Partenza a razzo in Big 12, che si preannuncia una conference scoppiettante ed equilibrata come lo scorso anno. Sempre la solita Kansas al primo posto, con due vittorie pesanti nella prima settimana contro Michigan State e Vermont, e dietro tante squadre con il cartello “Lavori in corso” appeso in bella vista.
La verticalità di Lawson e la precisione di Vick
Esordio alla Harvey Dent per Dedric Lawson che contro Michigan State ha giocato una partita a due facce: impreciso al tiro, 5/18 dal campo, raccogliendo punti solo dalla lunetta (10/12), meraviglioso in tutto il resto con 14 rimbalzi, 6 assist, 2 stoppate e 2 rubate. Quando ha giocato da 5, ha mostrato una verticalità impressionante nella difesa del ferro, mantenendo alta la tenuta difensiva dei suoi.
Senza precedenti per Bill Self, la prestazione offensiva di Lagerald Vick contro una solida mid major come Vermont: 8 volte ha alzato la mano da 3 e 8 volte ha fatto centro, per 32 punti complessivi e 12/14 al tiro. “It was really just confidence”, ha detto alla fine. Magari bastasse solo quella.
Gli ultimi due minuti e l’overtime di Texas
Kerwin Roach ha tirato male (2/8 da tre) fino a due minuti dalla fine, poi ha segnato le due triple fondamentali che hanno portato i Longhornes all’overtime contro Arkansas. Poi ci hanno pensato Jaxson Hayes (combinazione stoppata+schiacciata clamorosa) e Courtney Ramey, entrambi più decisivi dei titolari. La profondità del roster è un notizia positiva per Shaka Smart, che è già alle prese con un nuovo sistema offensivo (più aperto e orientato sul tiro da tre) che funziona ancora a tratti. C’è ancora tanto da lavorare, ma una quality win del genere contro una squadra della Sec è un’iniezione di fiducia.
Porte girevoli a West Virginia
Benvenuti alla prima edizione degli Hunger Games di West Virginia, dove un rivoluzionario Bob Huggins testerà le tempra dei giocatori in cerca dei suoi pretoriani, dando minuti e fiducia a tutti (dodici giocatori utilizzati) provando tutte le combinazioni possibili. Contro Buffalo inizialmente ha dato spazio al junior Chase Harler e al senior Logan Routt, che, pur essendo rodati nel sistema difensivo, non avranno tanto spazio in futuro. Poi ha provato i freshman, partendo da uno spento Jordan McCabe, arrivando a Derek Culver, passando per un promettente Andrew Gordon. Esa Ahmad è fnora l’ombra di se stesso e presenza ormai irritante in campo, mentre Sagaba Konate è diventato un Klay Thompson, 3/4 da tre per lui.
Gli ultimi dieci minuti, overtime compreso, hanno fatto capire quanto James Bolden (career high con 21 punti) sia l’elemento imprescindibile per l’attacco dei Mountaineers e di quanto Brandon Knapper possa essere la sua spalla perfetta. Cj Massinburg ha vinto una partita che Buffalo ha provato in tutti i modi a non vincere, ma è stata aiutata da Bob Huggins che ci ha messo del suo per sprecare il +13 di vantaggio sull’altare degli esperimenti. Sconfitta immeritata, ma (forse) programmata.
C’è vita oltre Fisher
Le due vittorie contro un’ottima CSU Bakersfield e una meno probante Oral Roberts hanno certificato che l’infornata di nuovo talento (solo 3/11 giocatori impiegati avevano già minuti di CBB) può sopperire la mancanza di Jaylen Fisher. Oltre al playmaker albino, anche Kouat Noi ha saltato i due match e Lat Mayen solo il secondo, dando modo a Jaime Dixon di sperimentare, mettendo in campo dall’inizio i freshman RJ Nembhard e Kevin Samuel e in corso d’opera i vari Kaden Archie, Kendric Davis e allo JuCo Yuat Alok, tutti molto pronti e produttivi.
I migliori sono stati Alok e Samuel che hanno controllato i tabelloni e difeso il centro area a turno, dando una solidità difensiva che lo scorso anno gli Horned Frogs non avevano, mentre il più interessante è Archie, difensore di oltre due metri dalle braccia lunghe e velocissimo negli spostamenti, con una buona visione di gioco. Da sottolineare, lo scatto mentale fatto da Alex Robinson, autentico leader dei suoi con 45 punti in due partite.
Baylor alla ricerca di un’identità
1-1, palla al centro. Dopo aver gettato al vento la partita contro Texas Southern, i Bears hanno sonoramente battuto Southern University, mostrando progressi nelle novità proposte da Scott Drew all’esordio. La prima è il maggiore uso della difesa a uomo, grazie all’apporto di giocatori come Devonte Bandoo e Matthew Mayer, abili a contenere le penetrazioni avversarie. I problemi arrivano quando gli avversari riescono a batterli dal palleggio, dato che i Bears hanno una difficoltà enorme a difendere il ferro, visto che Freddie Gliiespie e Tristan Clark hanno solo accumulato un numero enorme di falli, 43 in due partite.
In attacco, sono stati introdotti principi di motion offense, ma rimangono legati mani e piedi alle prestazioni del duo King McClure-Bandoo. Il primo ha giocato alla grande, segnando in tutti modi all’esordio, per poi sgonfiarsi e andare calando nella seconda partita. Bandoo, invece, è l’unica vera minaccia dall’arco che ha Drew, fino almeno al ritorno di Makai Mason.