Quando le franchigie Nba si apprestano a scegliere al draft, vorrebbero sempre pescare giocatori giovani (tra i 18-19 anni), talentuosi, con potenziale e immancabilmente pronti per essere subito decisivi per le sorti della squadra. Qualità che difficilmente si trovano tutte nello stesso giocatore, anche se non mancano casi come Karl Anthony Towns, prodigio uscito da UK. Ogni anno quasi tutte le scelte della lottery includono dei freshmen, che stuzzicano e non poco l’immaginario di tifosi e addetti ai lavori. Oppure ci sono giocatori più “esperti” come Damian Lillard o Buddy Hield, che hanno preferito costruirsi una carriera universitaria e crescere cestisticamente sviluppando il proprio gioco. Ci sono però anche le vie di mezzo, ovvero quei giocatori che si dichiarano per il draft dopo due o tre anni di college. Ecco una carrellata dei sophomore più attesi dalla Nba, vediamo come stanno giocando quest’anno e quali sono le loro prospettive future.
Tyler Lydon – Syracuse – SF/PF
Iniziamo dalla East Coast, poco a nord di New York City, precisamente a Syracuse, dove in maglia Orange gioca l’ala Tyler Lydon. L’escalation del ragazzo si è avuta nel corso dello scorso Torneo che portò la squadra sino alla Final Four e in quel “viaggio” Lydon fu decisivo. Prototipo dello stretch four moderno è subito comparso nei mock draft primaverili, ma ha deciso di rinviare l’approdo al professionismo. Questa stagione è stato promosso da coach Jim Boeheim nello starting-five, e tutto lo staff degli Orange è pronto a giurare che in estate ha lavorato duro per sviluppare maggiormente il suo gioco. Ma se ne facessimo soltanto una questione di statistiche, non si noterebbe un miglioramento così lampante, dato che parliamo di un +4.1 minuti, +3.8 punti, +1.5 rimbalzi, e soprattutto +1.9% dal campo (ma nel tiro da 3 è passato dal già ottimo 40% al 42% attuale).
Numeri comunque positivi ma non quanto vorrebbe lui, che in questa stagione si è trovato più volte a parlare con la stampa dicendo che è soddisfatto dell’impatto che sta avendo in squadra, ma non del contributo. Va detto che non è il principale terminale offensivo della squadra, dato che il compagno Andrew White III si è trasferito da Nebraska proprio per sopperire alla capacità realizzativa di Syracuse con gli addii di Michael Gbinije, Trevor Cooney e Malachi Richardson. Se decidesse di entrare al draft questa estate, dovrebbe comunque strappare una chiamata a fine primo giro, forse più in alto se colpisse la fantasia di qualche scout. Comunque non stupitevi se Lydon dovesse decidere di completare tutto il percorso collegiale arrivando sino all’anno da senior.
Thomas Bryant – Indiana – C
Spostandoci verso l’America dei grandi laghi, ci si può fermare lì dove la pallacanestro è pura religione, ovvero nell’Indiana. Con la casacca degli Hoosiers gioca il pivot Thomas Bryant, 2.10 cm di pura energia, atletismo e verticalità. L’anno scorso faceva parte di quella batteria di freshmen che oltre all’anno di transizione obbligatorio per l’università, difficilmente si pensava sarebbero tornati al college. Invece Bryant ha rinunciato alla Nba, nonostante lo si considerasse una sicura chiamata. La motivazione è semplice: prima di approdare al piano di sopra, voleva implementare il suo bagaglio tecnico e tattico. E a ragion veduta diremmo adesso. Perché? Altri big man al primo anno proprio come lui, vedi Diamond Stone o Deyonta Davis scelti rispettivamente da L.A. Clippers e Memphis Grizzlies, stanno giocando poco o nulla.
Rimasto a Bloomington, Bryant ha aumentato leggermente le cifre per punti e anche se è scesa la percentuale dal campo (ma con il 62% resta sesto nella conference) ha mostrato di aver allargato il range di tiro, visto che ha preso 48 conclusioni da 3 contro le 15 dell’intera scorsa stagione (con il 41,7%). In generale gioca più palloni in attacco e complessivamente sta in campo più minuti (+6) rispetto alla passata stagione. In prospettiva futura, ovviamente un pivot con quella stazza e quelle capacità non passa inosservato, anche se a causa dalla sua incostanza è un po’ sceso nei mock draft e ora è dato al secondo giro. Di lavoro ne deve fare ancora tanto visto che tecnicamente ha delle lacune piuttosto evidenti, come la presenza a rimbalzo troppo ondivaga, e per questo c’è chi non esclude possa rimanere ancora al college.
Dwayne Bacon – Florida State – G/SF
Trasferiamoci adesso al sud, esattamente in Florida, dove gli scout stanno seguendo piuttosto attentamente Dwayne Bacon. Tra i sophomore più intriganti del lotto, l’esterno dei Florida State Seminoles ha una grandissima capacità realizzativa. Giocatore con un killer instinct pazzesco, ha uno skill set che gli permette di segnare praticamente in qualsiasi maniera si possa concepire su di un parquet. Questo ovviamente grazie anche al fisico piuttosto possente che gli permette di prendere un vantaggio contro quasi tutti i diretti avversari.
Ciò che lasciava perplessi l’anno scorso era la sua efficacia dalla lunga distanza, dato migliorato e passato dal 28% al 37% abbondante. Nel complesso sta tirando con più concentrazione e seleziona con maggior cura le proprie conclusioni, dato che è in positivo anche nella percentuale dal campo (+1.1%) e ai liberi (+4.2%), con un modesto incremento del +1.8 nei punti segnati. In sostanza è diventato più utile per la squadra. Bacon non è certo un nome nuovo per gli scout, seguito dall’high school e atteso sin dal suo primo anno. Se decidesse di terminare la sua esperienza collegiale, potrebbe arrivare quasi ovunque: sicuro secondo giro, ma se lo si considera una shooting guard fisicata (in un draft povero di SG come il prossimo) potrebbe finire addirittura al primo. Oppure potrebbe stupire tutti e restare al college tentando un percorso alla Buddy Hield.
Allonzo Trier – Arizona – SG
Cambiamo fuso e fermiamoci in questo nostro viaggio lungo gli States in Arizona, al campus di Tucson. In casacca Wildcats gioca l’esterno Allonzo Trier. Il nativo di una delle capitali del basket “stars & stripes” come Seattle, la passata estate ha spiazzato un po’ tutti quando comunicò che sarebbe rimasto per giocare il suo anno da sophomore. Chissà che non si sia pentito visto che ha saltato tutta la prima parte del campionato, perché a causa dell’assunzione di un farmaco che conteneva sostanze proibite (che però pare abbia preso in buona fede) è risultato positivo ad un test antidoping. Fortunatamente per lui, e per tutti gli appassionati, con l’inizio del nuovo anno è ritornato a calcare il parquet portando praticamente da subito il suo apporto ad Arizona.
Nelle partite sin qui disputate, Trier è spesso risultato il migliore tra i suoi, facendo trasparire una eccellente maturità e consapevolezza. Ha migliorato quelle situazioni di gioco in cui deve mettersi a disposizione dei compagni piuttosto che dar sfogo al proprio ego. Statistiche alla mano, segna gli stessi punti (13,7) ma è accresciuto il suo apporto in rimbalzi (+1.1) e assist (+1.9). La mano è invece piuttosto freddina al tiro visto che tutte le percentuali sono in calo (in particolare dal 36% al 30% da 3), ma l’inattività potrebbe essere una scusa più che plausibile. Al momento è dato intorno alla seconda metà del secondo giro, ma dovesse continuare a giocare con questa intensità e soprattutto migliorare le percentuali, potrebbe compiere una bella scalata in un draft che come già detto sarà povero di shooting guard.
Ivan Rabb – California – PF
L’ultima tappa di questo tour tra i sophomore ci porta sulle spiagge della California, dove Ivan Rabb si sta confermando uno dei grandi protagonisti di questa stagione. L’anno passato era uno dei freshman più attesi, e ha condiviso lo spogliatoio dei California Golden Bears con l’altro prospetto Jaylen Brown (passato ai Boston Celtics e di cui abbiamo seguito le sorti). Rabb invece ha preferito restare a Berkeley per prepararsi meglio al salto tra i pro. Buon attaccante, ottimo rimbalzista, difensore mobile, sta cercando di allontanarsi sempre più dal canestro per aprire il campo.
Il compito non è facile ma lo sta aiutando il roster di Cal, che può contare su due sette piedi come Kingsley Okoroh e Kameron Rooks che gli risparmiano il compito di giocare centro. Attualmente sta segnando +2.7 punti e prendendo +2.3 rimbalzi, viaggiando di fatto ad una doppia-doppia di media (15.2 punti, 10.9 rimbalzi). Sono in leggero calo le sue percentuali dal campo (-9.5%) e ai liberi (-1.6%), mentre raramente tenta la conclusione da tre punti (meno di un tiro per match). Le aspettative su di lui sono giustificate dal suo potenziale e non a caso attualmente tra i sophomore è l’unico dato sicuro al primo giro, per qualcuno persino in lottery. Ad oggi molti scommettono che a fine anno lascerà il college anche se, avendo già sorpreso una volta, non è detto che non possa farlo anche una seconda.