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Michigan State regina, Arkansas si conferma

Autore: Redazione BasketballNcaa
Data: 2 Gen, 2018

Le rivali di Kansas nella Big 12, la sorpresa-non-sorpresa Butler e la leadership agevolata di Michigan State. Ecco il riassunto della scorsa settimana di college basketball.

Non basta un Bamba soprannaturale, 22+15+8 stoppate, per battere Kansas. I Jayhawks hanno fatto cadere una pioggia di triple, 17/35, segnando 92 punti alla quarta difesa della nazione. Texas può comunque contare su un attacco reso fluido da Matt Coleman e da Dylan Ostetkowski, il play occulto della squadra.

 

Kansas nel frattempo ha forse trovato la sua concorrente più temibile per il trono della Big 12. Oklahoma, grazie al solito Trae Young (39+14 assist) ha sconfitto l’ultima squadra imbattuta (era 12-0) ossia TCU rimontando uno svantaggio di 13 punti nel secondo tempo. Le rivali sono avvisate.

Restando in tema rivali-di-Kansas, West Virginia ha vinto due gare in trasferta contro Oklahoma State e Kansas State. La buona notizia del 2018 per coach Huggins è che la squadra non è Carter-dipendente. Il play ha perso 8 palloni nella prima e segnato solo 3 punti nella seconda: totale 1/10 e 2/7 dal campo. Ma i Mountaineers hanno comunque vinto. Le rivali sono avvisate, atto secondo.

Ci sono partite in cui basta un crossover per generare oooh di stupore da parte del pubblico e Saint Mary’s-BYU è stata una di queste. Tra sfigati bianchi australiani e sfigati bianchi mormoni, alla fine l’hanno spuntata i primi che hanno sbancato il campo dei Cougars dopo un OT grazie ai soliti 31+13 di Jock Landale che ha dato vita a un gran duello tra centri vecchio stile con Yoeli Childs, che ha chiuso con 29+10.

A proposito di Saint Mary’s, nella classifica generale degli assist dietro a Trae Young, c’è Emmett Naar con 9.1 a partita. Difficile trovare due giocatori così diversi, ma nel college basketball succede questo e altro: c’è il funambolico colored creativo e realizzatore ma c’è anche il bianco con il fisico da ragioniere e la meccanica di tiro più brutta di tutta la Division I. Ma da 3 tirano entrambi con il 41%.

 

Ci sono tre cose certe nella vita di un amante della Big East: la morte, le tasse e Butler. Cambiano i coach (4 in 6 anni) ma non cambiano i risultati. Ora LaVall Jordan dopo un solo anno (mediocre) a Milwaukee si ritrova 2-0 nella conference grazie all’upset su Villanova. La squadra conta, oltre che su Kelan Martin, sul transfer Paul Jorgensen, junior anonimo per due anni a George Washington e protagonista invece con i Bulldogs.

Già Michigan State è forte, già è la squadra in testa al ranking, adesso con la doppia perdita di Maryland (fuori per la stagione sia Justin Jackson sia Ivan Bender) gli Spartans avranno una trasferta molto più agevole in casa dei Terrapins. In generale, il loro è il calendario più “facile” di tutta la Big Ten (Purdue e Michigan in casa) e per questo è facile immaginare che arriveranno in testa alla fine della regular season.

La stagione di Syracuse (12-2) finora è stata positiva, con Tyus Battle che è già sui taccuini di molti scout Nba. Occhio però a Frank Howard, il junior passato da riserva a play titolare. Ormai è insostituibile e anche quando fa registrare 9 perse (come contro UConn) coach Boeheim lo tiene in campo il più possibile e così in una stagione è passato da 16 a 37 minuti di media.

C’è vita nella SEC alle spalle di Kentucky, eccome! Il match fra Arkansas e Tennessee ha confermato che le due squadre hanno ormai compiuto il passo da “sorpresa” a “realtà”. I Razorbacks hanno strappato un 95-93 all’OT, trascinati dai punti di Daryl Macon (33) e Jaylen Barford (28) e tirando col 54.1% dal campo contro una delle migliori difese in circolazione: magie della Bud Walton Arena e dei suoi decibel che non mancano mai di esaltare i padroni di casa.

 

Anche Alabama batte un colpo e vince contro una difesa d’élite. Sempre balbettante in questa stagione, contro Texas A&M i Crimson Tide hanno dato una discreta prova di forza. Gli Aggies sono stati innocui in attacco (30% dal campo) senza DJ Hogg e Admon Gilder e sono stati messi in ginocchio dalle triple di John Petty (18 punti con 5/9 da tre). Collin Sexton (16 punti) ha sparacchiato (3/12 al tiro) ma ultimamente è una sentenza dalla lunetta: 9/10 contro A&M, 33/35 nelle ultime 4.

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