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Zach Edey dominante, i migliori lunghi della Division I

Autore: Raffaele Fante
Data: 13 Dic, 2022

Il solito contributo dall’Africa, uno degli idoli del college basket e un giocatore come Zach Edey che sta semplicemente dominando la Division I. Ci sono conferme e volti nuovi nella nostra prima classifica dei lunghi migliori del campionato in una stagione nella quale i centri erano attesi come assoluti protagonisti. E infatti lo sono.

Ne abbiamo scelti 5 a fatica, lasciando fuori giocatori importanti come Trayce Jackson-Davis di Indiana e Hunter Dickinson di Michigan, o piacevoli sorprese come Tolu Smith di Mississippi State e Joel Soriano di St. John’s. Vediamo chi sono.

Zach Edey (224 cm, 133 kg, Jr, Purdue Boilermakers)

Quando è uscito dall’high school, il suo nome era al 483/o posto nella lista dei migliori talenti liceali. D’altronde aveva per lo più giocato a hockey nella sua Toronto e i 224 cm non bastavano per farne un vero prospetto. Dopo soli 6 anni passati con la palla da basket in mano, ora il canadese non è un prospetto, ma il miglior giocatore della nazione. I suoi numeri sono impressionanti: primo nella classifica dei rimbalzi con 13.7, ha più stoppate (23) che palle perse (22), la sua media punti di 28.48 per 40 minuti è dietro solo a David Robinson e davanti a Shaquille O’Neal tra i centri, contro Minnesota ha preso più rimbalzi (22) di tutti gli avversari messi insieme.

Non sarà mai un ballerino, ma non è più un palo della luce e il suo gancio è assolutamente affidabile, come dimostra il suo 61% al tiro. Purdue è 10-0 con due vittorie di 18 punti contro Gonzaga e di 19 Duke, quando Edey ha spazzato via Dereck Lively, che sarebbe il miglior freshman della classe 2022

 

“They have the most unique player in the country, ha detto il coach di Duke Jon Scheyer dopo la partita. E in effetti di 2.24 con mani morbide non ce ne sono tanti, ma nel mondo proprio.

Adama Sanogo ( 2.06 cm, 112 kg, Jr, UConn)

Per Kenpom, Connecticut è la squadra migliore della Division I. E il miglior giocatore della squadra migliore è Adama Sanogo. Ma se vedere una squadra praticamente nuova come gli Huskies così in alto è una gran sorpresa, non lo è la stagione del centro del Mali che già l’anno scorso aveva fatto vedere tutto il suo potenziale. Ma quest’estate ha smesso di mangiare il suo piatto preferito, cioè la pizza, e ha lavorato ancora tanto sul suo fisico che ora è più leggero e veloce. Abbiamo quindi la potenza dei centri africani (che vedremo sotto) combinata però con una tecnica di livello superiore, oltre a una mobilità eccellente sui due lati del campo.

Può partire in post basso per concludere in gancio sia di mano destra che sinistra e partire in post alto per penetrare spesso usando il corpo in virata per generare spazio e concludere al ferro. Ma non solo: da quest’anno tenta quasi due triple a partita che realizza con un onesto 36.8%. La mano è molto educata (62% dal campo, 82% ai liberi) e infatti i punti messi a referto sono 18.3 in soli 24 minuti. Perché così pochi? Perché quando esce, il suo posto viene preso da Donovan Clingan, freshman di 2.16 che potrebbe tranquillamente entrare nella prossima classifica dei lunghi più forti della Division I.

 

Oumar Ballo (2.13 cm, 118 kg, Jr, Arizona Wildcats)

“I think Oumar has the chance to be one of the most dominating physical forces in college basketball this year”: le parole di Tommy Lloyd sembravano giusto il classico augurio del coach di inizio stagione e invece il centrone del Mali è diventato esattamente questo: una presenza che occupa l’area e che tira con la ridicola percentuale del 75.8%, passando dai 6.8 punti dell’anno scorso ai quasi 19 di quest’anno, con quasi 10 rimbalzi a partita. Semplicemente un altro giocatore rispetto a quello visto nelle passate stagioni sia con Gonzaga che con Arizona, con una varietà di conclusioni al ferro sia con la destra che con la sinistra frutto di un grande lavoro fatto quest’estate per migliorare una tecnica che era tutt’altro che sopraffina.

Difficile diventi un mostro di esplosività ed atletismo, sul corpo (e sui liberi, siamo al 55% in stagione) c’è ancora da lavorare, ma i passi avanti compiuti sono evidenti e con Azuolas Tubelis forma uno dei frontcourt più forti della nazione. E Arizona è 8-1 e ha il miglior attacco della Division I anche grazie a loro.

 

Oscar Thsiebwe (2.06 cm, 118 kg, Sr. Kentucky Wildcats)

Difficile fare meglio di una stagione conclusa come unanime player of the year dopo aver vinto comodo la classifica dei rimbalzi e aver piazzato 28 doppie doppie, record per UK. Confermarsi può non essere affatto facile, migliorarsi ancora meno ma è quello che il centro congolese di John Calipari sta facendo: dietro solo a Edey nei rimbalzi con 13.3 a partita, come sempre leading scorer dei Wildcats con 16 punti di media, sta cercando di ampliare il suo raggio di tiro ed è molto più a suo agio nel jumper frontale anche da fuori area, mentre rimane lo zero nella casella delle triple tentate in carriera.

Ma la sua forza sta nell’istinto e nelle sue mani che lo portano a prendere palloni che non dovrebbero essere suoi, nonostante sia solo 2.06 cm. E ora che sta recuperando la forma migliore dopo l’intervento al ginocchio di quest’estate, sta giocando da leader vero, come ha confermato anche l’ultima partita di Kentucky, in difficoltà contro Yale fino a quando il congolese ha segnato 11 punti di fila dei 22 realizzati nel solo secondo tempo e l’ha praticamente vinta da solo.

 

Drew Timme (2.08 cm, 106 kg, Sr, Gonzaga Bulldogs)

Sempre qua, sempre lui, il folk hero di Gonzaga è sempre l’idolo della comunità di Spokane nonché uno dei giocatori tecnicamente più forti. Le cose non stanno andando meravigliosamente bene per gli Zags ma i suoi giri sul piede perno restano una delle cose più efficaci e piacevoli da vedere della Division I. Lui sì che è un ballerino ed è senz’altro il lungo più completo del gruppo, vista la varietà delle soluzioni offensive, oltre alla presenza difensiva. Sta litigando da 3 e anche ai liberi, ma ne mette 20 a partita e gli Zags senza di lui non vanno da nessuna parte.

Da lui si va sempre, perchè è un lungo che sa gestire il pallone e anche nel corso dell’azione e non solo per concludere a canestro. Leader vero, sempre in contatto con il pubblico che lo adora, Mark Few quest’anno non lo toglie praticamente mai (33.5 minuti a partita) e spera che Timme si trascini dietro i suoi (finora) un po’ riluttanti compagni per arrivare ben più lontano rispetto all’anno scorso.

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