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Europei U18 B, Elliot Cadeau e l’ascesa Nordica

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 16 Ago, 2022

Mentre all’Europeo U18 di Division A, al netto delle deluse Francia e Lituania, si affermavano le solite note con la Spagna in testa, in quello di Division B si è assistito all’ascesa dei paesi Nordici, con Svezia, Danimarca e Finlandia sul podio e l’Islanda al quarto posto.

 

Elliot Cadeau, un regalo al basket svedese

Nato e cresciuto negli Stati Uniti da padre haitiano e madre svedese, Elliot Cadeau ha deciso molto presto di rappresentare gli scandinavi (già figurava qualche anno fa nel roster d’un torneo internazionale U15), facendo così un regalo enorme a un movimento cestistico già di per sé in crescita evidente. Sì perché qui parliamo della miglior point guard della classe 2024, con un reclutamento animato da Baylor, North Carolina e Texas Tech, giusto per citare alcuni dei nomi più recenti e attivi.

Autore di una sfuriata da 36 punti nella finale vinta con la Danimarca, Cadeau si è fatto carico dei compiti realizzativi in maniera più accentuata (21.3 punti di media) di quanto si sia visto di recente al Peach Jam e più in generale nei tornei AAU di quest’estate. Di certo l’MVP di questo Europeo sa essere davvero impressionante nell’attaccare il ferro grazie a maniglie ottime, accelerazioni incontenibili e una notevole capacità di assorbire i contatti, oltre a mostrare flash interessanti nel suo pull up game dalla media e lunga distanza, benché non sia proprio il pezzo forte della casa per adesso (per lui comunque un bel 9/22 da tre in sei gare). Ciò che lo rende speciale sta però altrove, ovvero nel polso da floor general e nella capacità d’imbeccare i compagni nelle situazioni più disparate e con passaggi di classe assoluta. Cosa che all’Europeo si è vista perlopiù a tratti, eccezion fatta per le ultime gare, a dire il vero (non solo per demeriti suoi: la quantità di palloni mangiati dai suoi compagni nella gara inaugurale con l’Austria farebbe disperare chiunque). E parlando di sforzi intermittenti, c’è da mettere anche la sua difesa nella lista. Il talento però c’è e in quantità impressionanti: quando da tutto sé stesso, è complicatissimo da fronteggiare a qualsiasi livello.

La Svezia non aveva convinto granché fino all’appuntamento dentro-o-fuori con la Finlandia nell’ultima gara del girone. Da lì in poi è andata rapidamente di bene in meglio, fino ad apparire dominante. Tutti hanno contribuito ma c’è da dire che la squadra abbia innanzitutto assunto le sembianze di un mostro a tre teste, con appunto Elliot Cadeau, la guardia William Kermoury e l’ala Tunde Vahlberg Fasasi a sputare fiamme in ognuno degli ultimi quattro match. Fasasi è stato particolarmente impressionante, dando seguito a quanto di buono aveva già mostrato quest’anno all’ANGT di Patrasso e al BWB di Milano. 19.4 punti, 4.3 rimbalzi, 1.9 assist di media per lui sfoggiando un catch-and-shoot decisamente affidabile dalla distanza (36.4% su 6.3 tentativi) ma soprattutto dei flash notevoli palla in mano per fluidità di movimento e doti di palleggio non troppo comuni per un’ala di 203 cm d’altezza. Jacksonville è stata di recente la prima D1 a bussare alla sua porta con un’offerta di scholarship e, se effettivamente sarà questa la strada che vorrà intraprendere, viene facile immaginare che ci saranno molte più università (e di livello più alto) a farsi vive per lui.

 

La consacrazione di Marqus Marion

Elliot Cadeau non è stato il solo a portare un pizzico di Stati Uniti in questi Europei U18. Papà americano e mamma serba, il supersoldier Marqus Mitrovic Marion veste però i panni di Captain Denmark e ha molte caratteristiche che possono piacere ai coach NCAA. Il secondo posto della Danimarca porta infatti il segno di due protagonisti, il playmaker Tobias Jensen e appunto l’ala Marion. Se il primo però già godeva di un certo grado di notorietà grazie alla sua militanza nel Ratiopharm Ulm, al secondo invece mancava ancora il palcoscenico adatto per far parlare di sé al di fuori dei confini nordici. L’occasione si è presentata con questi Europei e davvero non poteva fare di meglio.

Marion ha messo insieme una doppia doppia di media (16.4 punti e 10.0 rimbalzi) mostrando un fisico maturo ma che può ulteriormente rinforzarsi sui suoi 203 cm d’altezza, braccia lunghissime, attività costante intorno ai tabelloni e ottimo naso per i rimbalzi, capacità di essere un mismatch ambulante in attacco mettendo palla a terra da lontano, visione di gioco e abilità di passaggio sia in campo aperto che contro la difesa schierata. Può metterla anche dalla distanza, ma il tiro da tre punti appare ancora abbastanza altalenante (7/15 nelle prime tre gare, poi 0/15 nelle successive quattro).

 

Finlandia valida anche senza Miro Little

Miro Little era, insieme a Elliot Cadeau, il prospetto più atteso di questo Europeo U18 e le sue prime gare avevano pienamente giustificato l’hype che circola intorno al commit di Baylor: ha mostrato per l’ennesima volta fisicità ed esplosività prorompenti, di quelle rare per una point guard (oltretutto di 195 cm) anche dall’altra parte dell’oceano e che, oltre a farne una minaccia altissima nelle conclusioni al ferro, hanno trovato traduzione anche in una produttività a rimbalzo sostanzialmente da lungo. Il tutto giocando sempre mettendo la squadra al primo posto e sfoggiando un tiro da tre non propriamente da cecchino, ma che comincia a essere di certo rispettabile (32.1% su 5.6 tentativi). 15.6 punti, 9.4 rimbalzi, 4.0 assist per lui in cinque partite.

Sì, cinque e non sette, perché purtroppo si è infortunato nei quarti. La sua Finlandia ha però confermato quello che già si era visto al Nordic Championship d’inizio luglio, ovvero che può essere una squadra tosta e profonda anche senza di lui: ha perso la semifinale con la Danimarca solo in volata e poi si è rifatta chiudendo il torneo con una vittoria sull’Islanda, agguantando così un terzo posto che in teoria vale la promozione (gira voce che la Russia si riprenderebbe il posto che occupava in Division A in caso di reinserimento nelle competizioni FIBA). Insomma, non saranno sugli stessi livelli di Little, ma questi finlandesi han parecchio da proporre ai coach di college, specie quelli delle mid-major: i cecchini Viljami Vartiainen (13.7 punti, 46.7% da tre su 6.4 tentativi) ed Eino Pallijeff (11.1 punti, 42.9% da tre su 6.0 tentativi), il lungo Eemeli Yalaho (già molti college gli ronzano attorno) e il play Morris Ugusuk (ancora un po’ acerbo, ma in ascesa e con margini di miglioramento ampi).

 

Altason, all’improvviso uno sconosciuto

L’Islanda non è riuscita a replicare l’impresa compiuta dalla squadra U20, arrivata seconda agli Europei B, ma merita un applauso per un quarto posto che non era affatto scontato conquistare, vista anche l’assenza di Robert Birmingham, il migliore dei loro al Nordic Championship, ko dopo solo due gare di questo torneo. A fare la parte del leone ci hanno pensato allora Tomas Thrastarson (18.9 punti, 7.1 rimbalzi, 2.1 assist, ala piccola interessante ma alla quale manca purtroppo un tiro accettabile) e soprattutto Almar Atlason, un 4 con un lanciafiamme al posto del braccio destro.

41.4% da tre punti su ben 8.3 tentativi, tira con un punto di rilascio alto dai suoi 203 cm d’altezza e non si scompone minimamente difronte ai closeout più ravvicinati. 17.9 punti e 10.7 rimbalzi di media, ma anche 2.4 assist che segnalano visione e feel for the game assolutamente naturali e che faranno di sicuro gola a quei college in cerca di un lungo dal quale passare per creare gioco. Le offerte già stanno arrivando e, benché al momento ci appaia come giocatore da mid-major, si segnala la presenza di Nebraska nel lotto delle pretendenti, il che dice parecchio sul potenziale che Atlason potrebbe sprigionare di qui a un anno, con un fisico magari migliore, meno pesante di quello che porta a spasso oggi. Andrà in una prep school, una di quelle importanti (attenzione: un annuncio ufficiale a tale riguardo potrebbe arrivare molto presto), il che non potrà fargli che bene da questo ed altri punti di vista.

 

Nordici a parte

In chiave college ci sono ovviamente giocatori da segnalare anche a sud di Scandinavia e paesi limitrofi. Tom Di Maria (Belgio) è una PG con taglia per il suo ruolo (195 cm) ed esplosività certamente buone: ha brillato a più riprese nel torneo e mettendo insieme numeri notevoli per i suoi 21.3 minuti di utilizzo (11.4 punti, 38.1% da tre, 3.1 rimbalzi, 3.3 assist, 1.6 recuperi). Uno che può tranquillamente fare il salto dai junior college alla D1 in futuro (giocherà a Santa Fe, JUCO frequentato dal nostro Leonardo Da Campo nelle scorse due annate).

Si può dire che Sebastian Rancik (Slovacchia) abbia aperto e chiuso molto bene il suo europeo, con canestri clutch contro i padroni di casa della Romania e poi con una statline fuori dal normale contro la Norvegia (30 punti, 9 rimbalzi, 3 assist, 6 stoppate). Tutto quello che è accaduto nel mezzo però ha convinto poco e lasciato l’impressione netta che l’ala piccola di JSerra Catholic (già offerto da Ole Miss, Charlotte e Pepperdine), al di là di alcune buone statistiche finali, abbia espresso solo parte del proprio potenziale. Impressione amplificata ulteriormente dai risultati deludenti di una squadra che doveva fare di meglio che agguantare un misero 17° posto, potendo contare su due elementi di prim’ordine come appunto Rancik e la stellina Timotej Malovec (fratello minore ma già parecchio più famoso di quel Matus che quest’anno giocherà a Evansville).

Ci siamo tenuti però il meglio per ultimo con Diogo Seixas. Il portoghese, già in doppia cifra realizzativa di media all’Europeo U20 di Division A, ha dato ulteriore dimostrazione del proprio valore con 18.5 punti, 6.5 rimbalzi, 1.4 assist, 1.5 recuperi in otto gare per una squadra trascinata fino al quinto posto finale. Un po’ come con Altason, seppur in tono minore e usando la sinistra, anche qui parliamo di un 203 estremamente a proprio agio quando c’è da colpire da lontano (44.4% da tre su 4.5 tentativi). Una combo forward che appare già in uno stadio avanzato del proprio sviluppo fisico, che può creare col pallone sia per sé che per i compagni (il primo caso però è parecchio più frequente) e che può essere impiegata come pedina scambiabile su più fronti nella metà campo offensiva. Le offerte dalla D1 sono già quattro e sembrano destinate ad aumentare.

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