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La corsa alla lottery, parte 1

Phil Jackson
Autore: Sergio Vivaldi
Data: 3 Mar, 2017

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Tutta la Nba trattiene il fiato per l’infortunio di Kevin Durant e per le sue potenziali ripercussioni nella corsa al titolo (spoiler: passare da 4 a 3 giocatori All-Nba può essere traumatico, ma ci sono buone possibilità che tutto vada per il meglio). Ma alcune squadre non sono minimamente interessate alla questione e non saranno in alcun modo toccate dall’infortunio di Durant. La maggior parte di queste squadre sono quelle di cui ci occupiamo in questa rubrica, e molte di loro sono impegnate in una corsa per guadagnare più palline da ping pong possibili da giocarsi il 16 maggio, la notte in cui verrà sorteggiato l’ordine delle squadre che sceglieranno in sede di draft.

Quali che fossero le speranze di inizio campionato, l’All Star Game e la trade deadline segnano da sempre uno spartiacque nella stagione. Le squadre hanno un’identità definita da prima di Natale, quello che era possibile cambiare internamente è stato cambiato e le conclusioni sono state tratte. Le ultime ore di scambi sono diretta conseguenza di tutte queste valutazioni, e situazioni come quelle di Lou Williams, Serge Ibaka e PJ Tucker sono semplicemente una presa di coscienza da parte di squadre come Los Angeles Lakers, Phoenix Suns e Orlando Magic di cosa fare per salvare una stagione negativa: combattere per avere le maggiori possibilità di scegliere per primi al prossimo draft.

Proviamo quindi a fare una valutazione sul fondo della classifica Nba, indipendentemente dalla Conference di appartenenza. In questa prima parte si prenderanno in esame le squadre che vanno dal decimo al quinto posto (più una menzione d’onore) in questa speciale “classifica invertita”, secondo le statistiche aggiornate al 2 marzo.

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Sacramento Kings

Buddy Hield, in azione conmtro i Minnesota Timberwolves con la maglia dei Kings

Si parte con i Sacramento Kings. Erano in piena lotta per conquistare i playoff, quando hanno deciso di scambiare l’unico giocatore in grado di trascinarli all’obiettivo della postseason. Di Buddy Hield e delle proiezioni sulla sua carriera si è già detto, e adesso i Kings non hanno alcun interesse a vincere. Anzi. È fondamentale entrare tra le 10 peggiori squadre per mantenere la propria scelta in lottery (che altrimenti andrebbe ai Chicago Bulls) e ovviamente si farà il tifo per il peggior posizionamento possibile per i New Orleans Pelicans (parleremo di NOLA nelle prossime pagine). La speranza è che i Pelicans non vengano sorteggiati tra le prime tre, altrimenti manterranno la scelta. Per quanto riguarda l’inversione di scelte che vede coinvolti Kings e Philadelphia 76ers, vista la situazione a Philly, che non potrà contare su Embiid per il resto della stagione, è improbabile che ci siano sorprese. I Kings, nonostante tutto, sono relativamente padroni del loro destino e hanno qualche mese per valutare il resto del roster.

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New York Knicks

Porzingis

Kristaps Porzingis, vincitore dello Skill Challenge all’All Star Game di New Orleans

L’infortunio di Kristaps Porzingis ha fatto temere danni ai legamenti, mentre in realtà si tratta solo di una brutta distorsione. Ma stiamo parlando dei Knicks e di Phil Jackson. La stagione ormai è persa e non ci saranno playoff in quel di New York. Phil Jackson ha fatto sapere che questi mesi verranno usati per valutare quali giocatori attualmente a roster sono più adatti alla Triple Post Offense, e contemporaneamente perdere per assicurarsi la scelta migliore possibile. I Knicks sono 25esimi per punti concessi, non avranno quindi problemi ad accumulare sconfitte. E poi a Kurt Rambis, il Defensive Coach dei Knicks che in passato ha guidato alcune delle peggiori difese della storia, è stato assegnato il compito di insegnare la Triple Post Offense e fare le debite valutazioni.  La squadra è in perfetta salute, con un presidente (Jackson) che lancia continue bordate contro la sua star (Carmelo Anthony) nel tentativo di convincerlo a non esercitare il diritto di veto su un qualsiasi scambio (che spetta da contratto al giocatore, per una clausola concessa dallo stesso Jackson durante le trattative relative all’ultimo prolungamento) e trasferirsi altrove. E la TPO ha già fatto una prima vittima, Brandon Jennings si è chiamato fuori e ha chiesto il taglio per poter trovare una sistemazione da free agent con una squadra da titolo, e si è già accordato con i Washington Wizards. Insomma, niente da vedere a New York. In tutti i sensi.

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Portland Trail Blazers

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Jusuf Nurkic

Si parlava di difese pessime, e Portland riesce a fare peggio dei Knicks e posizionarsi 26esima per punti concessi. I dubbi vertono su una compatibilità difensiva tra Damian Lillard e CJ McCollum, entrambi troppo leggeri per poter essere efficaci in difesa. Quali che siano le ragioni di una difesa colabrodo, e se sarà necessario separare una coppia di guardie da All Star Game, è un discorso che può avere pesanti conseguenze in fase di draft. Certamente Portland sta avendo risultati al di sotto delle aspettative e per quanto ci siano ancora possibilità di superare i Denver Nuggets e raggiungere l’agognato ottavo posto, la squadra si è ben posizionata per il prossimo draft. Oltre alla loro scelta, che probabilmente finirà nella seconda metà della lottery, Portland ha ottenuto altre due prime scelte, la prima in uno scambio con Cleveland a inizio gennaio e la seconda nello scambio che ha portato Jusuf Nurkic a Portland in cambio di Mason Plumlee. In quella occasione i Nuggets hanno aggiunto anche la prima scelta 2017 dei Memphis Grizzlies. Entrambe le scelte saranno alla fine del primo giro. Le possibilità, con tre scelte al primo giro di cui una in lottery, sono tante. E se dovessero mettere sul piatto qualche pezzo da novanta in una trade, l’intera Nba potrebbe subire una forte scossa.

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Minnesota Timberwolves

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Karl Anthony Towns (a sinistra) e Andrew Wiggins (a destra)

Era forse lecito attendersi di più dai Minnesota Timberwolves? Probabilmente no. Per quanto straordinario sia Karl Anthony Towns, ha bisogno di rafforzarsi nella parte inferiore del corpo, che al momento gli impedisce di reggere il confronto con i giocatori più pesanti fisicamente. Era un problema già visibile nel suo anno da rookie e che non è migliorato abbastanza da cambiare la situazione quest’anno. La speranza è che le cose cambino per la prossima stagione. Su coach Tom Thibodeau: la squadra è 16esima per punti concessi, un salto notevole visto che l’anno scorso finì 28esima. L’infortunio di Zach Lavine ha sicuramente portato via un’arma offensiva importante e soprattutto un giocatore su cui Thibs stava lavorando per portarlo a un livello difensivo quantomeno accettabile. La grande difficoltà sarà ora per il Tom Thibodeau GM di resistere alla tentazione di firmare i suoi ex giocatori (Derrick Rose su tutti) e di guardare a solidi giocatori che possano portare un minimo di esperienza per una delle 5 squadre più giovani della lega. Due possibili fonti di preoccupazione sono la crescita di Andrew Wiggins, che al momento viaggia a 3.4 assist, 3.2 palle perse (per 100 possessi).  Altra preoccupazione di una certa importanza, trovare un giocatore che possa essere di aiuto alla squadra al prossimo draft, magari facendo meglio di Kris Dunn.

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Dallas Mavericks

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Yogi Ferrell, con la maglia dei Dallas Mavericks

I Dallas Mavericks hanno perso Deron Williams e Andrew Bogut, inutili per il resto della stagione e poco utili alla loro causa in generale, e hanno aggiunto via trade Nerlens Noel, il tipo di centro che ha da sempre fatto le fortune dei Mavericks allenati da coach Rick Carlisle. Vedere alla voce Tyson Chandler per informazioni. Ma la grande storia di questa stagione per i Mavs è che di tutte le point guard (o dei loro cadaveri rianimati) la migliore è risultata essere un giovane firmato con un decadale che poi è stato esteso a tutta la stagione. Yogi Ferrell è oggi il playmaker titolare e, come è prevedibile sotto un grandissimo allenatore come Rick Carlisle, sta facendo faville. Ovviamente la squadra è pessima, in parte perché Dirk Nowitzki ha quasi quarant’anni, in parte per via dei numerosi infortuni di inizio stagione e in parte perché a questa squadra manca il talento per arrivare ai playoff. Coach Carlisle non accetterà mai di correre per la sconfitta e per le palline da ping pong a maggio, e la squadra rischia in questo modo di guadagnare qualche posizione, ma difficilmente potranno recuperare il distacco accumulato nei confronti dei Denver Nuggets. Per i Mavericks e i Trail Blazers si pone, di fatto, la stessa domanda: i Nuggets sono la peggior difesa della Nba, ma sono anche il miglior attacco della lega da quando Jokic è di nuovo titolare. La fatica accumulata potrebbe rallentarlo, cosa che in effetti sta già succedendo, ma ha anche messo insieme 4 triple doppie negli ultimi 30 giorni, impresa riuscita finora solo a Giannis Antetokounmpo, Jason Kidd e Oscar Robertson. I Nuggets sono decisamente favoriti.

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New Orleans Pelicans

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DeMarcus Cousins (a sinistra) e Anthony Davis (a destra) in maglia Pelicans

La trade che ha sconvolto l’All Star Game ha regalato ai Pelicans tutto quello di cui avevano bisogno: un centro da affiancare a Anthony Davis per proteggerlo dagli scontri fisici che lo vedevano svantaggiato e un potenziale micidiale nel frontcourt, e lo ha ottenuto al costo di Buddy Hield e una prima scelta 2017. Davis e Cousins sono giocatori da livello All-Nba e la presenza dell’ex Sacramento Kings potrebbe permettere ai Davis di concentrarsi maggiormente sul lato difensivo, dove è di molto superiore a Cousins. Il potenziale per essere una delle forze dominanti della lega è evidente, ma Cousins dovrà diminuire il numero di falli tecnici, visto che ha già collezionato il 18esimo stagionale, che gli costerà una seconda partita di sospensione. E per il resto della stagione, ogni nuovo tecnico guadagnato significherà una partita di sospensione. Per la cronaca, il record per il più alto numero di falli tecnici in una stagione è di 41 e appartiene a Rasheed Wallace, nella stagione 2000-2001 con i Portland Trail Blazers. Cousins dovrà impegnarsi di più l’anno prossimo se vorrà fare meglio del leggendario Sheed. La scelta di quest’anno dei Pelicans è destinata ai Sacramento Kings, come detto poc’anzi, e NOLA potrà usufruirne solo se finirà in top3. Sarà playoff o lottery? La sensazione è che, se qualcuno riuscirà a scalzare i Nuggets, non saranno i Pelicans. Ma è anche troppo tardi per andare a caccia di una percentuale migliore a maggio. Molto meglio lavorare sull’intesa tra i due nuovi pilastri della franchigia. Falli tecnici permettendo.

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