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TOP 5 C: La carica degli international

Autore: Stefano Russillo
Data: 30 Set, 2019

Chiudiamo la nostra rassegna dei migliori giocatori della prossima stagione con i cinque migliori centri, freshmen esclusi. Dopo aver visto playmakerguardie, ali piccole e ali grandi, ora tocca ai dominatori dell’area tra i quali spiccano gli international con due nigeriani (Azubuike, Bassey) e un portoghese (Queta).

 

1. Udoka Azubuike, Kansas

Se il nigeriano riuscirà finalmente a tenersi alla larga da infortuni, saremo davanti al miglior centro di tutta la NCAA. Una forza della natura di 213 cm d’altezza, 234 cm di wingspan e 127 kg di peso, può avere un impatto devastante su entrambi i lati del campo. Protettore del ferro micidiale (ma in difficoltà quando deve muovere i piedi in difesa) in attacco è semplicemente immarcabile nei pressi del ferro, come dimostra il 77% dal campo nel suo anno da sophomore (1° in tutta la Division I). Kansas, nonostante i problemi extra-parquet, avrà bisogno del suo centro sano per una stagione da protagonista. Nel suo anno da junior, nelle nove partite giocate i Jayhawks non hanno conosciuto la parola sconfitta, viaggiando a quota 13.4 punti e 6.8 rimbalzi di media in appena 20 minuti di gioco. La chiave della prossima stagione per i Jayhawks sarà la convivenza di Azubuike con Silvio De Sousa, lungo con un diverso stile di gioco ma che occupa lo stesso spot.

 

2. Charles Bassey, Western Kentucky

Altro nigeriano, altro fisico statuario, altro centro super-efficiente nei pressi del ferro, tanto in attacco quanto in difesa (Top 50 per Eff FG%, TS% e BLK%). Talento cristallino, il connazionale di Azubuike ha mani educate e grande potenziale per il prospetto numero 18 della classe 2018 (per la ESPN 100), che spiazzò mezza Ncaa con la sua decisione di giocare per WKU, non un college di primissima fascia. Ha chiuso la stagione da matricola in doppia-doppia di media (14.6 punti, 10 rimbalzi) mostrando un’ottima tecnica di tiro (76.9% ai liberi) e capacità di colpire dall’arco. Per avere un bel biglietto da visita al prossimo Draft, dovrà innanzitutto guidare gli Hilltoppers alla vittoria della C-USA: loro sono i favoriti ma dovranno guardarsi le spalle dalle guardie funamboliche di UTSA.

 

3. Kaleb Wesson, Ohio State

Il centro di gravità permanente dei Buckeyes. Già importante, è atteso a un salto di qualità nella sua leadership, essendo stato fin qui un po’ troppo volubile: allo scorso Torneo NCAA, ha guidato i suoi con una prova da 21 punti e 12 rimbalzi contro Iowa State, per poi perdersi fatalmente nelle grinfie difensive di Houston con 5 perse. Lungo di 206 cm d’altezza per 122 kg di peso, sa far sentire il fisico sotto i tabelloni ma possiede anche ottimi fondamentali e una interessante visione di gioco (quasi 2 assist a partita). Pericoloso anche con il tiro dalla lunga distanza (34.7% da tre su oltre 2 tentativi a partita). La difesa non è propriamente la specialità della casa, aspetto che, unito al fisico sottodimensionato, ci mette di fronte a un prospetto più da Europa che da NBA.

 

4. Neemias Queta, Utah State

Chi invece ha gli occhi della NBA addosso, è questo portoghese di Utah State. Rivelazione assoluta da freshman, è un lungo atletico e dinamico, con un’ottima apertura di braccia (226 cm), che tira giù rimbalzi e protegge il ferro a livelli da top assoluto del college basketball. Non a caso, è stato l’ancora della difesa che ha permesso agli Aggies di vincere la MWC (della quale è stato premito Defensive Player of the Year) e arrivare a sorpresa al Torneo NCAA. In attacco ha dimostrato di avere ottime letture di gioco e capacità di passaggio, oltre ad avere un jumper in evoluzione: ciò fa di lui una fonte di vantaggi offensivi imprescindibile per i meccanismi della sua squadra, dato che nessun altro lungo in roster è capace di replicarli. Utah State vuol dire collettivo ma senza lui e Sam Merrill non può sperare di andare troppo lontano.

 

5. Chase Jeter, Arizona

Il talento non si discute, visto che è pur sempre un ex prospetto cinque stelle e McDonald’s All-American, ma dopo due anni difficili a Duke, tra infortuni e problemi di ambientamento, c’erano più dubbi che certezze sul suo valore effettivo. La scelta di trasferirsi ad Arizona si è rivelata azzeccata. È infatti reduce da un’annata solida dove ha messo in mostra il suo arsenale da lungo old school: efficace in post basso e un pericolo costante quando decide di puntare il canestro. Allontanandolo dal ferro perde di efficacia ma giocare con una PG come il nostro Nico Mannion potrebbe renderlo una minaccia sui pick and roll. Non sarà il prospetto NBA che ci si aspettava qualche anno fa ma siamo sicuri che in Europa lo aspettano a braccia aperte.

 

Honorable Mentions

Matt Haarms, Purdue

Daniel Oturu, Minnesota

Filip Petrušev, Gonzaga

Nick Richards, Kentucky

Austin Wiley, Auburn

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