La March Madness è l’evento clou della stagione di NCAA basketball, e il giro d’affari intorno alla manifestazione è enorme. Nonostante sia uno sport dilettantistico, questa definizione negli ultimi anni sta generando sempre più polemiche, per il semplice motivo che, attorno alla NCAA e in particolare alla Big Dance, girano tantissimi soldi.
Il giro d’affari della NCAA
Ogni anno il giro d’affari intorno alla NCAA supera di gran lunga i due miliardi di dollari. Solo dai diritti televisivi della Division I l’incasso è di circa 800 milioni di dollari, cifre che con le dovute proporzioni sono paragonabili agli sport professionistici più seguiti.
L’evento dell’anno è la March Madness con i suoi 67 incontri in 21 giorni. Gli ascolti televisivi si impennano, producendo offerte maggiori per gli anni successivi. Nel 2011 CBS si è accaparrata i diritti televisivi e streaming del torneo fino al 2032 per 19,2 miliardi di dollari.
I dati del 2019 parlano di oltre 97 milioni di spettatori statunitensi che si sono sintonizzati per guardare la March Madness.
Ma non ci sono solo i diritti televisivi. Le arene durante il torneo sono colme, e il costo dei biglietti è di poco inferiore a quello delle partite Nba. Per ospitare questi eventi si scelgono arene molto grandi, addirittura stadi da football per le Final Four, dove si assiepano fino a 80.000 persone.
C’è poi la pubblicità. L’importo totale delle entrate pubblicitarie del torneo di basket NCAA 2018 è stato di 1,32 miliardi di dollari.
Un affare per le città che ospitano la March Madness
Non ci sono stime precise su quanto ospitare un turno del March Madness faccia incassare. Ogni città ospita due turni in due giorni e viene invasa da circa 70/80.000 tifosi delle squadre che disputeranno gli incontri. Questo dato è valido per le città dove le partite si disputano nei palazzetti. Ma quando si gioca negli stadi da football, le cifre si possono benissimo moltiplicare per quattro.
Si parla di impatti sull’economia locale di oltre 300 milioni di dollari, per due giorni d’incontri. Questo per quanto riguarda i primi turni, perché per l’evento conclusivo la cifra è più vicina ai 600 milioni di dollari.
Un mese di calo della produttività
La passione per il basket universitario è febbrile negli Stati Uniti. Essendo 68 le squadre che partecipano alla March Madness, ogni angolo d’America è più o meno rappresentato. Giocando così tante partite in così poco tempo capita spesso che queste siano disputate durante l’orario di lavoro.
Ecco nei giorni della March Madness si calcola che i lavoratori improduttivi, distratti dall’evento sportivo, costino ai datori di lavoro circa 4 miliardi di dollari. Uno studio di WalletHub ha calcolato che il 56% dei Millennials sarebbero disposti a perdere una scadenza lavorativa a causa della March Madness.
Il giro d’affari delle scommesse
Nel 2019 l’American Gaming Association ha calcolato che sul torneo sono stati scommessi 8,5 miliardi di dollari, in calo rispetto ai 10 miliardi scommessi sulla March Madness del 2018. Cifre veramente da capogiro, che secondo alcune stime potrebbero essere superate nel 2020.