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Pac 12, Arizona vince e convince

Autore: Stefano Russillo
Data: 12 Mar, 2017

Arizona vince meritatamente il torneo della Pac-12 in una finale che, nonostante il risultato (83-80), l’ha vista sempre al comando sin dalla metà del primo tempo. Oregon è stata una degna avversaria che ha dovuto assumere il ruolo di sfavorita dopo la tegola dell’infortunio a Boucher. UCLA ha deluso le aspettative mostrando preoccupanti passi indietro in ottica Torneo Ncaa mentre tra le eliminate ai quarti da segnalare due senior atipici dal talento molto interessante (sopratutto in chiave europea).

Arizona: semplicemente i migliori (in attacco e in difesa)

I Wildcats vincono il torneo grazie a una grande prova corale sia in attacco che in difesa lungo l’arco dei tre giorni a Las Vegas. La squadra di coach Sean Miller, dotata di un’ottima organizzazione difensiva, quest’anno ha la fortuna di schierare due bocche di fuoco come Lauri Markkanen e Allonzo Trier, un vero e proprio rebus per le difese avversarie. Il settepiedi finlandese è stato il protagonista della semifinale contro UCLA chiusa a 29 punti, rendendo la vita impossibile a T.J. Leaf (uscito per falli) mettendo su un vero clinic in attacco tra triple e giocate sotto i tabelloni.

 

Trier è invece una delle più belle storie della stagione: dopo aver saltato gran parte dell’annata per sospensione è tornato per riprendersi la leadership di Arizona, guidandola con 23 punti in finale contro Oregon, rispondendo sempre presente nei possessi decisivi (incluso un glaciale 4/4 ai liberi negli ultimi 17 secondi).

 

La finale ha messo in mostra anche la profondità del roster dei Wildcats che, oltre a permettersi un trio sotto le plance come Ristic-Comanche-Pinder, può schierare due floor generals come Kadeem Allen (sempre decisivo in difesa) e soprattutto Parker Jackson-Cartwright, il piccolo nano razzente che con 8 punti (tutti decisivi) nel finale ha tenuto lontani i Ducks da ogni tentativo di rimonta, dopo che Arizona aveva toccato anche il +14 nella prima frazione del secondo tempo.

Oregon: c’è speranza anche senza Boucher

Prima della palla a due finale i Ducks sono stati scossi dalla notizia dell’infortunio che ha messo fine alla stagione, e alla carriera collegiale, di Chris Boucher (incidente patito nella non facile W in semifinale contro California). Come hanno risposto? Con una partita coraggiosa, tenendo sempre vive le speranze di vittoria, pur non riuscendo mai ad agguantare i Wildcats dopo aver chiuso il primo tempo a -6. A causa dell’assenza del “Mutombo di Montreal”, Dillon Brooks e Tyler Dorsey sono stati chiamati a fare un passo in avanti, prendendosi equamente il protagonismo in attacco (uno per tempo) e chiudendo con 25 e 23 punti rispettivamente. In mezzo all’area c’è solo il Defensive Player of the Year della Pac-12: Jordan Bell (16+10) a tenere sulle proprie spalle il peso della frontline, con l’aiuto sporadico di Kavell Bigby-Williams. Se Ennis e Pritchard si faranno trovare pronti al Torneo, Oregon rimane comunque una squadra da Elite Eight.

 

UCLA: vai dove ti porta Ball

Il torneo di conference ha confermato che i Bruins sono Lonzo-dipendenti, le due partite nelle quali Ball è tornato ad essere un comune mortale (parte del merito va alle difese avversarie che cominciano a prendere le misure al figlio di LaVar) sono più che un indizio una prova. Nella semifinale contro Arizona il numero 2 ha faticato tanto, tirando poco e male (2/7) e perdendo ben 4 palloni a fronte di 6 assist, dando l’impressione di essere l’ombra del giocatore sempre in costante controllo della partita, facendosi trovare impreparato quando è arrivato il momento di essere clutch. Contro USC, nei quarti, ha iniziato la partita con 2 falli e 1 palla persa dopo soli due minuti di gioco, tirando sempre sotto il 50% dal campo (4/10). Lonzo non ingrana e l’attacco dei Bruins cosa fa? Si inceppa. 90 punti di media in stagione per Ucla, 74 e 75 rispettivamente nelle due partite di torneo con percentuali dal campo rivedibili (41% e 40%). Se l’attacco non gira UCLA diventa una squadra normale, con una difesa che non è certamente da top team (82esimi per efficienza difensiva) capace di far tirare Arizona con il 50% dal campo, incluso un 10/20 da tre. Certo non aiuta poi avere il tuo top scorer (Bryce Alford) che chiude con 2/12 al tiro (1/10 da oltre l’arco). L’unica nota positiva? Isaac Hamilton che ha chiuso il torneo a 21 punti di media.

Senior atipici

Sono due tra i tre top scorer della Pac-12 (l’altro è un tale Markelle Fultz), con due storie simili: Torian Graham è alla sua prima e ultima stagione in Division I, ad Arizona State, dopo due anni a Chipola (Florida) Junior College, mentre Derrick White, dopo tre stagioni da leggenda in Division II  a Colorado Springs, è approdato a Colorado. Il primo è una guardia che oltre ad avere un atletismo al di sopra la media è capace di entrare subito “in the zone”, segnando punti a ripetizione. Ha dato prova delle sue doti da atleta nella vittoria dei Sun Devils contro Stanford.

 

Poi del suo arsenale offensivo nella sconfitta ai quarti contro Oregon, chiudendo con 32 punti e 7 triple a referto.

White invece, dopo essere stato incluso sia nel primo quintetto offensivo che in quello difensivo della Pac-12, ha dato mostra nelle due partite di torneo di tutta la sua versatilità, chiudendo con queste medie: 28.5pt+5.5reb+5ast e rendendosi protagonista della rimonta dei Buffaloes contro Washington State (-14). Scout di tutta Europa segnatevi i loro nomi.

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