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Bisogna tornare indietro al 1979 per trovare risultati identici, con la n.1, la n.2 e la n.4 del ranking sconfitte nello stesso giorno. Di solito upset del genere si verificano tutti insieme solo durante la March Madness e invece c’è stata un’anticipazione della follia del torneo, con Villanova, Kansas e Kentucky battute in trasferta rispettivamente da Marquette, West Virginia e Tennessee.
Non imprevedibile la vittoria dei Mountaineers sul loro campo contro la squadra di Bill Self, assolutamente inattese le sconfitte dei due Wildcats, con i campioni in carica e i ragazzi di John Calipari battuti per due punti da squadre fuori dal ranking e con poche chance di arrivare al torneo.
Vediamo com’è andata una grande notte di college basketball.
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Mentre i riflettori erano puntati sui big match tra squadre del ranking, davano tutti per scontato che la gara tra Marquette e Villanova sarebbe finita come quella d’andata giocata a Philadelphia e vinta agilmente dai Wildcats. E invece no, il lavoro di Steve Wojciechowski continua a pagare frutti e così Marquette si è presa il lusso di regalare ai suoi tifosi l’upset della giornata e di battere 74-72 la n. 1 del ranking tre giorni dopo aver vinto in casa di Creighton.
Ice blood Reinhardt
“Ogni volta che vado in lunetta ripeto gli stessi gesti, palleggio tre volte, inspiro, espiro e poi lascio andare la palla”. Chi parla è il senior Katin Reinhardt che a 11 secondi dalla fine ha fatto il 2/2 ai tiri liberi che ha regalato la vittoria ai Golden Eagles. La sua prestazione però non si è limitata a questo, anzi. Dopo i 21 punti con 4/9 da 3 e 7 assist contro Creighton, l’ala di Marquette partendo dalla panchina ha garantito 19 punti con 4 triple su 7 tentativi. Una delle quali di una certa importanza.
Date a Jenkins l’indirizzo del palazzetto
Di sicuro Marquette ha avuto il merito di limitare la stella di Villanova Josh Hart, ma se i Wildcats hanno perso è anche perché uno dei loro giocatori-simbolo, Kris Jenkins, cioè l’autore della tripla che ha regalato il titolo Ncaa dello scorso anno, non si è presentato all’Harris Bradley Center. Ha mandato il suo gemello scarso, che ha chiuso (il gemello) con 0/7 al tiro e un 2/2 dalla lunetta. Con in campo il Jenkins giusto probabilmente la storia sarebbe stata diversa.
Un aiuto silenzioso
No, non partita stellare per Luke Fischer, il centro (6-11) di Marquette, ma una di quelle gare che si possono definire solide, fatta di tante piccole cose che non si vedono e di tanti movimenti senza palla per farsi trovare al momento giusto nel posto giusto. Ha chiuso con 15 punti e un 7/10 dal campo alla fine fondamentale. Con alcuni canestri peraltro gradevoli da vedere…
Il segreto di Pulcinella
Nella serata disastrosa di Jenkins e nella norma di Hart, chi ha tirato la carretta per Villanova? Sempre lui, il “solito” Jalen Brunson che ha steccato la serata dalla lunga distanza (0/5), ma per il resto ha guidato i Wildcats nell’arco di tutta la gara. Alla fine per lui 19 punti con 7/8 da 2pt, 4 rimbalzi, 4 assist e 3 recuperi. Parliamo di uno dei giocatori più sottovalutati dell’intero college basketball, ma questo accade quando giochi in mezzo a tanti altri campioni.
Com’è bello saper tirare da 3
“Abbiamo vinto la gara fondamentalmente grazie alla nostra difesa”, ha detto coach Wojciechowski. E noi rispondiamo “mah”. Villanova si è fermata a 72 punti, contro una media stagionale di 78, ma di solito la difesa dei Wildcats tiene gli avversari intorno a 62, ed è stato grazie all’attacco (di cui vi avevamo già parlato nella scorsa week) che i Golden Eagles sono riusciti a portare a casa la gara. E una delle caratteristiche della parte offensiva di Marquette è il tiro da 3: sotto di 6 punti nel finale sono state due triple a riportare la gara in parità. Nella specialità Marquette è al 3° posto in tutta la Ncaa con il 41,9% e tra le big solo UCLA è in grado di fare meglio.
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Cancellare Knoxville dalle trasferte di Kentucky potrebbe essere la soluzione ma, purtroppo per i Wildcats, Tennessee gioca nella Sec. Quindi John Calipari dovrà inventarsi qualcosa di meglio visto che anche quest’anno la sua squadra ha perso 82-80 in modo del tutto inaspettato sul campo dei Volunteers, così come era successo l’anno scorso, subendo la prima sconfitta nella conference per di più contro una squadra dal record negativo.
Non è stata una partita assurda come quella dello scorso febbraio, quando Kentucky sprecò un vantaggio di 21 punti, ma quasi. Vediamo perché.
Giovani, piccoli ma aggressivi
La squadra di Rick Barnes è giovanissima (333/a nella nazione) e schiera tre freshman in quintetto, ma fino a qui praticamente nessuno può pareggiare l’inesperienza di Kentucky (345/a) che di freshman in quintetto ne fa partire addirittura 4. Ma a parte che si tratta di giocatori dal talento un po’ diverso, la differenza sta soprattutto nell’altezza, visto che i Volunteers sono la 301/a squadra della Division I e giocano con un ‘centro’ di 1.98 (Grant Williams) il cui sostituto è alto 1.95 (Admirald Schofield).
Ottima la partita dei due pseudo lunghi dei Volunteers che facevano tenerezza di fronte a Bam Adebayo ma alla fine hanno messo insieme 28 punti, compreso il decisivo gancetto di Williams a 14 secondi dalla fine, e 13 rimbalzi in due, lasciandone solo 5 al centro (vero e grosso) di Kentucky. L’aggressività che i ragazzi di Barnes hanno messo dall’inizio alla fine ha fatto la differenza e il gap di centimetri è sparito, facendo felice un grande vecchio dei Vols
La partita perfetta
Per vincere contro una squadra con molti più centimetri e talento, i giovani di Tennessee dovevano giocare la partita perfetta e così è stato. Hanno limitato la transizione offensiva di UK che ha segnato solo 9 punti in contropiede rispetto ai 26.4 abituali, sono andati bene a rimbalzo lasciando ai Wildcats solo 8 rimbalzi offensivi (14 di media), hanno tirato poco ma bene da 3 (5/10) mentre di solito non vanno oltre il 33%, (240/ma) e soprattutto hanno giocato da squadra, passandosi la palla e trovando sempre un protagonista diverso, a partire dall’ottimo Robert Hubbs (25 i suoi punti). Certo, la difesa di UK ci ha messo del suo lasciando canestri facili anche a giocatori come Lew Evans che su un campo da basket avrebbero poca cittadinanza.
I problemi di Calipari
“This is a great learning experience”, ha detto a fine gara Calipari, aggiungendo che ogni tanto fa bene prendere una botta in testa per capire che bisogna migliorare. Non basta la classe dei suoi giocatori per fare strada, bisogna anche che giochino di più e meglio insieme. Malik Monk ha sì segnato 25 punti ma il suo 3/13 da 3 è dovuto anche a tante forzature. Bam Adebayo nel primo tempo è stato colpevolmente ignorato e ha segnato 15 dei suoi 21 punti nella ripresa, quando finalmente i suoi compagni hanno capito che veniva marcato da avversari nani.
Isaiah Briscoe ha preso 14 rimbalzi ma, nelle ultime tre partite, siamo a 9/28 e 1/6 da tre, con l’unica tripla segnata (di tabella) nell’ultimo inutile tiro della partita contro i Volunteers. Imbarazzante il layup che ha sbagliato tutto solo a metà della ripresa La panchina ha prodotto 4 punti, tutti di Derek Willis, contro i 37 di quella di Barnes. Dopo la bella partita contro South Carolina, Wenyen Gabriel è stato letteralmente un fantasma. “I ‘ve got to do a better job”, ha concluso Calipari. Anche i suoi giocatori.
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La gara tra Kansas e West Virginia è durata fino a quando ai Jayhawks è entrato con continuità il tiro da 3. Poi nel finale i Mountaineers hanno preso il largo senza mai mollare la presa, vincendo per 85-69. “It was a must win,” ha detto a fine gara la guardia Tarik Phillip. “It’s what we talked about all week. Losing wasn’t on our mind”. Beh si è visto. Ecco cosa ha detto la gara.
Palle perse e tiri liberi
Coach Bob Huggins ha detto che quando West Virginia limita le palle perse (passate dalle 23 con Kansas State alle 10 contro Kansas) e tira bene i liberi (82% con 9 degli ultimi 10 a segno) la sua squadra diventa difficile da battere. Ok coach, grazie, ma questo potrebbe valere un po’ per tutte le squadre. Diciamo che i Mountaineers dal canto loro sono strani forti: ai tiri liberi sono passati dal 63% scarso alle ultime due partite in cui hanno tirato l’85%. Come funziona coach? Basta che lei dica “da adesso tirate bene?”. Al di là delle statistiche, West Virginia ha giocato compatta, tirando bene (40% da 3pt) e riuscendo a togliere dalla partita il vero motore di Kansas, ovvero Frank Mason, tenuto a 6/16 dal campo senza liberi tentati.
Dategliene altri 25.000
Con questa vittoria coach Huggins diventa il nono allenatore più vincente della storia del college (superato Eddie Sutton con 807). Ma non è tanto (o solo) per questo che l’allenatore di West Virginia può festeggiare. Quando l’università ha lasciato la Big East per la Big 12 e ha esteso il contratto a Huggins, una delle clausole era un bonus di 25mila dollari per ogni vittoria contro Kansas. Uno stimolo che ha prodotto 4 W consecutive, dal 2014 infatti i Jayhawks perdono al WVU Coliseum. E l’allenatore è già arrivato a 100.000 $ di bonus.
Chi vuole Josh Jackson?
Qualche problema di falli che ne ha limitato l’utilizzo e una sconfitta a fine gara. Ma per il resto Josh Jackson, il freshmen delle meraviglie di Kansas, può solo essere contento. Il talento di Detroit ha toccato quota 22 punti per la terza volta in stagione (con 4 rimbalzi e 4 assist), mostrando però tutto il suo repertorio. Schierato da 4 da coach Bill Self, Jackson ha finalmente dato risposte concrete anche dalla lunga distanza chiudendo con la migliore prestazione stagionale (4/4). Il tutto senza farsi mancare giocate spettacolari.
Di Ahmad ve l’avevamo detto
Qualche settimana fa all’interno di una nostra week vi avevamo segnalato la crescita di Esa Ahmad che inizia a piacere alla Nba e che in ogni caso dovrebbe far sbavare le squadre europee. È noto da sempre come grande difensore, un lungo (203 cm) dalla mobilità laterale fuori dal comune con senso del rimbalzo e verticalità. Da quest’anno però sta facendo vedere anche un signor repertorio offensivo, e ha scelto Kansas come partita in cui mostrarlo al meglio: career-high di 27 punti con 10/17 dal campo e 7/9 ai liberi con movimenti in post basso e tiro da fuori fino alla linea da 3.
Emergenza lunghi a Kansas
Il play Frank Mason è stato in campo 39 minuti per 15 punti e 4 rimbalzi. I lunghi Landen Lucas-Carlton Bragg e Mitch Lightfoot tutti insieme 43 minuti con 4 punti 2/7 dal campo e 12 rimbalzi. È abbastanza evidente che l’infortunio del centro Udoka Azubuike abbia definitivamente messo a nudo le difficoltà di Kansas sotto le plance, che emergono nelle partite contro le squadre più forti. Nel match contro West Virginia coach Self ha fatto ricorso alla zona (dalla metà del secondo tempo) per arginare i falli, ma prestando il fianco ai rimbalzi offensivi. I Mountaineers sono stati anche abili a sfruttare ogni volta che hanno potuto le difficoltà di Jackson a difendere in post basso
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