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Adama Sanogo, il centro di UConn è già nella storia

Adama Sanogo - UConn
Autore: Paolo Mutarelli
Data: 6 Apr, 2023

Come Christian Laettner, come Kemba Walker e come Hakeem Olajuwon. L’ultimo mese di Adama Sanogo è servito per avvicinarsi a questi titani del college basketball, inserendo il suo nome nella storia UConn a suon di punti e giocate decisive che hanno portato al 5° titolo in 25 anni dell’università. Il centro del Mali è stato votato MOP della March Madness e nulla sarà come prima.

Come Christian Laettner

Il torneo di Adama Sanogo è stato uno dei percorsi più dominanti degli ultimi anni. Nelle sei partite del Torneo ha affrontato e distrutto in sequenza un lungo culto delle mid major come Nelly Junior Joseph, poi Mitchell Saxen e la difesa di Saint Mary’s, alle Sweet 16 è passato indenne dall’assetto small ball di Arkansas, e ha vinto il confronto con un all star come Drew Timme, mentre alla Final Four non ha patito un lungo atipico e tosto come Norchad Omier e infine si è fatto un baffo di uno dei migliori programmi difensivi della nazione come San Diego State.

Un bulldozer. Che ha saputo attaccare fronte o spalle il canestro ma anche segnare dall’arco. Ray Allen l’ha descritto come “una forza che non si poteva arginare”. Anche i numeri lo dimostrano: è il quarto giocatore dopo Hakeem Olajuwon, Christian Laettner e Corliss Williamson ad entrare in finale con 20 punti di media e il 65% dal campo.

Statistiche irreali che restituiscono l’importanza del No.21 nella stagione di UConn. A gennaio, quando era appena iniziata la crisi degli Huskies, avevamo definito Sanogo come l’orso ballerino con un potenziale da All-American. L’inserimento in uno dei tre quintetti più ambiti in America non è arrivato: più per i risultati di squadra che per colpa sua, ma anche perché ha formato con Donovan Clingan un mostro a due teste che spesso spostava le attenzioni sul compagno più giovane. Con “Cling Kong” UConn difendeva meglio, piazzava parziali e spaccava le partite, cosa successa anche in finale negli undici minuti di digiuno di San Diego State, partiti proprio con Clingan in campo. Ma nel momento decisivo, quando San Diego State si è fatta sotto, per vincere il titolo è servito il suo contributo.

Come Kemba Walker

UConn ha un rapporto particolarissimo con la March Madness: negli ultimi 25 anni è 5-0 nelle finali nazionali, 10-1 alle Final Four eppure per ben sette volte non è neanche arrivata al secondo weekend e per altre sette volte non è arrivata neanche al Torneo. Per questo alla vigilia delle partite di Houston in molti, in America, si chiedevano se fosse o meno un programma al pari delle Duke, North Carolina, Kansas e Kentucky di turno. Per la risposta in realtà non serviva il quinto titolo.

Adama Sanogo si è unito al club dei Rip Hamilton, Emeka Okafor, Kemba Walker e Shabazz Napier, i MOP nella storia di UConn, un’università che ha portato in NBa giocatori del calibro di Ray Allen, Caron Butler, Rudy Gay, Charlie Villaneuva, Ben Gordon o Andrè Drummond. Un connubio talento-successo che ha messo gli Huskies vicini alla UCLA di John Wooden e alla Duke di Coach K, gli unici altri due programmi capaci di vincere 5 titoli in 15 anni. In Connecticut l’hanno fatto, però, con tre allenatori diversi e un licenziamento piuttosto oneroso e controverso di mezzo. Segno che a Storrs si respira basket indipendentemente da chi gestisce il programma atletico.

Come Hakeem Olajuwon

Adama Sanogo è il primo giocatore africano a vincere il MOP dai tempi di Hakeem Olajuwon ed è solo il terzo centro a farlo dal 2006 in avanti (Joakim Noah e Anthony Davis gli altri due). C’è un detto secondo cui servono le guardie per vincere alla March Madness e UConn senza un ottimo torneo di Tristen Newton forse non sarebbe arrivata così lontano, ma è vero anche quello che ha detto Emeka Okafor dopo la finale: “Ogni squadra ha bisogno di un lungo dominante per vincere” e, anche se non premiati, i centri hanno sempre giocato un ruolo fondamentale nelle corse degli ultimi programmi vincitori.

In più, in una stagione che è stata contraddistinta dalla presenza di tanti lunghi di livello, il fatto che a vincere il premio più ambito della March Madness sia stato un centro è stato un po’ come chiudere un cerchio. Ancora più assurdo pensare che Sanogo l’abbia fatto durante il periodo di Ramadan, il mese in cui i musulmani praticanti digiunano dall’alba al tramonto. Il junior degli Huskies è riuscito addirittura ad elevare il suo rendimento di qualche punticino e a sfornare la migliore difesa della sua stagione. Sul podio ai microfoni di Jim Nantz, tra i confetti e le urla dei compagni, Sanogo ha dichiarato: “Tutto è possibile, basta credere in se stessi”

Una fiducia che talvolta sfocia quasi nell’arroganza, o come la chiama Andrè Jackson nello swag, è una cosa che ha sempre contraddistinto UConn. Non a caso sono già partiti i proclami e i progetti per i prossimi anni. Alex Karaban vuole quattro titoli in quattro anni come Breanna Stewart e le Huskies del femminile, Jackson ha già detto che vuole tornare la prossima stagione e UConn ha al momento la quarta recruiting class della nazione e tutti tranne Joey Calcaterra hanno ancora un anno di eleggibilità. In quasi tutte le simpaticissime e spesso inutili Way-too-early Top 25 2023-24 gli Huskies sono alla No.1 o alla peggio in Top 5. Per noi è ancora presto, ma se anche Adama Sanogo dovesse tornare, un possibile repeat sarebbe argomento d’attualità.

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