2010. Nel primo caso lo cercarono i Chicago Bulls (era appena iniziata l’era post Phil Jackson) e i New Jersey Nets, anche se la squadra che più di tutte gli fece avances furono gli Atlanta Hawks. Nel 2010 fu invece la volta dei Cleveland Cavaliers, in una delle più classiche sliding doors, visto che lo stesso Izzo ha poi ammesso che fu molto vicino a fare il grande passo, ma poi optò per restare in Michigan. Pochi giorni dopo Lebron James, come è noto, decise di “portare il suo talento a South Beach”. Il caso più recente risale invece a un paio di anni fa, quando Izzo finì tra i papabili per la panchina dei Detroit Pistons.

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L’animo del clown

“La gente vede di me il lato più brusco, ma non sanno che quello che mi riesce meglio è prendermi cura delle persone che mi stanno vicino, compresi i ragazzi che fanno parte della mia squadra di basket”.

Effettivamente Izzo è un vero e proprio istrione e youtube è piena di suoi video divertenti.

… lui che suona la fisarmonica…

… oppure vestito da Ironman…

… che fa una spassosa pubblicità con gli occhiali da sole…

… oppure a scuola di danza


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Perché gode di così tanto rispetto

Scherzi a parte, Izzo è uno che ha sempre brillato per la sua capacità di far rendere al meglio le sue squadre nei momenti importanti, facendole andare sempre “oltre” i propri limiti. Per questo è soprannominato “Mr March” e per questo l’eliminazione di Michigan State al primo turno del Torneo Ncaa 2016 è stata così inaspettata da mandare in frantumi il 99% dei bracket del mondo.

Ma se volete capire cosa ha di speciale Izzo potete guardare questa tabella relativa ai “migliori coach nel far rendere oltre alle aspettative al Torneo“. La classifica tiene conto delle vittorie ottenute mediamente da una squadra partendo da una determinata testa di serie al torneo e poi calcola cosa è successo nel corso della carriera dei coach. Rispetto alle “teste di serie” assegnate nella storia a Michigan State (quindi a Izzo), la sua squadra avrebbe dovuto vincere 30 partite, invece ne ha vinte 45. Il delta aspettative/risultati di Izzo è superiore a quello di qualsiasi altro allenatore nella storia.

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L’amore per il football

Coach Izzo ama il football, sport che peraltro ha accompagnato tutta la sua carriera. Nel paesino di Iron Mountain è cresciuto con Steve Mariucci, suo grande amico e grande allenatore di football, che ha guidato sia i San Francisco 49ers dal 1997 al 2002 sia i Detroit Lions dal 2003 al 2005 e che oggi fa il commentatore. A Michigan State invece suo grande amico è Mark Dantonio. Nessuna università può vantare una coppia di questo livello, visto che i due coach hanno portato le rispettive squadre a dominare nei rispettivi sport. Izzo peraltro è famoso per allenare “con la mentalità del football” che in passato ha implicato anche allenamenti nei quali ha chiesto ai giocatori di vestirsi con le divise da football. Il suo motto è “Players Play – Tough Players Win”. Non c’è da stupirsi che poi i suoi giocatori vadano forti a rimbalzo.

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Un po’ di curiosità

Raccontiamo anche qualche curiosità su Izzo, la cui carriera è stata costellata da così tanti aneddoti che sarebbe impossibile citarli tutti, senza contare che di alcuni mancano le prove (come quando nel 2009 si è rapato a zero come aveva promesso che avrebbe fatto in caso di vittoria della Big Ten).

Nel 2005 e 2006, insieme ad altri allenatori famosi, è andato in Kuwait e ha allenato una squadra di militari in un torneo tra marines. Il primo anno, manco a dirlo, il torneo l’ha vinto la sua squadra.

Pochi sanno che nel corso della sua vita, ha partecipato ad alcune maratone (con risultati non esaltanti).

Ama i film sentimentali e al contrario odia quelli tragici (“mi intristiscono e basta”).

Ah, infine odia i social network, in particolare Twitter. Usarlo per lui equivale al rischio di diventare alcolisti (“Anche se io non bevo, ci tengo a precisarlo”). Perché? Perché rende instabile l’umore. Un secondo sei felice e il secondo dopo a causa di qualcosa che hai letto o che qualcuno ha scritto su di te, sei completamente triste.

Eccolo in una delle sue prime interviste:

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Diamo i numeri

Chiudiamo con un riassunto della carriera di questo coach da Hall of Fame

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