Down Year? Ma quale down year! Dopo una settimana di partite, la Big East ha già due squadre in Top 25 e una terza che scalpita per farsi largo fra i piani alti della D-I. Di chi parliamo? Ovviamente di Villanova, Marquette e St. John’s.
L’evoluzione di Booth nel magma di Villanova
“Non ho un piano, non so cosa farò”. Onestà o pretattica? Con Jay Wright non si può mai dire, ma forse è sincero quando dice di non sapere quale forma assumeranno le rotazioni di questa Villanova. Dopo due partite e due vittorie larghe in archivio (con Morgan State e Quinnipiac), c’è da segnalare un Jahvon Quinerly che stenta a decollare (2/10 al tiro fin qui) e che rischia di perdere terreno rispetto al (poco) più esperto e (molto) più quadrato Collin Gillespie, così come sono da annotare le tante cose buone fatte da Saddiq Bey, freshman incredibilmente versatile e capace di avere impatto immediato, sotto più aspetti. Ad ogni modo, gli unici veri punti fermi ad oggi sono quelli più scontati e annunciati: Eric Paschall e Phil Booth. Per il resto, la necessità di distribuire i minuti in base alla freschezza dei singoli sembra aver avuto la precedenza sulla voglia di fare esperimenti veri e propri.
Paschall e Booth sono due ex gregari che devono ergersi a leader: questa è una delle chiavi della stagione. Se per Paschall, come abbiamo già detto, questa transizione non rappresenta un problema (casomai, per lui, era stato più “innaturale” il passaggio precedente), per Booth il discorso è un po’ diverso. Sì, è l’uomo dei 20 punti nella finale con North Carolina, ma è sempre stato un giocatore più incline al ruolo di glue guy che a quello di protagonista. Il volume di possessi giocati nei primi due match, per quanto in salita (23%), non è schizzato alle stelle come quello di Paschall (30.1%), ma la quantità di tiri presi nelle prime due uscite racconta molto del cambiamento in atto: 13 coi Bears (producendo in tutto 17 punti) e 16 coi Bobcats, squadra contro la quale ha aggiornato il suo career-high di punti (23) mostrando la solita bella mira dall’arco, anche da distanza NBA, e alcuni buoni spunti dal pick and roll. Insomma, la transizione da facilitatore a finalizzatore (concedeteci questa semplificazione estrema) sembra già in corso d’opera.
Howard fa prove di onnipotenza offensiva
Markus Howard è un tipo preciso cui non piace lasciare le cose in sospeso. All’esordio stagionale con UMBC, aveva prodotto un 2/12 da tre che sa di onta vera per un giocatore che ha il 45.4% in carriera. “Adesso le aggiusto io, quelle stats”, si sarà detto. E infatti eccolo lì, con un bel 7/10 dall’arco in una partita in cui ha messo in croce la povera Bethune-Cookman infliggendole 37 punti in appena 28 minuti. Roba facile facile per uno che l’anno scorso aveva prodotto ben due partite con 11 triple segnate e che, quest’anno, può ambire seriamente al titolo di POY nella Big East.
Gli avversari di Marquette non erano di primo piano ma l’autorità con la quale ha portato a casa le due vittorie è stata sufficiente per farle guadagnare un posto in Top 25. Attenzione, se cominceranno anche a difendere saranno dolori per tutti.
Due ranked team… o magari tre?
La Big East adesso vanta due squadre nella AP Top 25, Villanova (#8) e Marquette (#24), dando una bella risposta al mantra del “down year” che l’ha accompagnata fin qui. Per carità, è ancora presto, lo sappiamo: però, invece di lasciare, vogliamo raddoppiare dicendovi di stare attenti, perché prima o poi potrebbe farsi largo un terzo ranked team. Affinché ciò accada è però necessario che i Golden Eagles ribadiscano il proprio status battendo Indiana a domicilio: difficile, ma non impossibile.
L’eventuale emersione di una terza formazione non dovrebbe però avvenire a breve. St. John’s è infatti la candidata principale, ma il suo calendario offre incroci davvero molto poveri: Rutgers in trasferta, poi Cal e Georgia Tech su campo neutro sono le uniche Power 6 da affrontare in non-conference prima del match con Duke a inizio febbraio. La continuità di risultati sarà la chiave di tutto per loro, a prescindere dal discorso ranking. Ad ogni modo, in caso di striscia vincente prolungata, i votanti della AP non resteranno insensibili davanti ai fuochi d’artificio del duo Ponds-Heron. Potete starne certi.