I risultati lo confermano: la Big 12 è la conference più forte della Division I. Non a caso le ultime due campionesse nazionali provengono dai suoi ranghi. E anche nel 2022-23 ci sono le basi per riaffermare il proprio domino.
Tier 1 – Le Favorite: Baylor e Kansas
Hanno vinto gli ultimi due titoli nazionali e sono rispettivamente No.4 e No.6 della nostra Top 25. Baylor e Kansas sono pronte a lottarsi lo scettro della Big 12 anche nel 2022-23. I Bears possono contare su un tridente di guardie tra i migliori dell’intera nazione e una coppia assortita di lunghi pronta a spartirsi i minuti, se Johnatan Tchamwa Tchatchoua tornerà disponibile. L’assetto creato da coach Scott Drew ricorda molto quello vincente del 2021 con il freshmen 5 stelle Keyonte George che indossare i panni di Jared Butler. Durante il Global Jam di questa estate, quando Baylor ha rappresentato Team USA, abbiamo visto la facilità con cui George entra in ritmo e mette canestri spesso contesati. Gli basta un attimo per accendersi, ma a volte bruciare anche l’intero attacco, disinteressandosi dei compagni.
Cryer e Flager dovranno essere bravi ad impedire ciò, dividendosi il resto delle responsabilità, con Cryer chiamato più a gestire i ritmi della squadra: non a caso la sua assenza nella Madness è stata cruciale per l’eliminazione dei Bears, mentre Flager dovrà sfruttare gli spazi creati dai due compagni di reparto. I punti “deboli” di questa squadra sembrano essere due: il posto di 4 dove c’è un ballottaggio tra i due transfer, il più atletico e versatile Jalen Bridges da West Virginia e la statua greca Caleb Lohner da BYU, e la profondità, visto che le seconde linee sono tutte da testare.
Anche Bill Self cerca di riproporre una ricetta simile allo scorso anno con ingredienti diversi. Della corsa al titolo dello scorso anno sono rimasti solamente il play Dajuan Harris, chiamato a diventare più costante da tre (32% lo scorso anno) e quello che nei piani di Kansas dovrà diventare il nuovo Ochai Agbaji, ovvero Jalen Wilson. Per il resto cambia tutto intorno a loro. Kevin McCullar è arrivato da Texas Tech per mantenere alto lo standard fisico, aggiungendo difesa e playmaking.
Self porta la migliore classe di freshmen dai tempi di Wiggins e Embiid. Gradey Dick e MJ Rice avranno ampi minuti nella rotazione e si giocheranno un posto da titolare. Al momento il favorito è il primo, tiratore eccezionale di oltre due metri capace di creare dal palleggio. Rice, invece, è reduce dalla rottura del crociato che gli ha fatto saltare le finali nazionali ma sembra essere una di quelle ali fisiche capaci di bullizzare gli avversari. Il coaching staff si ritrova per un altro anno a fare i conti con una squadra sulla carta profonda dalla quale tirare fuori poi una rotazione di 7/8 giocatori. Bobby Pettiford e Joseph Yesefu si giocano il posto alla Remy Martin in uscita dalla panchina, mentre ben quattro giocatori sono in lizza per la rotazione del centro.
Tier 2 – Contender: TCU, Texas e Texas Tech
C’è un bel gradino fatto di certezze, talento e continuità tra favorite e possibili contender. La più interessante delle tre, perché rappresenta una novità rispetto agli ultimi anni, è TCU che dovrà fare un salto di qualità dopo la promettente scorsa stagione quando ha messo in serio pericolo la March Madness di Arizona. La squadra torna in blocco con la promessa di migliorare la metà campo offensiva che spesso gli ha tarpato le ali la scorsa stagione (8° in Big 12 per AdjOff). Mike Miles cercherà di essere più efficiente in cabina di regia per conquistarsi l’NBA, il sophomore Eddie Lampkin pronto a diventare un All-Conference grazie alla sua potenza e i vari O’Bannon, Baugh e Micah Peavy a fare da contorno ad una squadra magari poco scintillante, ma molto concreta.
Subito dietro c’è la vera outsider di questa Big 12, ovvero Texas. Il riscatto di Beard e dei Longhorns passa da una rotazione più pulita e gerarchie meglio delineate. L’ex Iowa State Tyrese Hunter avrà le chiavi della squadra in mano, sollevando così dai compiti di playmaking Marcus Carr, concentrato solo a colpire le difese insieme a Timmy Allen, unica certezza dello scorso anno. Il problema è che nessuno dei tre sembra essere un tiratore pericoloso (27% per Hunter e Allen e 34% per Carr). Perso Tre Mitchell, il reparto lunghi avrà maggior raziocinio con Bishop a fare da rim runner e Disu ad aprire il campo. C’è tanta attesa per il 5 stelle tutto atletismo e transizione (ma anche molto grezzo) che risponde al nome di Dillon Mitchell.
A proposito di ricette, anche Mark Adams sta creando la nuova Texas Tech sulle basi di quanto fatto lo scorso anno. Nove volti nuovi tra freshmen e transfer con Kevin Obanor a guidare la baracca e il duo francese formato da Nadolny e Batcho a portare esperienza. Se la difesa è sempre stato il mantra a Lubbock, Adams vuole migliorare la metà campo offensiva, specialmente il tiro da tre (ultimi in Big 12 lo scorso anno). Per questo ha portato Kerwin Walton (40% nei due anni a UNC) e lo scorer da Gardner Webb D’Maurian Williams (39.3%). Ma i due colpi migliori sono stati De’Vion Harmon, al ritorno in Big 12 dopo un anno ad Oregon, e il centro da Utah Valley Fardaws Aimaq che dovrà farsi carico della pesante eredità lasciata da Bryson Williams. L’alchimista Adams dovrà trovare una nuova quadra per questa Texas Tech.
Tier 3 – Metà classifica: Oklahoma e Iowa State
Oklahoma ha tutte le carte per tornare al Torneo dopo un anno di assenza. Tante ottime partite lo scorso anno, ma è mancato sempre quel qualcosa in più per concludere gli upset. Per fare questo salto Porter Moser punta su diversi aspetti: i fratelli Groves con Tanner a giocarsi il POY e Jacob che proverà imporsi in un contesto come la Big 12, i transfer come il play al quinto anno da Nevada Grant Sherfield e lo scorer da George Washington Joe Bamisile e i miglioramenti di alcuni freshmen come Noland e Corten.
Altro giro, altra squadra Frankestein per coach TJ Otzelberger e Iowa State che ripartono praticamente da zero con i soli Kalscheur e Kunc, reduci dal viaggio alle Sweet 16 dello scorso anno. Cinque nuovi innesti dal portal, il duo da St. Bonaventure formato Jared Holmes e Osun Osunniyi a portare punti, la coppia Hason Ward di VCU e Jeremiah Williams di Temple a pensare alla difesa e l’ex Georgetown Tre King a tappare i buchi. Ah, ci sarebbe anche il sesto, Conrad Hawley, lui viene da Kansas, football però.
Tier 4 – I bassifondi: Oklahoma State, Kansas State e West Virginia
West Virginia prova a risollevarsi dopo una pessima stagione. Andati via Bridges, McNeil, Cottrell e N’Diaye, dentro Tre Mitchell da Texas, Joe Toussiant da Iowa, uno dei migliori JuCo dello scorso anno, Jimmy Bell, Erik Stevenson da South Carolina e il ritorno di Emmitt Williams. Agitare tutto, aggiungere qualche ritorno dallo scorso anno e sperare che questo basti per sopravvivere alla Big 12.
I discepoli di Scott Drew stanno iniziando a popolare l’NCAA e il braccio destro del coach di Baylor, Jerome Tang, proverà a ricercare il miracolo Bears a Manhattan, sede di Kansas State. Sarà l’anno zero, quello su cui poggiare le basi, vista anche la perdita di Nijel Pack. Ci sarà Markquis Nowell a guidare la squadra con Tre Manning, uno dei freshmen, a provare a creare interesse intorno ai Wildcats.
Arrivati al sesto anno della gestione Mike Boynton, Oklahoma State non si è mai schiodata dalla mediocrità in Big 12. Andato via il leader Likekele, la squadra passa in mano al duo molto talentuoso formato da Bryce Thompson e il centro Moussa Cissè, ma intorno a loro c’è poco altro. Boynton è sempre riuscito a cavare qualcosa di buono, ma a livello di recruit, tolto il caso Cade Cunningham, non ha mai trovato il talento giusto per emergere e anche quest’anno sarà così.