Un pubblico di casa folle e risorse economiche fuori dal comune tra le mid-major. Questi ingredienti non erano bastati a Grand Canyon per soddisfare subito le proprie ambizioni, cioè andare al Torneo Ncaa. Alla quarta stagione di eleggibilità, però, ha finalmente raggiunto l’obiettivo dopo aver vendicato gli smacchi ricevuti da New Mexico State in quella che, fino alla scorsa annata, era stata una rivalità a senso unico. Invece quest’anno i Lopes hanno fatto tre su tre contro di loro, dominando la finalissima della WAC.
La chiave del successo? La guida in panchina. Appena arrivato a Phoenix, Bryce Drew ha dato a GCU quella solidità che le era mancata con Dan Majerle. E poi – cosa proprio importante – ha trovato la pedina giusta da inserire in un roster che aveva bisogno di una direzione nuova più di un restyling vero e proprio. Asbjørn Midtgaard, panchinaro fisso per tre stagioni con Wichita State, è stato dominante sotto i tabelloni e con Alessandro Lever ha formato una coppia di lunghi perfettamente complementari.
I due sono diversissimi per tanti versi, ma parimente capaci di farsi valere attorno al ferro. Non c’è infatti altra squadra nella Ncaa con una coppia di lunghi paragonabile per volume ed efficienza offensiva in area. Stando ai dati di Synergy, in situazioni di post-up il danese è 6° e l’italiano è 23° in tutta la D-I alla voce punti per possesso (restringendo il campo di ricerca a chi gioca almeno due possessi a partita nel pitturato).
Se la buonissima difesa di GCU (#6 nella nazione per eFG% subito) copre tutte le mattonelle in uno sforzo collettivo, le sorti dell’attacco invece poggiano in gran parte proprio sulle spalle delle due torri europee. Jovan Blacksher, per esempio, PG titolare e terzo realizzatore della squadra, è di certo importante, ma non è un mostro di continuità o di efficienza, specie a ritmi alti (che infatti Grand Canyon evita il più possibile). Insomma, feed the big fellas sarà forse il mantra da seguire per sperare in un colpaccio al primo turno, anche se dall’altra parte c’è la Iowa di un certo Luka Garza.
Quintetto
G – Jovan Blacksher
11.9 PTS, 5.3 AST, 1.6 STL
G – Mikey Dixon
8.5 PTS, 2.1 REB, 1.4 AST
F – Oscar Frayer
6.5 PTS, 2.5 REB, 1.9 AST
F – Alessandro Lever
13.3 PTS, 5.4 REB, 1.7 AST
C – Asbjørn Midtgaard
14.0 PTS, 9.9 REB, 1.3 BLK
Giocatori chiave
- ASBJØRN MIDTGAARD – Sr. – C – 213 cm, 122 kg
Da junior giocava 8 minuti di media e da senior ce lo siamo ritrovati a fare incetta di premi personali nella WAC. Una taglia come la sua non si vede spesso in quella conference, ma da sola non basta per dominare. Con lui, la protezione del ferro (#5 per Blk% fra i giocatori della WAC) e il controllo dei tabelloni (#3 per DR% e #4 per OR%) da parte di GCU sono schizzati alle stelle. In attacco, gli avversari spesso non sanno come fare per limitarlo in area (75.7% al ferro secondo Hoop-Math) e, volenti o nolenti, lo mandano spesso in lunetta (#28 in tutta la D-I per FT Rate). E anche lì rischiano, visto che tira i liberi con un più che onesto 72%.
- ALESSANDRO LEVER – Sr. – PF – 208 cm, 107 kg
Col danese come presenza di peso in area, Lever ha potuto occupare più stabilmente lo spot di 4, mettendo ulteriormente a frutto quell’ampio repertorio realizzativo che già era cresciuto visibilmente l’anno scorso grazie a forma fisica e fluidità di movimento migliorati. Come già accennato, la sua efficacia in post basso è di alto livello ricevendo da ambo i lati dell’area e non è raro vederlo punire le attenzioni della difesa scaricando proprio su Midtgaard. Il jumper è sempre pulito ed efficace, anche più che in passato, confermandosi come grossa minaccia dalla distanza (39.2% da tre su 3.4 tentativi), specialmente da piazzato e sui pick and pop.