Loyola spinta ancora dalle preghiere
Se per qualche motivo, magari perché avete letto il nostro articolo di approfondimento, vi siete appassionati alla storia di Loyola Chicago e state facendo il tifo per loro al Torneo, beh vi conviene andare in farmacia e farvi consigliare qualche buon ansiolitico perché i Ramblers pare abbiano deciso di finire ogni partita al cardiopalma.
Hanno giocato per 36 minuti abbondanti, partendo sfavoriti, una signora partita. Gestita da grande squadra per ritmi, circolazione di palla, attenzione in difesa e sotto i tabelloni (27-26 a rimbalzo alla fine) contro una formazione più forte fisicamente come Tennessee (ma contro di loro lo sono tutte) anche se priva del lungo Kyle Alexander. Per Loyola 8 uomini in campo e tutti e 8 a referto, 7 dei quali con almeno 6 punti. Magistrale Aundre Jackson (16p), che non arriva ai 2 metri, nel lavoro vicino a canestro. Tutto perfetto. Tranne la gestione del finale, con palle perse e scelte suicide, tra cui quella di non fare fallo su Grant Williams che è “solo” il miglior giocatore della SEC. Il lungo è stato imbrigliato e controllato per tutta la gara, tranne che nel penultimo possesso.
Penultimo perché poi la palla l’ha ripresa in mano Clayton Custer (gli ultimi possessi erano stati inspiegabilmente gestiti dalla coppia Richardson-Townes), che ha deciso di raggiungere la doppia cifra (10 punti) con questo canestro, chiaramente aiutato dalle preghiere di Sister Jean (e se arrivati a questo punto non sapete chi è Sister Jean, shame on you e correte a leggervi l’articolo su Loyola).
È finita 63-62 anche perché Tennessee si è svegliata all’ultimo, Admiral Schofield (14 con 4/8 da 3) ha giocato bene solo i primi e gli ultimi minuti e, tra i piccoli, solo Jordan Bone è stato continuo (13 punti e 5 assist). I Volunteers chiudono però una buona annata e l’anno prossimo torneranno tutti i giocatori chiave, compreso Williams che ha detto che non tenterà per ora la strada NBA.
Buffalo con la pancia piena, Kentucky spietata
Nonostante gli avversari di Buffalo fossero ancora dei Wildcats (come Arizona), i giocatori di Kentucky sono scesi in campo con un atteggiamento molto più determinato. La squadra di coach John Calipari ha guidato e controllato per tutta la gara, grazie all’attenta gestione del ritmo da parte di Shai Gilgeous-Alexander. La PG canadese ha chiuso con 27pt 6rb e 6ast e se è quello visto nelle ultime 5/6 partite, probabilmente la sua posizione al draft sarà molto più alta di quella che gli abbiamo assegnato nel nostro ranking di inizio March Madness.
Tutta Kentucky ha giocato con la giusta mentalità, da Wenyen Gabriel in doppia doppia (16+12 rimbalzi) fino a un Hamidou Diallo carichissimo, autore di 20 punti.
La sensazione è che Buffalo sia rimasta un po’ con la testa (e con la soddisfazione) al turno precedente e non abbia avuto abbastanza tempo per preparare la partita, dopo l’impresa contro Deandre Ayton. L’attacco della squadra di coach Nate Oats è stato un po’ caotico e i Bulls sono rimasti attaccati alla partita grazie ai 26 punti di Wes Clark (a tratti immenso) e ai 17 di C.J. Massinburg. Ma appena è mancato il tiro da fuori (22.6% contro il 50% della gara contro Arizona), si è aperto un parziale troppo grande per i Bulls.
Kentucky ora affronterà la vincente tra la cinderella UMBC e Kansas State per giocarsi l’accesso alle Elite Eight, in una partita in cui nessuno si sarebbe aspettato di non trovare né Virginia né Arizona.