La Pac12 pare avere, finalmente, un padrone, Washington, mentre Louis King guida la rinascita di Oregon e Arizona State continua a essere il solito ottovolante. Oregon State e Arizona si confermano due underdog, nonostante le sconfitte settimanali, mentre le due losangeline vivono con più dubbi che certezze. E per il prossimo Draft Nba, segnatevi il nome di KZ Okpala.
Washinghton: simply the best
Parafrasando Tina Turner e con l’aiuto di Kenpom, basta andare oltre i risultati, le 2W settimanali e il record (4-0), per capire perché gli Huskies siano la miglior squadra della Pac12: primi sia per efficienza offensiva che difensiva, per % effettiva dal campo, per % da tre (46.1%) e per stoppate e palle rubate (la zona 2-3 di coach Hopkins è un incubo per chiunque). Aggiungeteci il miglior giocatore della Pac12, quel Jaylen Nowell che, oltre a essere il solito mister clutchness, ha innalzato il suo livello di gioco da all-around (16.8pts, 7.3reb, 4.3ast,2stl e il 45.5% da tre) con l’Nba all’orizzonte.
Ah e c’è anche Matisse Thybulle, o semplicemente il miglior difensore della Pac12: 1° per palle rubate, 2° per stoppate in conference e stiamo parlando di una… guardia. Le difficoltà di Noah Dickerson non pesano su una squadra che può contare su un David Crisp “on fire” (16.5 di media con 12/21 da 3 per la PG in conference) e un Nahziah Carter in versione sesto uomo di lusso.
L’Oregon di “Louis the King”
È questo il nuovo soprannome che il vulcanico Bill Walton ha dato al freshman 5stelle dei Ducks, protagonista delle 2W consecutive dei suoi contro USC e Arizona. King sta viaggiando a 17+9.3 rimbalzi di media in conference, tirando con il 40% da tre mentre le sue quotazioni in ottica Draft si alzano vertiginosamente.
La squadra di Dana Altman, dopo una pessima partenza (0-2) e l’incredibile sconfitta contro UCLA (“a punch in the face” come l’ha definita un sempre più fondamentale Victor Bailey Jr), ha ritrovato la quadra in difesa (Trojans e Wildcats tenuti a 60 e 54 punti), il tiro dalla lunga distanza (20/41 nelle 2W) e la leadership del duo senior White-Amin: lo stretch-four viaggia a 16.5 di media, mentre l’egiziano è un vero e proprio mastino in difesa. Nel frattempo a dar una mano sotto i tabelloni è tornato anche Kenny Wooten: c’è vita anche senza Bol Bol.
L’Oregon State di chi?
Tra le sorprese di questo inizio di Pac12 ci sono i Beavers: 3-1 il loro record. La sconfitta contro l’imprevedibile Arizona State ci sta per una squadra che rimane comunque solida, dura e compatta in difesa (top3 per efficienza, % effettiva dal campo, rimbalzi offensivi, tiri liberi, % da 2 e % ai liberi concessa agli avversari) che in attacco può contare su un mostro a tre teste: dal co-Mvp della Conference Tres Tinkle al senior tuttofare Stephen Thompson Jr, passando per Ethan Thompson.
Ecco: proprio il fratellino di Stephen è il meno pubblicizzato dei tre, ma prestazioni come il 17+6+6 nella W contro UCLA, la mano calda nei momenti clutch delle partite o i 21 punti nella sconfitta contro ASU sono lì a dimostrare come l’Oregon State del presente (e del futuro) non possa fare a meno del sophomore.
Arizona State l’ottovolante
Una sconfitta e una vittoria in settimana: la prima contro una delle squadre più deboli della conference (la talentuosa ma inesperta Stanford alla 1ªW in Pac12), la seconda contro la solida OSU, dopo aver sprecato un vantaggio di +18 (Beavers arrivati anche sul -1) e aver tirato 10/22 dalla linea della carità. “We got lucky” il commento a fine partita di Remy Martin che insieme a Romello White (quello che, in teoria, dovrebbe essere l’altro leader di ASU) vive di troppi alti e bassi da una partita all’altra, rendendo i Sun Devils (3-2) la solita squadra nevrotica capace, in stagione, di battere Kansas ma anche di perdere contro Stanford tirando 6/17 ai liberi con 19 palle perse. L’unica certezza per coach Bobby Hurley ha un nome e cognome: Zylan Cheatham, ala atletica tuttofare (12.8+8.6reb+4ast in Pac12) costante nel rendimento e decisivo nei secondi finali contro OSU.
Arizona don’t worry
Comunque vada la stagione di ‘Zona sarà un successo: i Wildcats (ve lo abbiamo già detto) per la prima volta vivono un’annata di transizione, perciò ritrovarsi con un record di 4-1, secondi in Pac12, è già tanto. Dopo la vittoria contro California è arrivata la sconfitta casalinga contro Oregon: debacle che brucia perché avvenuta tra le mura del McKale Center (un vero e proprio fortino da anni) più che per il valore degli avversari. La squadra di Sean Miller si è scoperta vulnerabile quando Brandon Randolph non trova la via del canestro (prima in stagione sotto la doppia cifra a referto con soli 5 punti e 2/9 dal campo) e il duo in cabina di regia Coleman-Williams è in serata-no. Permetteteci una nota di elogio per Chase Jeter: dopo il career-high da 23 punti contro i Bears, è arrivata la doppia-doppia (12+10) contro i Ducks. Arizona quando è in difficoltà cerca sempre il suo lungo al centro dell’area.
Hollywood non brilla
A Los Angeles, le stagioni di UCLA e USC non sono state, finora, esaltanti per usare un eufemismo. I Bruins, dopo aver licenziato Steve Alford, hanno iniziato la conference con un record di 3-0 sotto coach Bartow ma nella sconfitta contro OSU sono riapparsi i fantasmi del passato: 38% dal campo e soprattutto 10/21 ai liberi per la prima L in conference. Non va certamente meglio ai cugini Trojans: record di 2-2, il prospetto Nba Kevin Porter Jr sospeso a tempo indefinito dall’università e la coppia Thornton-Rakocevic che è tornata con i piedi per terra. LA prossima gara è il tanto sentito derby cittadino tra quelle che sono, ad oggi, due grandi delusioni della Pac12.
Si scrive KZ, si legge Nba
KZ Okpala di Stanford: segnatevi questo nome. SF atletica con fisico e wingspan, arriva facilmente al ferro ed è in grado di difendere almeno su quattro posizioni. Quest’anno, il sophomore è diventato un tiratore affidabile tanto da tre quanto in situazioni di catch and shoot ed è migliorato sia alla voce ballhandling che a quella degli assist. Con l’inizio della Pac12, il suo livello di gioco è ulteriormente salito: 21.2pts+7.6rebs+2.6ast+1stl con il 42.1% da tre predicando nel deserto di Stanford (1-4 il record). Ora sapete perché il suo nome è ormai presenza fissa nella parte alta dei vari Mock Draft.