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Kyle Filipowski, dominatore improbabile di Duke

Kyle Filipowski
Autore: Stefano Fontana
Data: 22 Dic, 2022

Duke conta su una delle classi di recruiting più attraenti di questa stagione, anche se fa ancora un po’ fatica a brillare. Dariq Whitehead e Dereck Lively stanno ancora carburando dopo gli infortuni d’inizio stagione, mentre invece Kyle Filipowski sembra essersi già preso la leadership di questa squadra a suon di punti, rimbalzi e giocate da highlight.

Nato nello stato di New York da una famiglia di cestisti (genitori e zii hanno giocato a livello collegiale, il fratello gemello Matthew è freshman ad Harvard), a vederlo Flip Filipowski non fa una gran impressione: alto (213 cm), smilzo, pochi muscoli, magari anche un po’ goffo nei movimenti. Non esattamente il massimo per un centro da pallacanestro contemporanea. Eppure, una volta che la palla entra in gioco, la prima impressione scompare e viene sostituita da quella di un giocatore dominante, sicuro, in totale controllo del gioco. Non a caso, KenPom lo indica come unico go-to guy (utilizzato per più del 28% dei possessi) di una Duke che ha comunque centrato 10 vittorie in 13 partite, pur con un apporto ridotto dei suoi due migliori – sulla carta – freshman.

 

Idee chiare

Filipowski sembra essere arrivato a Durham con le idee chiarissime. Sta viaggiando a 14.4 punti e 8.9 rimbalzi di media e, prima della brutta prestazione nell’ultima partita contro Wake Forest (9 punti e 5 palle perse), era l’unico dei Blue Devils a non essere mai sceso sotto la doppia cifra, fissando addirittura sei doppie doppie in stagione, quattro solo nelle prime sei partite.

Il centro nato nel 2003 non è il classico lungo che si vede dominare al college e – spesso – dire la sua in NBA. Rispetto a tanti suoi coetanei è molto poco esplosivo, e non fa dell’atletismo la sua arma principale. Quando muove i piedi, che sia fronte o spalle a canestro, sembra sempre sul punto di perdere l’equilibrio o il controllo del pallone. Invece, il risultato è sempre lo stesso: la palla rimane salda tra le sue mani, e spesso e volentieri finisce sul fondo della retina.

 

L’arsenale offensivo

Non solo: Flip ha a disposizione una sfilza di soluzioni offensive che rendono praticamente impossibile marcarlo. Non azzardatevi, innanzitutto, a provare a contenerlo in post basso: è letale nel leggere l’angolo ed il momento perfetti per girarsi e chiudere al ferro, che sia con un sottomano delicato o una schiacciata di personalità. Non ha paura di forzare, sa giocare contro il contatto anche contro avversari più atletici e questo lo rende una potenziale macchina da highlights.

Anche quando prende palla sull’arco dei tre punti, però, non può essere battezzato: la mano è educata, e nonostante le percentuali non siano ancora stellari (29.2% su 3.7 tentativi a partita) la base su cui costruire sembra solida.

 

La cosa che impressiona di più, comunque, è la sua gestione delle spaziature. Per essere un freshman, è incredibilmente maturo e dimostra una notevole intelligenza cestistica: si muove bene senza palla, apre spazi per sé e per i compagni ed ha la scaltrezza giusta per compensare la mancanza di rapidità. Quando blocca per il portatore, la difesa deve risolvere un rebus continuo: può staccarsi per tirare o posizionarsi in post dopo il pick and roll ed in entrambi i casi costringe il suo difensore a rimanergli francobollato.

 

Rimbalzista d’élite, difensore di potenziale

E poi, c’è il discorso dei rimbalzi: Filipowski è semplicemente favoloso nel ripulire i tabelloni. Ha sempre un’ottima posizione a rimbalzo; soprattutto in attacco, dove ha notevole capacità nel punire sempre i tagliafuori imperfetti. Se il difensore sbaglia l’angolo, anche di centimetri, lui si insinua, gli passa davanti e, nonostante un’elevazione e un wingspan non stellari, conquista spesso la carambola. Non a caso, Duke è la prima squadra in tutta la Division I per percentuale di rimbalzi offensivi conquistati (38.9).

 

In difesa sembra ancora un giocatore un po’ intermittente: quando è concentrato mostra un’ottima capacità di buttarsi sulle linee di passaggio e sporcare i possessi avversari, ma concede anche qualche passaggio a vuoto di troppo. Paga un po’ la mancanza di mobilità sui mismatch, soprattutto contro le guardie, ma anche qui il suo QI cestistico sembra potergli venire in aiuto, permettendogli di leggere in anticipo le intenzioni dell’attaccante per guadagnare un tempo di gioco. L’impressione, comunque, è che tanto del suo futuro dipenderà dalla capacità di tenere attaccata la spina quando la palla ce l’ha l’altra squadra.

 

Le prospettive future

Per il momento, Kyle Filipowski sta superando le aspettative e tenendo a galla una Duke che non è ancora riuscita a mostrarsi con continuità a pieno organico. La sensazione, però, è che se coach Jon Scheyer dovesse riuscire ad integrare anche il talento di Whitehead e Lively stabilmente nei suoi ingranaggi, il livello dell’ex-Wilbraham e Monson Academy possa solo beneficiarne. Nel frattempo, il suo nome sta guadagnando sempre più quota fra gli scout NBA: nel nostro ultimo Super Mock Draft occupa la posizione #19, ma se dovesse sviluppare con costanza tutte le molteplici qualità che ha messo in mostra in questi mesi, una chiamata in lottery potrebbe essere tutt’altro che lontana.

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