Siamo ormai alla fine delle regular season delle conference e abbiamo fatto una breve panoramica dei giocatori migliori non per il loro potenziale, ma per quello che hanno fatto vedere sul campo.
Ecco tutti i nostri Mvp delle 9 conference più importanti.
ACC
1- Marvin Bagley (Duke): il dominatore dell’ACC, che guida sin dall’inizio della stagione in punti (21) e rimbalzi (11). Indimenticabile la gara contro Florida State in cui ha segnato 32 punti prendendo 21 rimbalzi, diventando uno dei cinque giocatori capaci di realizzare in stagione un 20+20. L’unico con 30+20. Mvp a mani basse.
2- Jerome Robinson (Boston College): ha fatto di tutto per portare gli Eagles al Torneo Ncaa, ma non c’è riuscito. Quindici partite con 20+ punti realizzati, secondo scorer di conference (20.9) ma anche quando ha segnato la bellezza di 46 punti contro Notre Dame, la sua squadra è riuscita a perdere. Predicatore solitario nel deserto.
3- Justin Robinson (Virginia Tech): emblema degli Hokies che sono ormai sicuri di aver raggiunto la March Madness che mancava dal 2007. Trascinatore della miglior squadra per percentuale dal campo a suon di prestazioni totali, è secondo nelle assist (5.5) e tra i primi per recuperi (1.3) in ACC. Decisivo quando la palla pesa svariati chili.
Big 12
1- Keenan Evans (Texas Tech): incarnazione perfetta della stagione dei Red Raiders. Il calo dell’ultimo periodo è dovuto anche ai suoi acciacchi fisici, ma è stato uno dei più continui, decisivi e fondamentali attaccanti della nazione. Merita l’MVP.
2- Devonte Graham (Kansas): migliore stagione della sua carriera a Lawrence. Sempre in campo, 37.4 di media, ai massimi in carriera in quasi tutte le stats e l’ingresso nella storia con l’ultima vittoria. Ultimo obiettivo? Tagliare la retina il 2 aprile a San Antonio.
3- Trae Young (Oklahoma): Tre volte sopra i 40 punti, più una prestazione da 39, un rebus irrisolvibile per quasi tutte le difese, le percentuali si alzano e si abbassano a seconda dei suoi chiari di luna. Per i risultati di squadra, non si meriterebbe il podio (scusa Jevon Carter), ma è il primo della nazione per punti e assist. Impossibile non mettere il freshman meraviglia.
SEC
1- Yante Maten (Georgia): primo nella conference in punti (19.5) e terzo nei rimbalzi (8.7), professore del piede perno nella classica incarnazione del mezzo lungo del college basket che sa fare tutto, compreso tirare da 3 quando serve. Leader assoluto, di Georgia e della Sec.
2- Collin Sexton (Alabama): una delle novità più divertenti dell’anno, ha dimostrato di saper giocare anche sotto i 2000 all’ora ma non sempre è riuscito ad avere il controllo della sua giovane squadra. Più scorer (18.2) che assist-man (3.5), ha confermato tutte le attese, il che non è mai scontato per un freshman con così tanto hype addosso.
3- Mustapha Heron (Auburn): con una sola partita sotto la doppia cifra in 16 gare di conference giocate, è stato, dopo Maten, il realizzatore più continuo della Sec e ha portato i Tigers a un passo dal vincere la conference. A suon di punti, senz’altro, ma anche di assist e rimbalzi e tanta difesa.
Big East
1- Trevon Bluiett (Xavier): il giocatore più decisivo della squadra che presumibilmente vincerà la Big East in questo weekend: 19.2 punti di media col 43.4% da tre per una delle guardie più clutch della nazione.
2- Jalen Brunson (Villanova): il leader dei Wildcats è uno dei giocatori più concreti che ci siano: 19.3 punti e 4.9 assist a partita, solo 1.7 perse nonostante il numero elevatissimo di possessi. Durezza mentale e pulizia tecnica a palate.
3- Kelan Martin (Butler): il suo impatto è sempre stato alto ma ora, da senior, l’ala dei Bulldogs si sta superando: 20.9 punti, 6.4 rimbalzi e 2.1 assist di media, una spina nel fianco in transizione e, se in giornata, può infilare triple in quantità.
Big Ten
1- Cassius Winston (Michigan State): non importa se non andrà in Nba, gli Spartans gli devono gran parte della vittoria nella conference. A differenza di altri compagni più talentuosi ma più altalenanti, pur non gestendo tutti i possessi, Winston è stato il più costante e il più letale.
2- Tony Carr (Penn State): cosa potete chiedere di più da una guardia? Alto 1,95, tira con il 45.8% da 3 punti e ha letteralmente trascinato i Nittany Lions a una stagione al di sopra delle aspettative. Guardacaso gli ultimi mock draft Nba lo danno addirittura a fine primo giro.
3- Keita Bates-Diop (Ohio State): Due metri di eleganza, attacco e difesa, di canestri sia da fuori sia in post basso. Il continuo clinic di Bates-Diop ha permesso ai Buckeyes di stupire tutti. Paradosso? Si parla delle sue doti offensive, ma è stato secondo miglior DR% della B1G.
PAC 12
1- DeAndre Ayton (Arizona): se non basta essere il miglior freshman e il miglior centro del college basket, nonché il candidato numero uno a prima scelta del Draft Nba, vi diciamo che si tratta anche del primo in Pac12 per punti, rimbalzi, efficienza, Plus/Minus e stima di vittorie aggiuntive. Bisogna aggiungere altro?
2- Aaron Holiday (UCLA): lo hanno definito “the Pac12 most indispensable player” e se UCLA lotterà fino al termine per titolo di conference e accesso al torneo Ncaa lo deve solo a lui. Serial killer quando si tratta di mettere punti a referto, in questa stagione si è riscoperto anche assistman. In una parola: leader.
3- Reid Travis (Stanford): un fisico da tight end lo rende un animale d’area ma non crediate sia tutto muscoli e niente talento. Oltre alla solita energia quest’anno ha mostrato di avere nel suo arsenale tiro da tre e capacità di servire i compagni, oltre a far registrare il massimo in carriera alla voce punti segnati (19.3). Volete una PF da “Steal of the Draft”? Eccola.
American Athletic
1- Gary Clark (Cincinnati): il compagno Jacob Evans è più da Nba, ma il lungo dei Bearcats ha disputato una stagione da urlo. Parliamo di un vero all-around, in top10 di quasi tutte le voci statistiche (OR%, DR%, TORate, Blk%, Stl%). E ha chiuso la conference con 16/29 da 3 punti. Un iradiddio.
2- Rob Gray (Houston): “i Cougars tornano al Torneo Ncaa”. La frase andrebbe mandata in loop, perché è un evento e perché il merito è di questa guardia che con la palla in mano ha fatto meraviglie. Oltre ai punti (15.6) ha anche imparato a servire i compagni (ARate di 31.7).
3- Shaquille Morris (Wichita State): il terzo posto doveva andare a Jeremiah Martin (Memphis), che però pochi giorni fa si è infortunato. Andiamo quindi con Morris, il più costante nella stagione degli Shockers: secondo per % da 2 (61.9%), presente a rimbalzo e a protezione del ferro e micidiale nel conquistarsi viaggi in lunetta.
Atlantic 10
1- Jaylen Adams (St. Bonaventure): uno degli attaccanti più elettrizzanti della nazione. Se entra in striscia, è praticamente impossibile fermarlo: ha spesso superato il 60% al tiro, molto versatile, sa segnare su tutti i livelli. Attaccante implacabile da Europa.
2- Jared Terrell (Rhode Island): a sorpresa, è lui l’uomo copertina dei Rams e non E.C Mathews. Quasi 18 punti di media, con il 42% da tre e tanto impegno in difesa. Nessuno se lo sarebbe aspettato a questo livello.
3- Peyton Aldridge (Davidson): per il secondo anno di fila, il miglior marcatore della conference con 20 punti di media. Leggermente al ribasso le percentuali da tre rispetto lo scorso anno, ma è aumentato il volume. Per il resto è il go-to-guy della squadra di McKillop.
WCC
1- Jock Landale (Saint Mary’s): uno dei migliori lunghi del college basket nonché il terzo, oltre ad Ayton e Bagley, ad essere in testa nelle classifiche di punti (21.5) e rimbalzi (10.2) di una conference. Ha sbagliato una sola partita in stagione, certezza assoluta di rendimento costante.
2- Rui Hachimura (Gonzaga): il giapponese ha fatto il salto e ora è pronto per diventare una stella. Fisico dominante, tecnica ancora da migliorare ma è IL talento della WCC.
3- Yoeli Childs (Brigham Young): altro sophomore che sta migliorando tantissimo, la prossima stagione potrà essere il lungo dominante della conference ma già quest’anno se la sta cavando decisamente bene con 17.4+8.7 e 2 stoppate a partita.