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St. John’s addio, Sima cambia squadra

Ncaa basketball - Yankuba Sima - St. John's
Autore: Riccardo De Angelis
Data: 10 Dic, 2016

L’ultima partita di Yankuba Sima con la maglia di St. John’s verrà ricordata – se mai verrà ricordata – non per qualche giocata particolarmente degna di nota ma solo per un tabellino personale piuttosto singolare, in tutti i sensi: 1 punto, 1 rimbalzo, 1 assist, 1 stoppata, 1 recupero e 1 persa in 12 minuti d’impiego nell’incontro che ha visto i Red Storm fare a fettine (90-62) i concittadini di Fordham. Si chiude dunque così l’avventura newyorchese del ragazzo di Girona (di cui vi avevamo già raccontato in questo approfondimento sui migliori spagnoli del college) che, in questo scorcio di stagione, è sembrato sempre più un pesce fuor d’acqua. Sima ha infatti richiesto e ottenuto la possibilità di cercare un’altra collocazione.

La notizia giunge non senza destare sorpresa: certo, il rendimento dello spagnolo è stato tutto fuorché impressionante in queste prime dieci partite, ma parliamo pur sempre di un elemento che, un anno fa, appariva centrale nel processo di ricostruzione del programma diretto da Chris Mullin. Soprattutto, colpisce la tempistica con la quale Sima ha deciso di fare la sua richiesta: inizio dicembre, nel bel mezzo della stagione. Insomma, via a gambe levate.

 

A better fit

«Voglio ringraziare lo staff e l’amministrazione per tutto il supporto datomi sin da quando sono arrivato a St. John’s. Ho beneficiato della mia esperienza qui ma adesso sento che per me sia meglio vagliare opzioni che siano più adatte al mio lavoro verso i miei obiettivi.» Parole molto chiare, benché di rito. La squadra del Queens, mai come quest’anno, poggia il suo gioco sugli esterni. Marcus LoVett (18.8 punti di media) e Shamorie Ponds (17.3) sono i dominatori assoluti dell’attacco Red Storm, coadiuvati dall’ala Bashir Ahmed (12.2) e da un Federico Mussini (10.3) in netta crescita nel suo ruolo di ball handler (quasi sempre) secondario in uscita dalla panchina (15 punti di media in appena 24 minuti d’utilizzo nelle ultime quattro partite). E i lunghi? Belle statuine, in sostanza. Poco coinvolto, il pacchetto formato da Yakwe, Owens e Sima nelle dieci partite disputate fin qui ha preso 118 delle 609 conclusioni dal campo di St. John’s, ovvero il 19.4% del totale. Il solo Ponds, 121 e LoVett 115, con quest’ultimo che ha però saltato due incontri. St. John’s sta traendo ottimi frutti dal gioco perimetrale (16a miglior squadra in Ncaa per percentuale di triple realizzate) e cerca di sfruttarlo il più possibile (il 42.2% dei tiri presi dal campo avvengono da dietro la linea dei tre punti). I tre lunghi in questione hanno range di tiro e capacità tecniche limitate: se non innescati a dovere, difficilmente risultano incisivi nella metà campo offensiva. La circolazione di palla dei Red Storm è apparsa in evoluzione nell’arco delle ultime tre partite ma ciò è andato a beneficio pressoché esclusivo degli esterni. I big men restano dunque relegati a una dimensione principalmente di supporto alla manovra offensiva, più che a fungere da terminali.

Un assetto che evidentemente non è andato a genio a Sima, il quale ha visto calare vistosamente il suo impiego rispetto all’annata passata, dai 23.4 minuti della sua stagione da freshman ai 17.8 di quest’anno. Il 6’11” ha mostrato grandi miglioramenti dalla lunetta – passando da un orrendo 38.6% a un buon 72% – ma questo risulta essere davvero l’unico ambito in cui si è segnalato in positivo. I difetti che lo spagnolo si porta dietro sono emersi in maniera lampante in questo inizio di stagione. Giocatore dal dinamismo notevole se rapportato alla stazza, non sembra aver registrato miglioramenti significativi in termini di QI cestistico e di “effort”, specialmente nella metà campo difensiva dove le tante stoppate rifilate in passato (2.4 nella scorsa stagione, solo 0.5 quest’anno) rappresentano una buona base da cui partire per lavorare sul resto ma che, di per sé, non risultano sufficienti per farne un buon difensore nel complesso. Non abbastanza presente e reattivo a rimbalzo, ha mostrato diverse volte un approccio eccessivamente soft, distratto e scomposto nella marcatura in uno-contro-uno. Tutto questo, unito a una dimensione offensiva che al momento conosce scarse alternative al gioco in post basso, rischia di determinare un ribasso molto significativo delle sue quotazioni presso gli scout, dopo esser stato spesso considerato come uno dei migliori classe ’96 europei. È probabile che in una realtà diversa da St. John’s possa compiere i miglioramenti a cui aspira ma ciò dipenderà innanzitutto da lui e solo in seconda battuta dal sistema di gioco in cui sarà calato.

 

 

Cosa cambia per St. John’s?

Con l’addio di Sima, le rotazioni dei Johnnies passeranno ora a contare nove uomini: un cambiamento di certo non drastico per gli standard che solitamente si riscontrano nel college basket ma che potrebbe risultare significativo vista la scarsità di centimetri che ora si prospetta. Kassoum Yakwe e Tariq Owens hanno fin qui giocato rispettivamente 22.4 e 16.4 minuti per partita e finiranno per avere molto più spazio, specialmente il secondo, essendo l’unico ad avere una stazza simile a quella di Sima, pur essendo più longilineo. Sono giocatori col potenziale per diventare ottimi rim protector. Viaggiano rispettivamente a 3.1 e 2.6 stoppate di media in questo inizio di stagione, col primo che al momento figura 6° a livello nazionale per block percentage (13.9). Da questo punto di vista, il loro impatto nella Big East sembra assicurato: attualmente sono i due migliori stoppatori della conference come media-partita. Per salire di livello dovranno certamente dare un contributo più sostanzioso a rimbalzo (i due, insieme, hanno tirato giù in media solo 8.3 carambole finora) e assicurare una maggior presenza difensiva nel pitturato. La difesa a zona adottata recentemente da Chris Mullin in alcuni frangenti potrebbe facilitare il loro lavoro in questo senso se fosse usata in maniera più estesa.

Bashir Ahmed, miglior rimbalzista della squadra (6.1) e fin qui utilizzato essenzialmente da ala piccola, dovrebbe finire per ricoprire diversi minuti da 4. Anche Amar Alibegovic e Richard Freudenberg potrebbero finire per avere qualche minuto in più anche se fini qui non hanno mantenuto un rendimento molto positivo nel complesso. Il primo sta avendo percentuali bassissime al tiro (33.3% ma su appena 15 tentativi, va sottolineato) e continua ad accusare problemi con la gestione dei falli (1.3 in 9.4 minuti, l’anno scorso 2.5 in 15.9). Il tedesco sta ancora cercando il modo di adattarsi alla nuova realtà e finora ha litigato tremendamente con il ferro, accumulando un 2/7 da due e un 1/14 da tre.

Insomma, le speranze maggiori per i Red Storm sono da riporre nella crescita di Owens e Yakwe, oltre che al proseguire delle buone performance di Ahmed, anche da ala grande. Soprattutto, ci sarà da incrociare le dita affinché restino tutti integri e in salute, o saranno guai seri.

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