Il Torneo NCAA è alle porte e il mondo del College Basketball si prepara alle settimane più folli della stagione. In vista della March Madness, andiamo ad analizzare i profili dei migliori freshman che vi si presenteranno.
Rob Dillingham (Kentucky)
15.0 PTS – 2.9 REB – 3.8 AST
Guardia sottodimensionata, utilizzata con parsimonia da John Calipari (sotto i 24 minuti di media), Dillingham ha gradualmente conquistato consensi a suon di tiri da tre (44.5% su 4.4 tentativi a partita), passaggi illuminanti e prestazioni da vero leader. Quando è in campo con il suo partner-in-crime Reed Sheppard, Kentucky viaggia a un sensazionale +27.1 (!) di net rating. I problemi di stazza e tenuta difensiva sembrano non scoraggiare neanche gli scout NBA (in diversi mock draft orbita attorno alla Top 5) e la sensazione è che abbia l’elettricità giusta per alzare ancora di più il livello sui parquet bollenti del Torneo.
Yves Missi (Baylor)
11.2 PTS – 5.7 REB – 1.6 BLK
Per Missi invece la statura (211 cm) non è un problema: arrivato a Baylor come un difensore dalle grandi potenzialità, nel corso della stagione ha dimostrato non solo di poter essere un rim protector decisivo, ma anche di avere un bagaglio offensivo non trascurabile. Gli spigoli da limare sono ancora tanti, ma ogni minuto passato in campo sembra garantirgli ulteriore fiducia e trasmetterne anche ai compagni. Le sue quotazioni per il Draft sono in netta salita e, se dovesse riuscire a imporsi con continuità nell’inferno della March Madness, una chiamata in lottery sarebbe tutt’altro che sorprendente.
Reed Sheppard (Kentucky)
11.9 PTS – 4.3 REB – 4.0 AST
Figlio d’arte, si è preso il palcoscenico della SEC ribaltando anche i più rosei pronostici sul suo conto. Giocatore da palati fini, fa dell’intelligenza cestistica la sua principale qualità: la shot selection è praticamente perfetta, aiutata da mani educatissime (sta tirando oltre il 50% sia dal campo che da tre). In difesa legge le linee di passaggio come un mentalista: le 70 palle rubate in 27 partite sono già quasi roba da libri dei record in casa Kentucky. In ascesa perenne e costante nei mock draft a braccetto col suo compare Dillingham, deve dimostrare di poter mantenere intatta la romantica finezza del suo gioco anche a marzo.
Ja’Kobe Walter (Baylor)
14.4 PTS – 4.5 REB – 1.6 AST
Giocatore maturo, lavoratore indefesso, agonista nato: Walter è il sogno di qualsiasi allenatore, e non a caso coach Drew se ne è innamorato, schierandolo sempre titolare. La sua intensità difensiva trascina i compagni e, quando c’è da muovere la retina per i punti pesanti, sa sempre farsi trovare pronto. Arriva alla March Madness con la consapevolezza di essere uno dei leader di Baylor, e non sembra neanche pesargli. Ovviamente una guardia di stazza che tira da tre e lavora come un demonio non può non piacere all’NBA: occhio alla prima parte della lottery del prossimo Draft.
Stephon Castle (UConn)
10.7 PTS – 4.2 REB – 3.1 AST
Un altro nome che sta risalendo la corrente nelle previsioni verso il Draft è quello di Castle. Dopo un inizio di stagione sottotraccia (complice il delicato infortunio al ginocchio), nel 2024 il talento del nativo di Covington è esploso, mettendolo sulla mappa dei migliori freshmen dell’anno. Guardia dall’atletismo importante, sa portare palla, comandare il gioco e non ha paura di mettere il corpo in nessuna situazione di gioco. Non è ancora una minaccia continua da tre (30%), ma i palloni pesanti tende a metterli. L’attuale #1 UConn avrà bisogno della sua intensità al Torneo per non deludere le aspettative.
Johnny Furphy (Kansas)
8.9 PTS – 4.4 REB – 0.8 AST
Altro prospetto sbucato fuori un po’ dal nulla durante la stagione, l’australiano è cresciuto gradualmente ma senza sosta fino a diventare un titolare fisso per coach Bill Self. Guardia/ala con un ottimo feel for the game, nonostante un talento non irripetibile ha saputo mostrare tantissime cose utili in entrambe le metà campo. Soprattutto il suo 38.7% da tre permette ai Jayhawks di aprire meglio il campo in attacco. Le sue prestazioni sono sempre più scintillanti, e arriva a fine stagione con uno slancio iper-positivo: gioisce Kansas, che punta a un lungo percorso al Torneo, ma anche la sua quotazione al Draft, oramai fissa nella seconda metà del primo giro.
Jared McCain (Duke)
13.5 PTS – 4.9 REB – 1.8 AST
Testa di capelli ricci e sorriso contagioso, McCain sarebbe attraente già in un bar, figuriamoci quando ne piazza 35 (record del programma per un freshman) in faccia a FSU per trascinare Duke alla vittoria. Nascosto un po’ – in maniera ovvia e giustificata – dietro l’ombra di Filipowski, ha saputo calarsi nel contesto dimostrandosi un floor general dalle ottime qualità (i Blue Devils ottengono 1.176 punti per possesso dai suoi pick and roll), capace di prendersi punti in tanti modi diversi. Sia al Torneo che in ottica NBA potrebbe pagare il fisico non mastodontico e qualche dormita di troppo in difesa, ma il suo contributo è sempre cruciale.
Cody Williams (Colorado)
14.2 PTS – 3.4 REB – 1.8 AST
Fratello di Jalen (OKC), Cody Williams era uno dei prospetti più attesi fin da inizio stagione. Partito a rilento, ha poi dimostrato il perché: un’ala atletica che sa tirare, gestire la palla e usare quasi senza differenza destro e sinistro per chiudere al ferro, marcando per di più quattro ruoli avversari, è merce davvero rara. La March Madness non arriva con un carico di aspettative particolare per Colorado, ma per lui potrebbe essere il trampolino anche verso la Top 5 al Draft 2024.
Milan Momcilovic (Iowa State)
11.9 PTS – 3.3 REB – 1.2 AST
Momcilovic ha saputo costruire durante la stagione un bagaglio di footwork e movenze che gli permettono di trasformare tante situazioni di post in punti facili, e non a caso nel mese di febbraio non ha mai giocato meno di 30 minuti per coach Otzelberger, che lo vede come una pedina essenziale per far girare il suo ingranaggio. In più sembra avere uno speciale feeling per i finali di partita: contro Houston l’ha decisa lui e Baylor è stata salvata dalla sirena, arrivata qualche millisecondo prima dello scoccare di una favolosa tripla da dieci metri della vittoria. A marzo potrà giocare senza troppa pressione sulle spalle, e dunque regalare qualche prestazione da ricordare.
Aden Holloway (Auburn)
8.0 PTS – 1.5 REB – 2.8 AST
Dotato di un talento e di una meccanica di rilascio invidiabili, fin dall’inizio della sua carriera nel college basketball era chiaro a tutti che Holloway avrebbe tirato tanto: sulle prime, date le percentuali, sembrava un bene, ma la sua inconsistenza durante le partite di conference gli è costata il posto da titolare coi Tigers e anche – sembra – un pezzetto di fiducia. Il calo è stato brusco, ma la scintilla sembra essere ancora lì da qualche parte, e la speranza di coach Pearl è che il palcoscenico della Big Dance possa risvegliarla.