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Marcus Sasser guida le migliori guardie di ritorno al college

migliori guardie college
Autore: Stefano Fontana
Data: 3 Ott, 2022

I grandi protagonisti annunciati per la stagione 2022-23 sono i lunghi, ma c’è qualità anche fra le guardie. Marcus Sasser ne è l’esempio migliore, visto che sarà il leader di una squadra capace di non schiodare mai dalle primissime posizioni della Top 25. Ecco i nostri cinque preferiti nel ruolo fra i giocatori che sono di ritorno al college.

Marcus Sasser (Houston)

La scorsa stagione doveva essere quella della consacrazione di Marcus Sasser, ma i problemi al piede sinistro lo hanno fermato dopo appena 12 partite quando stava guidando Houston con 17.7 punti di media. Senza di lui, i Cougars hanno comunque centrato il quinto seed al Torneo e raggiunto le Elite Eight. Traguardo che attesta una volta di più la bravura di coach Kelvin Sampson, il quale ora ritrova uno scorer formidabile. Non è particolarmente esplosivo né mostra spesso conclusioni acrobatiche vicino al ferro, ma è dotato di un tiro in sospensione di precisione non banale, soprattutto in rapporto alla quantità (43.7% su 8.6 conclusioni a partita durante la scorsa stagione). Muovendosi in maniera continua, sa sempre farsi trovare nella posizione giusta per avere un tiro aperto, e difenderlo diventa difficile. Anche nella sua metà campo, nonostante non sia un gigante (188 cm per 88 kg), Marcus Sasser sa tenere bene sia i pari ruolo che le ali, scivolando lateralmente e mostrando la giusta intensità soprattutto nei momenti cruciali della partite. Se nella nostra Preseason Top 25 Houston svetta su tutte, è anche per la potenzialità di un backcourt formato da lui, Trevon Mark e Jamal Shead.

Caleb Love (North Carolina)

Parlando di coppie di guardie formidabili, come non citare quella di North Carolina: Caleb Love e R.J. Davis hanno portato quasi 30 punti di media nella cavalcata dei Tar Heels dello scorso anno, conclusasi solo in finale al Torneo contro Kansas. Ora, con 4/5 del quintetto titolare che tornano disponibili (oltre a loro due, anche Bacot e Black), UNC punta al bersaglio grosso e la sua point guard titolare dovrà alzare ancora il livello: il talento, la leadership e l’atletismo sono oramai fuori discussione, ma ci si aspetta un salto dal punto di vista della creazione di chance per i compagni e della costanza, sia all’interno di una stessa partita che di una stagione. Love ha chiuso la scorsa con 15.9 punti di media ed un rivedibile 37.1% dal campo, ma anche con due prove da assoluto fenomeno al torneo: 30 per eliminare UCLA, 28 contro Duke alle Final Four. Si tratta di un giocatore strutturato, tecnico, che sa giocare contro il contatto e che spesso dimostra una grande intensità su entrambe le metà campo: dovesse sistemare qualche sbavatura qui e lì, potremmo trovarlo tra i migliori della D1.

Marcus Carr (Texas)

Dopo una stagione a Pitt e due a Minnesota, le prestazioni di Carr con Texas sono state al di sotto delle aspettative, abbassando la sua media punti da 19.4 a 11.4 punti e soprattutto non riuscendo mai ad imporsi come il leader che aveva dimostrato di poter essere ai Golden Gophers. Nel momento più importante della stagione, però, un moto d’orgoglio ha tirato fuori tutte le sue qualità: 15 punti e 9 assist contro Virginia Tech al primo turno della March Madness, 23+7 nella sconfitta contro Purdue al secondo. Ha deciso di sfruttare l’anno extra di eleggibilità per un ultima rincorsa al titolo: dovesse riuscire a ritrovare il suo livello migliore, i Longhorns potrebbero contare su una guardia fisica, solida, che sa innescare i compagni e che ha dimostrato ottima comprensione del gioco quando difende. Sa costruirsi buoni tiri dal palleggio, ma spesso cerca un po’ troppo forsennatamente la giocata risolutiva: starà anche a coach Beard il compito di inserirlo al meglio nel sistema di Texas.

Isaiah Wong (Miami)

La sua offseason è stata segnata da un qui pro quo – se così possiamo chiamarlo – scoppiato a maggio tra lui, Miami ed il suo agente, con al centro i soldi degli accordi per il NIL. La frattura ora sembra ricomposta e Miami ha intenzione di proseguire il percorso iniziato lo scorso anno: dopo un paio di stagioni difficili, gli Hurricanes si sono tolti la soddisfazione di battere USC ed Auburn al Torneo, prima di perdere alle Elite Eight contro Kansas. Wong, ora affiancato da Nijel Pack nel backcourt titolare, ha tutto per brillare. Guardia versatile, ha l’esperienza giusta per indicare la strada ai compagni, ed un mix di qualità offensive che lo rende pericolosissimo per le difese avversarie. Rapido, scaltro, con finte ed esitazioni può mandare al bar sistematicamente il marcatore. L’ottima intelligenza cestistica gli permette di leggere le situazioni con estrema rapidità. Si tratta di un giocatore completo che impatta in entrambe le metà campo (viene da una stagione da 15.3 punti e 4.3 rimbalzi di media), ma che ha anche pagato caro, durante la sua ultima stagione, la mancanza di un tiro da tre affidabile: nonostante le 4.3 conclusioni a partita, ne trasforma solo il 30%.

Tyger Campbell (UCLA)

La sua capigliatura già di suo meriterebbe un posto in Top 5, ma Tyger Campbell è in questa lista perché è una delle point guard più solide in circolazione. Le chiavi della squadra sono sempre sue: lui e Jaime Jaquez saranno i primi a essere chiamati in causa per mantenere la UCLA del corso Mick Cronin sui livelli delle ultime due stagioni. La sua rapidità con la palla in mano ha pochi paragoni e sembra poter creare un’occasione per un compagno in una frazione di secondo. In difesa sfrutta le letture per compensare la mancanza di stazza e spesso ci riesce. Rimane prima di tutto un tipo di PG che pensa prima di tutto a far girare la squadra, m ha anche mostrato miglioramenti significativi nel tiro da tre (41% su 3.7 tentativi) dopo due stagioni in cui tirava poco e molto male da oltre l’arco: sarà di capitale importanza confermare (e possibilmente espandere) i suoi progressi nella sfera realizzativa, pena sobbarcare di eccessive responsabilità il già citato Jaquez.

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