Michigan State negli ultimi anni ha rappresentato il caso più eclatante, e per questo è stato il primo che abbiamo approfondito, ma sono tanti i college che sono stati coinvolti in scandali sessuali, da Duke a LSU. Il fenomeno delle violenze ad esempio ha colpito Oregon. Nel maggio del 2014 Dominic Artis, Damyean Dotson e Brandon Austin sono stati accusati di una serie di abusi commessi tra la notte dell’8 e del 9 marzo. L’Athletic Department sapeva tutto, ma ha permesso ai ragazzi di giocare nascondendo i fatti fino a maggio e per questo ritrovandosi poi al centro di feroci critiche.
Alla fine delle indagini i tre atleti furono sospesi dalla squadra ma il problema era che nel corso degli accertamenti emerse il fatto che Austin, all’epoca un sophomore, era già stato sospeso dalla squadra di basket di Providence in Rhode Island sempre per un accusa di violenza sessuale. Aveva lasciato Providence a novembre per poi trasferirsi in Oregon a gennaio, collezionando un’accusa per stupro in entrambi i college.
“Sono stanca della cultura del mondo sportivo universitario, dove si dà priorità alle vittorie piuttosto che alla sicurezza delle proprie studentesse“, aveva commentato la ragazza abusata. Peccato che poi nemmeno le vittorie siano arrivate. Numeri alla mano, il trio Artis-Dotson-Austin rappresentava un valore aggiunto per i Ducks: se Artis e Austin si fermavano rispettivamente a una media di 4.1 e 1.8 punti a partita, il titolare Dotson contribuiva 9.4 punti di media a partita in oltre 23 minuti in campo.
Julie Brown, portavoce dell’università di Oregon, aveva spiegato che in caso di comportamenti scorretti o di violenza sessuale agli atleti viene lasciata la possibilità di contattare qualsiasi altro programma e che ogni questione legata al trasferimento non aveva nulla a che fare con l’ateneo. Un’indagine dell’Huffington Post di quell’anno rivelò che tra il 2011 e il 2013 l’università di Oregon aveva dichiarato colpevoli di violenza sessuale ben 11 studenti-atleti senza però mai rendere noto quali sanzioni fossero state applicate. Vabbè, ma le vittorie? Ciaone.
La stagione delle accuse per i Ducks si chiuse con prestazioni molto al di sotto delle aspettative. La squadra, considerata tra le prime 20 a inizio stagione, venne distrutta da Arizona nella finale della Pac-12 e poi uscì al secondo turno nel Torneo contro Wisconsin. L’anno successivo coach Dana Altman ritrovò invece equilibrio, portando Oregon a vincere la Pac 12 e spingendosi fino alle Elite Eight del Torneo. E Dotson? Trasferitosi a Houston ha poi giocato due stagioni a buoni livelli, migliorando in gran parte delle voci statistiche.
Altra università dal sangue blu coinvolta da scandali sessuali è stata Duke. In questo caso l’atleta indagato, Rasheed Sulaimon, fu immediatamente sospeso nell’aprile del 2015. Coach K allora aveva motivato la sospensione con “ripetute difficoltà da parte dell’atleta nel rispettare le regole della scuola“. In realtà, al centro di tutto, c’era proprio un’accusa di violenza da parte di due studentesse nel 2013 e nel 2014. In questo caso l’università fu rapida nella sospensione in occasione della seconda denuncia, ma l’Athletic Department aveva atteso un anno prima di denunciare la prima, violando così le leggi federali.
Non solo, ma il dubbio è che anche Coach K fosse a conoscenza delle accuse, ma non abbia fatto nulla. Nei file della polizia si legge come inizialmente una delle due ragazze non avesse denunciato Sulaimon per paura di essere cancellata dalla fan-base dei Blue Devils. L’allontanamento di Sulaimon, McDonald’s All-American e ACC all-freshman, fu l’epilogo di un rapporto che in campo aveva già mostrato difficoltà. La stagione precedente, forse proprio a causa delle distrazioni fuori dal campo, l’ala piccola aveva giocato male e Duke aveva vissuto l’onta dell’uscita al primo turno del Torneo. L’anno successivo, con il suo allontanamento, la squadra vinse il titolo.
Ultimo in ordine di tempo è stato lo scandalo che ha coinvolto Louisiana State University. La notizia dell’arrivo di Emmitt Williams, prospetto 5 stelle da Florida – che nel recente Jordan Brand Classic segnando 44 punti ha superato il precedente record di 34 di Lebron James – è passata in secondo piano rispetto alla denuncia per violenza sessuale della futura stella e alle critiche per il fatto che l’ateneo (così come Florida o Oregon) non abbiano ritirato la loro offerta una volta a conoscenza delle accuse.
Le polemiche sono aumentate quando è arrivata la notizia che Williams sarebbe stato affiancato in squadra da Kavell Bigby-Williams, trasferitosi da Oregon e anche lui denunciato per molestie sessuali. Coach Will Wade si è difeso: “Non vogliamo fare nulla che possa mettere a rischio l’incolumità delle nostre studentesse nel campus. Ma non è questo il mio lavoro. Io lavoro per la squadra e per il programma di basket. Ci sono professionisti nel campus che se ne occupano. Abbiamo sempre fatto così e continueremo a farlo“. Come dire, io penso ai giocatori, non a quello che fanno fuori. Dichiarazioni che non hanno placato le critiche.
Secondo un’inchiesta del Wall Street Journal, dal 2011, almeno 108 atleti (tra cui anche giocatori di basket) che erano stati incriminati per seri reati a sfondo sessuale, sono stati trasferiti presso un altro college. Un importante passo avanti è stato fatto dalla Big Sky Conference che lo scorso giugno ha deciso di adottare un codice di Serious Misconduct per tutti i membri e le associazioni affiliate. L’obiettivo è individuare gli atleti che sono stati incriminati per crimini seri e impedire loro sia di partecipare alle competizioni ma anche di potersi allenare o ricevere finanziamenti, mostrando come la responsabilità ricada anche su chi permette ai ragazzi di ricevere borse di studio ignorando i reati commessi.
Il problema esiste e non riguarda solo Michigan State. Certo, gli atenei hanno l’obbligo di far firmare ai propri studenti il Title IX (la legge federale per i diritti civili sulle discriminazioni), ma si tratta di una foglia di fico. Di fatto, c’è un vuoto legislativo che consente agli atleti di commettere reati e al massimo (alla peggio, solo se scoperti) di lasciare un’università e iscriversi in un’altra, anche in caso di allontanamento o sospensione per violenza sessuale. Con il paradosso che anche le prestazioni in campo dei college coinvolti spesso ne risentono in peggio. Oltre al danno la beffa.