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RJ Davis e Mark Sears si sfidano nella Top 10 delle guardie

RJ Davis - Mark Sears
Autore: Giulio Scopacasa
Data: 23 Set, 2024

L’ultima guardia a vincere il National Player of the Year fu Jalen Brunson del 2018. Poi, tutti centri. In questa stagione uno che assomiglia allo scorer dei New York Knicks ci sarebbe pure, ma in generale molto dello star power NCAA risiede nelle mani di esperte guardie pronte a martellare le difese a suon di assoli sotto canestro e tiri da tre. RJ Davis e Mark Sears si sfidano nella Top 10 delle nostre migliori guardie.

1. RJ Davis

North Carolina | SG | 183 cm | 82 kg

RJ Davis è stato chiaro ai microfoni: l’unico motivo che lo ha riportato a Chapel Hill per il quinto anno è l’ambizione di vincere un titolo nazionale mai ottenuto. Il playmaker dei Tar Heels torna dopo la stagione migliore in carriera, dove ha messo in bacheca il Player of the Year dell’ACC e un AP First-Team All American. Oltre 21 punti di media con quasi il 40% da tre punti sono straordinari che il nativo di New York spera di non dover fare nuovamente grazie agli innesti di Cade Tyson, Ian Jackson e Drake Powell. Con l’addio di Armando Bacot, per RJ sarà fondamentale assicurarsi di giocare in un sistema equilibrato che gli permetta di non dove trascinare costantemente i suoi. Arrivare fresco alle partite di marzo che contano è un imperativo.

2. Mark Sears

Alabama | PG | 185 cm | 86 kg

Le motivazioni del ritorno di Mark Sears sono simili ad RJ Davis. La sconfitta in Final Four lascia un’amarezza non da poco e la speranza di andare fino in fondo nell’ultimo anno è un motivo abbastanza forte per tornare a Tuscaloosa. L’allenatore di Alabama Nate Oats ha suggerito che, oltre al sentimento di “unfinished business”, per Sears sarebbe meglio rimanere in un contesto NCAA sfruttando i NIL rispetto a firmare un two-way contract in NBA con nessuna garanzia. Secondo soltanto a Dalton Knecht, Sears ha chiuso la scorsa stagione con quasi il 44% da tre punti. La guardia mancina ha dimostrato di essere uno scorer speciale sui tre livelli. Dopo l’All-American Second Team, l’ex Ohio sembra avere tutte le carte in regola per finire nel First Team.

3. LJ Cryer

Houston | SG | 185 cm | 91 kg

Dopo tre anni con Baylor, il più recente a Houston è stato un successo individuale. A livello collettivo, uscire alle Sweet 16 con Duke non era esattamente l’obiettivo prestabilito. Cryer rimane uno dei miglior scorer dell’intera Ncaa. È in grado di segnare da fermo, dal palleggio e al ferro, nonostante a volte la shot selection rimanga migliorabile. I Cougars si affideranno completamente a lui, soprattutto nella metà campo offensiva. Cryer dovrà concentrarsi a migliorare le abilità di playmaking e la visione di gioco, senza perdere lo scoring mindset che lo contraddistingue. Le aspettative per la sua ultima stagione di eleggibilità sono molto alte. Nuovi arrivi di livello sia dall’high school che dal transfer portal mettono Houston tra le prime indiziate per puntare al titolo. LJ Cryer ha detto di non essersi mai divertito tanto come lo scorso anno grazie a coach Sampson, che il prossimo possa stupirlo nuovamente con una run fino a fine aprile?

4. Ryan Nembhard

Gonzaga | PG | 183 cm | 82 kg

“Ci è voluto un po’ per abituarmi, mi sono sentito davvero a mio agio soltanto a metà della conference play”. Così il fratello di Andrew ha commentato la stagione appena finita. Non è un caso che in WCC, Ryan ha condotto la lega in diverse categorie statistiche, tra cui assist e assist-turnover ratio. Anche da tre punti, escludendo le partite di non-conference, parliamo di un tiratore dal 46%. Per la prossima stagione l’obiettivo è migliorare tutto ciò che riguarda la conclusione al ferro. Lui stesso ha affermato di aver visto diverse clip di Jalen Brunson, cercando di migliorare le conclusioni al ferro e l’abilità di prendersi tiri liberi. Questo gli permetterebbe di aggiungere qualità al suo profilo di passatore elite in vista del draft 2025.

5. Jeremy Roach

Baylor | PG | 188 cm | 82 kg

Il trasferimento di Roach da Duke a Baylor è una delle mosse più intriganti del college basketball. “Personalmente, avrei voluto rimanere, ma le cose non hanno funzionato”. La stella Blue Devils si sposterà quindi in Big 12. La preferenza di uno stile di gioco con Tyrese Proctor palla in mano e Roach off-ball è probabilmente una delle cause che lo ha portato ad allontanarsi. Pronto a tornare nel suo ruolo naturale di lead guard, Roach ha espresso la sua felicità nel poter tornare a esprimersi nel suo ruolo a Baylor dove avrà in mano le chiavi di un attacco pieno zeppo di guardie, come VJ Edgecombe, in una versione dei Bears particolare, molto small con Norchad Omier da 5.

6. Caleb Love

Arizona | PG | 193 cm | 93 kg

La lista di chi torna per il quinto anno si allunga con uno dei giocatori più polarizzanti degli ultimi anni. Piu volte discusso per una povera shot selection e costanza limitata, negli anni passati Love ha deciso l’unica Duke North Carolina della storia giocata a marzo, con 28 punti e una tripla che ha mandato in pensione Coach K. Prestazioni storiche a parte, il ritorno di Love ad Arizona per il secondo anno aumenta le chance dei Wildcats di migliorare la deludente Sweet 16 della scorsa stagione. Nonostante la decisione di un ritorno abbia causato il decommitting del cinque stelle Jason Sanon rimane una cosa positiva per coach Tommy Lloyd, che ritrova con Love tutto il pacchetto da 18 punti, 5 rimbalzi e 4 assist a partita.

7. Wade Taylor 

Texas A&M | SG | 183 cm | 79 kg

É costantemente da anni una delle migliori guardie della SEC. A Texas A&M manca ancora l’acuto nella gestione Buzz Williams e lo spera di avere quest’anno, all’ultima stagione collegiale di Wade Taylor IV. Lo scorso anno ha migliorato praticamente ogni singola voce statistica, diventando un quasi ventellista ogni serata grazie a quei viaggi in lunetta che trova sempre e alla sua fisicità sotto canestro. Quando prende fuoco è inarrestabile: 27 punti di media in tre giorni al torneo della SEC. Difensivamente sa il fatto suo. É un possibile All-American: difficile che sfondi il primo quintetto, ma c’è posto negli altri due quintetti.

8. Braden Smith

Purdue | PG | 183 cm | 79 kg

Le sue prime due stagioni con i Boilermakers hanno impressionato. Braden ha registrato il record di conference per assist con un totale di 292, essendo anche l’unico giocatore degli Stati Uniti con 12 punti, 7.5 assist e 5 rimbalzi di media a partita. Insieme a Magic Johnson, Ja Morant, Nick Calathes, DJ Cooper e Kenny Anderson uno dei sei giocatori nella storia con 800 punti, 425 assist e 350 rimbalzi nelle prime due stagioni. La compagnia non è male ma tutto ciò per dire che le aspettative su Smith sono molto alte. Entra nel suo junior year come una delle guardie più complete della Division I. Da lui ci si aspetta un passo avanti in quanto ad a leadership, ora che Zach Edey è andato via, specialmente nella gestione della palla (spesso qualche turnover di troppo). Con un po’ di aiuto in più nei momenti decisivi da parte di Foster Loyer, le ambizioni di Braden Smith e Purdue possono salire in fretta.

9. Johnell Davis

Arkansas | SG | 193 cm | 92 kg

Considerato uno dei top transfer di tutta l’NCAA, Davis ha lasciato Florida Atlantic optando per Arkansas, forte dell’arrivo dell’inimitabile coach John Calipari. Nella sua senior season, la guardia ha segnato 18.2 punti, 6.3 rimbalzi e 2.9 assist di media, conditi da quasi una rubata e mezza a partita. Davis è il tipico scorer su tre livelli e anche un cacciatore di rimbalzi sopra la media per il ruolo. Oltre a grandi numeri, dà il suo in difesa, ha mani attive e fa sentire la sua presenza dentro e fuori dal campo. Il salto in una conference come la SEC è fattibilissimo per lui ma non sarà semplice, inoltre dovrà riscattarsi un po’ dalla scarsa clutchness mostrata nella parte finale della scorsa stagione.

10. Kadary Richmond

St. John’s | SG | 198 cm | 93 kg

Dopo il suo commitment, Rick Pitino ha definito il reparto esterni che aveva per le mani “il backcourt dei sogni“. Il motivo principale era proprio perché ha strappato da una rivale in ascesa come Seton Hall un guardia come Kadary Richmond. Un mastino di quasi due metri che difende fortissimo e trova il suo impatto offensivo andando a sfruttare la sua taglia sotto canestro. Lo scarso contesto dei Pirates lo scorso anno l’ha portato a bei numeri, ma poco efficienti. Da valutare come sarà la condivisione di responsabilità con Deivon Smith e Simeon Wilcher. Il crollo di percentuali dall’arco (da 44% a 28%) è un campanello d’allarme da valutare.

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