L’ultima volta che hanno visto Romeo Langford avere una reazione in campo aveva 9 anni. Da quel momento, il talento dell’Indiana è sceso sul parquet indossando una maschera di impassibilità che lo ha reso famoso in tutto lo stato. Non a caso quella volta, quando era alle elementari e alzò le braccia al cielo lamentandosi di una chiamata arbitrale, se la ricordano ancora tutti. Se la ricorda bene suo padre, Tim Langford, presente (anzi, onnipresente) sugli spalti che in macchina gli fece una lavata di testa. “The main thing is, if you can keep yourself together like that, your opponents won’t know how to take you” (Se celi le tue emozioni i tuoi avversari non sapranno come affrontarti).
Detto fatto. Da allora Langford non ha mai più concesso emozioni visibili. Un’attitudine sviluppata al punto da risultare persino comica in certe situazioni. Falli duri non fischiati, canestri sulla sirena, alley oop spettacolari e la faccia di Romeo sempre impassibile. “To meet Langford is to meet someone who seems to have surgically removed emotion from his being” (“Incontrare Langford è come incontrare qualcuno che abbia rimosso chirurgicamente le emozioni dalla suo essere”), ha scritto meno di un anno fa Brian Hamilton in un lungo articolo per The Athletic.
E così, a suon di prestazioni silenziose, il ragazzo è cresciuto come una star nell’Indiana. Sul termine “star” bisogna capirsi bene. In altri posti degli Usa vuol dire semplicemente “essere famosi”. Ma a New Albany, nel sud dell’Indiana al confine con il Kentucky (la cittadina si trova a 8 miglia da Louisville), un giocatore come Romeo è trattato come un semi-dio. Immaginate al loro massimo fama, tifo, pressioni e aspettative e poi moltiplicate tutto per 10. Gli appassionati da anni si mettono in fila dopo le gare della squadra per chiedergli un autografo e il figlio di Tim passa abitualmente anche più di un’ora seduto a firmare o a posare per le foto. Sempre sorridente, amichevole, disponibile.
Romeo Langford è l’epitome del bravo ragazzo. Bravo a scuola, dove preferisce le materie scientifiche a quelle letterarie, perché sa che applicandosi alla fine si arriva a una soluzione; bravo in famiglia, dove gioca e scherza con le sorelline Tisha e Tiffany e rispetta il padre che chiama ogni mattina prima di andare in classe; bravo con gli amici, che lo descrivono come un giovane che ama scherzare e che non si prende troppo sul serio. New Albany dal canto suo è l’immagine della quiete in terra, sobborgo che nel 2015 è stato votato il migliore in cui vivere. Può un ragazzo così perfetto, cresciuto in un posto così perfetto, al limite della noia, diventare un semi-dio? Può, se lo stato in cui è nato è l’Indiana.
L’Indiana, come sanno molti amanti del basket, vive e respira pallacanestro. Il basket è una specie di religione parallela. Quasi impossibile trovare una villetta senza un canestro appeso da qualche parte in giardino o sopra il garage. La palla a spicchi non risparmia nessuno, a New Albany persino Edwin Hubble, lo scienziato che ha scoperto la legge di Hubble e dato il nome a un telescopio spaziale, in gioventù faceva l’allenatore di basket. Ecco, se la pallacanestro nello stato è una religione, Indiana University è la sua chiesa principale. Il problema è che, dal 2010, il college più famoso della regione non riusciva a reclutare i più grandi talenti autoctoni. I più forti giocatori dell’Indiana sceglievano di andare altrove.
Dopo Cody Zeller, nominato “Indiana Mr. Basketball” nel 2010, i successivi giocatori premiati hanno scelto altri atenei. Gary Harris Michigan State, Zak Irvin Michigan, Trey Lyles Kentucky, Caleb Swanigan Purdue, Kyle Guy ha optato per Virginia e Kris Wilkes si è spostato addirittura in California a UCLA. Hanno tutti “tradito” lo stato degli Hoosiers. Poi è arrivato Langford e la febbre è salita a mille. Molti temevano che il ragazzo avrebbe scelto un liceo più famoso di quello della sua città natale, New Albany, o che a metà del percorso scolastico si sarebbe trasferito in HS più blasonate.
Invece no, Langford ha tatuato l’Indiana nel cuore. E lo stato ha ricambiato tanto amore. La conferenza stampa nel corso della quale Romeo ha dichiarato quale college avrebbe frequentato (la scelta era tra Indiana, Kansas e Vanderbilt) è stata uno show quasi senza senso. L’evento si teneva in una palestra alle 7 di sera, ma dalle 2 del pomeriggio la gente si era messa in coda per entrare e avere un posto in prima fila. Prima che salisse sul palco il ragazzo sono passati 45 minuti e hanno parlato il suo reverendo (!) che l’ha paragonato ad Abramo Lincoln e il padre che lo ha definito un nuovo Oscar Robertson. Poi finalmente l’annuncio e la scelta degli Hoosiers, che si è subito trasformata in tripudio.
Detto tutto questo, una volta sancita la fedeltà e l’appartenenza al territorio, per costruire il mito del semi-dio servivano le prestazioni in campo. Prestazioni che non sono mai mancate. Al di là dei 28 punti di media nel corso della sua carriera liceale, e dei record battuti (4 miglior marcatore di sempre dell’Indiana) il ragazzo non ha mai mancato un appuntamento. All’inizio del 2018 Espn ha trasmesso live la gara tra New Albany e Princeton (Ohio), nella quale si sarebbero affrontati (e marcati) Langford e Darius Bazley (altro talento da Nba che ha scelto di non andare a Syracuse e allenarsi da solo in vista del draft).
La sera prima della partita Romeo è stato in piedi fino a tardi per studiare i video di Bazley, più alto di lui (6-8 contro 6-6) e più giocatore interno, che il giorno dopo gli sarebbe toccato marcare. Il risultato è stata una partita entusiasmante, finita in overtime con Langford che, nonostante un infortunio al polso, ha chiuso con 36 punti e fatto impazzire Bazley, (uscito per 5 falli, ma con 28 punti) guidando la sua squadra alla vittoria. Ovviamente sempre senza mostrare emozioni, eccezion fatta per la smorfia di dolore al momento dell’infortunio.
Un killer silenzioso, che ovviamente ha ancora limiti nel gioco e molti aspetti da migliorare, ma che finora ha saputo gestire la pressione impazzita degli oltre 6 milioni di abitanti dell’Indiana come se si trattasse di una passeggiata. La tappa a Indiana University, dove si pensa che Langford passerà solo un anno in attesa di andare in Nba, sarà fondamentale per la sua carriera. E se Romeo non mostra emozioni, i tifosi degli Hoosiers lo fanno, e da mesi non smettono di festeggiare.
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