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L’ascesa di Stephon Castle

Stephon Castle
Autore: Stefano Fontana
Data: 31 Mag, 2024

Tanti giocatori di talento non riescono a fare il salto di qualità quando si confrontano con la pressione delle grandi gare: non sembra questo il caso, però, di Stephon Castle, che al primo (e unico) anno di college basketball a UConn ha saputo alzare gradualmente il suo livello all’aumentare dell’importanza della partita, fino a diventare assoluto protagonista della cavalcata degli Huskies verso il secondo titolo NCAA consecutivo.

Freshman da Covington, Georgia, Castle come tanti talenti si è ritrovato il basket in famiglia sin da piccolo: il padre Stacey può vantare di aver condiviso lo spogliatoio con Tim Duncan a Wake Forest in una buona metà delle 66 partite disputate a livello NCAA. Stephon, invece, si è dimostrato uno degli one-and-done più promettenti, partecipando attivamente alla grande stagione da 37-3 di Connecticut, che ha sostanzialmente dominato qualsiasi avversaria presentatasi sul suo cammino: nelle 6 partite vinte al Torneo, nessuno è riuscito ad abbassare il passivo sotto i 14 punti di scarto.

L’inizio difficile e l’esplosione del 2024

Eppure, la carriera universitaria di Castle non sembrava essere iniziata col piede giusto. O meglio, non col ginocchio giusto: quello lesionato da una scivolata sul parquet alla seconda partita con gli Huskies, la vittoria su Stonehill in cui aveva fatto registrare 17 punti col 72% dal campo. Una piccola operazione e un mese di stop sembravano poterne rallentare l’impatto nel college basket. Invece, dopo un dicembre di assestamento, nel 2024 ha mostrato un repertorio davvero peculiare che gli ha permesso di acquisire un ruolo sempre più centrale negli schemi di coach Dan Hurley. 

In teoria è una guardia, ma Stephon Castle ha dalla sua un mix di caratteristiche che lo rendono però una minaccia in ogni parte del campo. Ha una stazza decisamente sopra la media del ruolo, ma riesce a muoversi con una rapidità che sembra quasi irreale per un ragazzo di 198 centimetri per 98 chili.

Il suo stile è pulito, favorito da una comprensione del gioco stellare: sembra sapere sempre come attaccare la difesa schierata e dove posizionarsi per fare più male. Nonostante non mostri spesso colpi fantasiosi o circus shot, arriva nei pressi del ferro con estrema efficacia, sia quando attacca in penetrazione che a rimbalzo offensivo e difensivo: non a caso coach Hurley lo ha usato con continuità da 3 se non da 4 nei suoi quintetti più piccoli. In area è un demonio, capace di mettere il corpo su ogni rimbalzo o palla vagante e di rendere la vita estremamente difficile anche a giocatori di taglia maggiore.

Stazza, difesa e talento

Diversi analisti hanno riconosciuto in Castle uno dei migliori difensori di questo Draft: anche qui, la combo di stazza e istinti gli permette di marcare praticamente qualsiasi avversario, soprattutto sul perimetro. Contro i mismatch è bravissimo nel ruotare il corpo e prendere l’angolo giusto per sfruttare la fisicità e mettere in difficoltà il portatore di palla, senza spaventarsi mai del contatto.

Quando deve gestire, sa fare girare l’attacco e dare ritmo, spesso anche facendo correre la palla al posto suo: i passaggi escono dalle sue mani sempre veloci e precisi, tagliando la difesa e costringendola a delle rotazioni che spesso lasciano un uomo scoperto sul lato debole. Sa seguire il gioco fino alla fine dell’azione, e le sue letture sono eccellenti su entrambe le metà campo: questo gli permette di ben figurare anche quando l’esplosività non è al top.

Gli aspetti da migliorare

Tra i suoi punti deboli, spunta sicuramente una difficoltà nei jumper: tira relativamente poco e le sue percentuali non sono ottime (2.2 tentativi da tre punti a partita con il 26.7% e un 47.2% complessivo dal campo), colpa anche di un rilascio un po’ lento e macchinoso. Basterebbe poco, però, per rendere il movimento più efficace, anche solo per impedire alle difese di battezzarlo quando riceve sull’arco, considerato anche quanto bene riesce ad attaccare i closeout.

Un altro dubbio riguarda la sua posizione in campo: la duttilità che lo ha reso praticamente un jolly a tutto campo al college potrebbe non trovare traduzione in ambito NBA. Qualora non dovesse diventare un floor general davvero credibile né un tiratore più produttivo per ricoprire il ruolo di 3&D, potrebbe rimanere bloccato in una terra di mezzo poco utile alle rotazioni del piano di sopra.

Verso il Draft 2024

Voci riportate da Jonathan Givony di ESPN parlano della scelta bizzarra di Castle di rifiutare workout privati con le franchigie che hanno già un profilo solido come point guard titolare (tra cui Portland, forte su di lui con la scelta #7 ma che conta a roster già la #3 dello scorso anno, Scoot Henderson, oltre ad Anfernee Simons e Malcolm Brogdon). Volendo forzare la mano in questo modo, le destinazioni ideali per lui al Draft NBA 2024 sarebbero San Antonio (che sceglierà alla 8) e Washington (che però difficilmente lo sceglierà alla 2, o se lo troverà disponibile alla 26).

Inoltre, al di là delle preferenze del giocatore, vari front office sembrano aver inquadrato Castle come una combo guard più che come un creatore di gioco puro, complici anche le sue già citate difficoltà al tiro. In ogni caso, un posto in lottery sembra praticamente garantito sull’onda lunga della sua ottima post-season.

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