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UConn distrugge Gonzaga, Florida Atlantic alle Final Four

Autore: Raffaele Fante
Data: 26 Mar, 2023

Tra il dominio terrificante di UConn e la risolutezza di Florida Atlantic, vediamo cos’è successo nel primo atto delle Elite Eight.

 

#4 UCONN 82
#3 GONZAGA 54

Spazzati via senza possibilità di appello. UConn fa a brandelli Gonzaga con uno dei suoi ormai classici secondi tempi dominanti e travolgenti e ritorna alle Final Four dopo nove anni. Gli Huskies sembrano essere l’unica squadra immune alla follia di questa March Madness. Anzi l’alimenta, visto che un’accoppiata Sweet 16-Elite Eight così dominante non si vedeva da quasi trent’anni dalla Kentucky degli Untouchables di Rick Pitino e nessuno aveva visto arrivare UConn. Neanche Gonzaga e Drew Timme sono riusciti ad avere la continuità sui 40 minuti per fermare l’attacco di coach Dan Hurley e punire con decisione la difesa.

Anche perché coach Hurley trova sempre nuove soluzioni. Adama Sanogo nel primo tempo viene costantemente raddoppiato e risponde con cinque assist, spesso per i tagli di Andre Jackson, lasciato libero di tirare. Con Jordan Hawkins sonnecchiante, ci pensa Alex Karaban ad aprire e chiudere il tempo con due canestri pesanti e dieci punti complessivi. Gonzaga riesce a rimanere in partita nel primo tempo pur senza mai trovare la sua consueta fluidità offensiva, ma arrabattandosi in situazioni estemporanee visto che Drew Timme fatica il doppio per trovare qualche misero punto (12 alla fine con 5/14).

“UConn was just terrific tonight and we didn’t have any answers, especially when kind of everything really didn’t bounce our way” ha sintetizzato bene coach Mark Few nel post partita dopo aver visto i suoi prendere in faccia un parziale di 19-5 nei primi cinque minuti del secondo tempo che ha messo la parola fine alla gara. Quando UConn riesce a scatenarsi in transizione e innescare Jordan Hawkins dal perimetro, è praticamente inarrestabile. I canestri del sophomore pesano sempre in maniera diversa e, quando ne riesce a mettere 20 in un match del genere, il successo è assicurato.

Nessuno aveva previsto che UConn potesse superare i livelli d’inizio anno. Chi aveva dubbi su Dan Hurley l’ha visto dominare in due settimane coach del calibro di Rick Pitino, Randy Bennett, Eric Musselman e, ora, Mark Few. E ora i suoi Huskies arrivano alle Final Four da chiari favoriti. Che poi nella storia di UConn i problemi al torneo sono sempre stati nei regional, visto che quando sono arrivati all’atto finale hanno questa sinistra tendenza a vincere (8-1 nelle Final Four nella loro storia).

Si conclude invece la leggendaria carriera di Drew Timme: una finale, una Elite Eight, una Sweet 16 e solamente tredici sconfitte in quattro anni in cui ci ha fatto godere tra esultanze straordinarie e piedi perni immortali.

#9 FLORIDA ATLANTIC 79
#3 KANSAS STATE 76

Fino al 1988 non aveva una squadra di basket, fino a dieci giorni fa non aveva mai vinto una partita della March Madness. E ora invece può vincere il Torneo perché Florida Atlantic non è una Cinderella, ma uno dei più grossi abbagli del Selection Committee che le ha dato un seed che non risponde minimamente al suo valore. Gli Owls vanno alle Final Four mettendo fine al torneo di Markquis Nowell per il quale si possono trovare definizioni diverse, ma tutte tra il meraviglioso e il dominante. Ma la differenza sta tutta qua: Kansas State è stata un one man show, Florida Atlantic una squadra. E per fortuna, di solito, nel basket vince la squadra.

Dopo 25’ Nowell arriva alla doppia-doppia di 21+10 che saranno 30+12 alla fine, ma non c’è questa volta nessuno ad aiutarlo. Non Keyonte Johnson, frenato dai falli e poi autore di una scelta sbagliata dopo l’altra nel finale, non il fidato amico Ismael Massoud, a cui affida il tiro del possibile pareggio ma invece ne viene fuori solo una palla persa. E così FAU resiste al ritorno dei Wildcats dopo aver piazzato il parziale decisivo di 15-1 negli ultimi minuti e va a Houston a giocarsi il titolo.

Non ci sono leader, non ci sono star in un gruppo in realtà non di particolare esperienza ma in cui tutti sanno cosa fare. In particolare, tutti sanno fare canestro: sono 4 i giocatori in doppia cifra di una rotazione a 9 in cui spicca per una volta Vladislav Goldin. Il centro russo gioca probabilmente la miglior partita della sua carriera chiudendo con 14+13 e dando una grossa mano ai suoi compagni. Che perdono sì 22 palloni ma sono tosti, non smettono mai di correre e sono tutti pericolosi. Gran lavoro quello di coach Dusty May ma davvero gran stagione quella del coach esordiente Jerome Tang che ha portato K-State dove nessuno pensava potesse arrivare.

Grazie soprattutto a Markquis Nowell, il giocatore più forte della March Madness

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