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Ancora Duke, l’ultima chance di Grayson Allen

Grayson Allen (Duke)
Autore: Manuel Follis
Data: 19 Apr, 2017

Grayson Allen ci riprova e quindi giocherà ancora un anno, l’ultimo, quello da senior, con la maglia dei Duke Blue Devils. La scelta ha stupito molti addetti ai lavori negli Usa, anche perché già altri tre giocatori della squadra dell’anno scorso (Luke Kennard, Jayson Tatum e Harry Giles) avevano scelto di dichiararsi per il draft Nba.

La decisione di Allen però ha un senso, soprattutto se inquadrata nel momento di carriera del giovane talento allenato da coach K. Allen ha vinto il titolo Ncaa al suo primo anno, giocando però pochissimo in stagione e mettendosi in mostra solo nel corso della Final Four (in particolare nella finale contro Wisconsin). Il suo secondo anno è stato quello che lo ha lanciato tra i più forti del college, anche se la squadra dopo l’infortunio di Amile Jefferson non aveva le potenzialità per fare strada al Torneo.

La stagione appena conclusa doveva invece essere quella dell’incoronazione definitiva e, non a caso, all’inizio dell’anno Allen veniva considerato uno dei principali indiziati (se non IL principale indiziato) per vincere il primo di mvp stagionale. Quello che è successo, e ve lo abbiamo raccontato nel dettaglio, è che la guardia di Duke ha disputato la sua peggiore stagione.

Rispetto all’anno scorso, ha tirato con percentuali più basse da ogni parte del campo, ha preso meno rimbalzi, ha perso più palloni, ha difeso peggio. Il problema, ben più grave per lui e per la squadra, è che è stata la sua peggiore stagione dal punto di vista mentale e di leadership. Doveva guidare i suoi compagni, e invece si è ritrovato a danneggiarli a suon di sgambetti.

Sì, sgambetti agli avversari. A chi non ha seguito nel dettaglio la passata stagione può sembrare assurdo, ma è successo che più di una volta Grayson sia incappato in comportamenti, dentro e fuori dal campo (rabbia, lacrime), che ne hanno messo in evidenza una grande furia agonistica, ma senza controllo. I casi che hanno riguardato Allen (movioloni in prime time sulle tv sportive nazionali) sono stati analizzati in lungo e in largo. C’è chi lo ha difeso, anche tra gli avversari (come coach Rick Pitino), c’è chi ha invocato la sospensione in eterno (alcuni commentatori un po’ bacchettoni).

 

Il ragazzo ha piano piano trovato una sua strada, riuscendo a calmarsi in tempo per il finale di stagione, finale che guarda caso ha coinciso con il miglior basket giocato da Duke (complice anche la crescita di Jayson Tatum) che è entrata al Torneo con una testa di serie n. 2 e ambizioni molto alte. E alla fine la sconfitta contro South Carolina ha avuto altri imputati, mentre Allen si è battuto come un leone. Come sa fare lui.

 

Ormai però era tardi. I dubbi sul suo comportamento e sulla sua tenuta mentale si erano già diffusi tra scout e osservatori. La sua percentuale da 3 punti (fondamentale per una guardia bianca, pur dotata di grandi mezzi fisici come Grayson) è comunque scesa dal quasi 42% dell’anno passato al sempre buono (ma non ottimo) 36,5% della stagione appena conclusa. E in ogni caso i suoi atteggiamenti dentro e fuori dal campo avevano portato Duke a essere particolarmente fischiata sui campi avversari, e quelli della ACC già normalmente non sono facili da affrontare.

Dove sarebbe finito al draft 2017? Molto difficile da prevedere, soprattutto vista l’abbondanza di play/guardie già dichiaratesi. Allen ha (e avrà probabilmente sempre) grandi estimatori. In primis per la grinta che mette in campo, ma anche per la sua tecnica e la sua capacità di variare soluzioni offensive, di segnare subendo il contatto o fuori equilibrio. Altro fattore importante, Allen è un passatore molto sottovalutato, e di fatto in questa stagione di Duke è stato il vero playmaker della squadra. Ma la verità è che le sue quotazioni in ottica Nba sono drasticamente precipitate nell’arco di pochi mesi.

Lui però ha mostrato di sguazzare negli alti e bassi. E ha doti tali da permettergli di recuperare i crediti perduti in altrettanti pochi mesi. Per di più ha la fortuna di giocare a Duke, college che gode dei più ampi riflettori. Il problema è che l’anno prossimo Allen farà parte di una squadra ancora più giovane di quella di quest’anno. Amile Jefferson e Matt Jones hanno terminato il loro ciclo, mentre come detto gli altri protagonisti della stagione, su tutti Kennard, hanno optato per la carta Nba.

Di fatto l’attuale roster di Duke comprende, oltre a Grayson, solo tre sophomore: il play Frank Jackson, il centro Marques Bolden (che coach K ha sostanzialmente smesso di utilizzare nelle ultime gare di stagione, prima dell’infortunio finale) e il lungo Javin DeLaurier, che al momento sembra più forte come sventola asciugamani.

Insomma, il futuro di Duke si deciderà sulla base dei reclutamenti tenendo conto che, anche dovessero arrivare tutti i talenti messi nel mirino, si tratterebbe comunque di una squadra giovanissima e quindi molto inesperta. Attualmente i Blue Devils hanno già convinto l’ala piccola Gary Trent Jr. e l’ala forte Wendell Carter Jr. oltre alla guardia tiratrice Alex O’Connell. Ma sono ancora in attesa delle decisioni del play Trevon Duval, del centro Mohamed Bamba e dell’ala piccola Kevin Knox, tutte potenziali stelle da Nba.

 

Attualmente, posto che nulla è deciso, sembra che Duval sia quello con più possibilità di diventare un giocatore di coach K, il che implica (se effettivamente Bamba e Knox optassero per altri college) che i Blue Devils versione 2017-2018 saranno nuovamente molto perimetrali e poco fisici. Ipotizzando il reclutamento anche della PG del Delaware, un possibile quintetto potrebbe essere composto da Duval, Allen, Trent Jr, Carter Jr, Bolden, con Jackson primo cambio dalla panchina. Una squadra, insomma, che viste le lacune sotto canestro potrebbe avere difficoltà in ACC. A meno che Grayson Allen non decida che è ora di mostrare che giocatore è, alla Nba e al mondo.

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