Quante cose possono cambiare in quindici giorni? Nel college basketball, una marea. Giusto due settimane fa vi raccontavamo della graduale crescita di Villanova e di come Xavier stesse precipitando verso il fondo della Big East. Adesso ci ritroviamo a raccontare una grande vittoria dei Musketeers – la quarta consecutiva! – proprio ai danni dei Wildcats, i quali hanno perso le ultime tre partite disputate e si trovano nuovamente estromessi dalla AP Top 25. La squadra di Philadelphia può riaprire i giochi per il titolo di regular season vincendo lo scontro con Marquette di mercoledì notte ma l’impresa appare a dir poco ardua.
Live by the three, die by the three
Villanova ha perso quattro delle sue ultime cinque gare e il fatto che fossero tutte in trasferta è probabilmente l’unica giustificazione che si può concedere alla squadra di Jay Wright. Contro Marquette era stata brava a reagire ma nell’ultimo possesso Phil Booth è andato in bambola come un novizio. Contro St. John’s, ha buttato all’aria 16 punti di vantaggio. Contro Georgetown, ha avuto una delle peggiori prestazioni difensive dell’anno. Infine, contro Xavier, si è accartocciata su sé stessa a metà secondo tempo davanti alla difesa dei padroni di casa.
I Wildcats sono sempre stati innamorati del tiro da tre e la loro versione di quest’anno lo è più che mai. Ci sono però almeno due problemi: le percentuali di quest’anno non sono da capogiro (35.3%) e, stavolta, non ci sono esperienza e risorse individuali sufficienti per garantire alternative in quelle giornate in cui il tiro non va. Non è automatico che Nova perda se tira male dalla distanza (in fin dei conti, se l’era cavata nei match casalinghi con G-Town e Creighton, pur tirando sotto il 30%) ma, in questo caso, le probabilità che ciò accada crescono visibilmente: le percentuali mediocri dall’arco sono state infatti il leit motiv delle partite di cui parlavamo poco fa (fra il 23.7% e il 31.4% in quelle quattro sconfitte).
Booth e Paschall non possono sbagliare nulla
Negli ultimi anni, Villanova ha sempre avuto un duo di leader cui affidarsi (Arcidiacono-Ochefu, poi Hart-Jenkins, infine Brunson-Bridges nella scorsa stagione) ma mai come stavolta ha un bisogno disperato che i suoi veterani si esprimano su standard elevati. E che lo facciano sempre. Phil Booth ed Eric Paschall sono stati eccellenti nel mese di gennaio ma nel corso dell’attuale striscia negativa hanno fatto perlopiù fatica: 18/51 dal campo (35.3%) per il primo, 11/32 per il secondo (34.4%) nelle ultime tre gare.
Numeri non eccezionali che diventano disastrosi nel contesto attuale, visto che gli altri non riescono a creare moltissimo in attacco. Ad aggiungere sale sulla ferita, c’è anche un Collin Gillespie che non è riuscito fin qui a configurarsi in maniera stabile come terzo tenore. Il suo momento attuale è nerissimo: 7.0 punti di media con 9/40 al tiro (6/31 da tre) negli ultimi cinque match. Problema: quanta benzina hanno a disposizione Booth e Paschall per tirare avanti una carretta del genere in questo momento della stagione? Forse non moltissima.
Onore a Xavier
Al netto dei demeriti di Villanova, va riconosciuta anche la bravura di Xavier. Fino a un paio di settimane fa, la squadra di Cincinnati sembrava condannata a chiudere la stagione collezionando altre sconfitte. Invece i successi in sequenza con Creighton, Providence, Seton Hall e, appunto, Villanova hanno mostrato una formazione completamente rinata e di grande carattere.
Il modo in cui i Musketeers hanno fatto la partita nel secondo tempo contro Nova è stato da applausi. La difesa è stata quadrata, fisica e aggressiva più che abbastanza da negare scelte semplici in penetrazione agli avversari, inducendo errori, palle perse o tiri forzati dalla distanza. Al contempo, Xavier è stata letale nel prendere d’infilata la retroguardia dei Wildcats, gestendo i ritmi alti in maniera praticamente impeccabile. Il parziale di 17-0 che l’ha spinta verso la vittoria finale (66-54) sta tutto qui.
Magari non andranno al Torneo, ma chiudere in crescendo un’annata di rebuilding sarebbe oro colato per coach Travis Steele in ottica immediatamente futura.