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Gonzaga ancora fuori, Paolo Banchero show

Paolo Banchero - Duke
Autore: Redazione BasketballNcaa
Data: 25 Mar, 2022

Paolo Banchero è super, Chet Holmgren è un fantasma. E così alle Elite Eight non ci sarà la sfida più attesa del Torneo tra potenziali prime scelte al draft perché Gonzaga si fa eliminare a sorpresa da Arkansas e perde un’altra March Madness da favorita. Va avanti invece Duke che viene a capo di una tignosissima Texas Tech che comanda a lungo la partita, ma non resiste agli ultimi 3′ del giocatore italiano e di Jeremy Roach.

#4 Arkansas – #1 Gonzaga 74-68
#2 Duke – #3 Texas Tech 78-73

Lo show di Paolo Banchero

Ci sono molti modi per vincere le partite, ma nel college basket di solito il talento non basta. Lo sa bene Mike Krzyzewski che ha visto nei 42 anni sulla panchina di Duke versioni ipertalentuose dei suoi Blue Devils, da quella con Kyrie Irving a quella con Zion Williamson e RJ Barrett, perdere contro squadre senza l’ombra di un prospetto Nba. Poteva, e a lungo è sembrato, che la sua carriera finisse proprio così, contro una Texas Tech composta da umanità varia proveniente da mid major e sottoleghe della pallacanestro universitaria, ma in grado di avere risposte a tutto. Ma il classico ‘difesa che batte attacco’, molto frequente alla March Madness (vedi Arkansas-Gonzaga) questa volta non ha funzionato.

Con la sua migliore partita dell’anno, Paolo Banchero dà la vittoria numero 100 al Torneo al suo coach e porta di peso Duke alle Elite 8, con il contributo fondamentale di Jeremy Roach. Sono loro due, come già successo contro Michigan State, gli autori di tutte le giocate chiave nel finale ma la prestazione dell’italiano è ottima dal primo all’ultimo minuto: chiude con 22 punti, 3/4 da 3, 4 rimbalzi, 4 assist e 3 recuperi, oltre a una tonnellata di leadership messa in campo senza pause in una partita che più complicata per Duke non poteva essere.

 

A lungo infatti è Texas Tech a dare la netta sensazione di comandarla: nei primi 7 possessi della gara, Duke segna un canestro, perde tre palloni e scaglia tre orrendi tiri che non prendono neanche il ferro. Alla sua prima esperienza da head coach, Mark Adams si conferma senza se e senza ma il miglior allenatore dell’anno, capace di mettere insieme la miglior difesa della nazione per adjusted efficiency ma non solo: l’attacco funziona meglio di quello di Duke con Bryson Williams e Kevin McCullar a far impazzire i Blue Devils.

Solo nel secondo tempo, la zona di coach K riesce a interrompere il ritmo offensivo dei Red Raiders che non segnano mai nei primi 6 possessi contro la 2-3. In attacco, Duke resta attaccata alla partita grazie a Banchero che fa vedere tutto il suo repertorio da giocatore completo: tiri da fuori, penetrazioni, aggressività vicino al ferro, visione di gioco e tanta, tanta presenza mentale. Sotto anche di 8, Duke mette la testa avanti a 3′ dalla fine grazie a una sua tripla e due canestri di Roach danno il vantaggio che Texas Tech non riesce più a recuperare. La carriera di coach K può continuare, lo show di Paolo Banchero anche.

L’ennesima occasione persa di Gonzaga

E anche quest’anno non si vince: Gonzaga perde l’ennesima occasione per conquistare il primo torneo della sua storia e questa volta non arriva neanche in finale, nonostante fosse la grande favorita. Dopo aver faticato al primo turno con Georgia State e aver rischiato grosso contro Memphis, gli Zags vengono eliminati da un’improbabile Arkansas che dà un’altra grossa delusione a Mark Few. Ha funzionato al meglio la difesa messa in campo da coach Eric Musselman che ha costretto gli Zags a 15 palle perse, una in più delle 14 perse nelle due partite precedenti, e Drew Timme è stato limitato a suon di raddoppi grazie a un maestoso Jaylin Williams sempre presente e pronto a sacrificarsi pur di non far muovere la retina.

Timme ha comunque chiuso con 25 punti, ma per segnarli ha dovuto prendere 19 tiri dal campo ed otto liberi. Chi ne esce con le ossa rotte, soprattutto in ottica Draft, è Chet Holmgren. Il freshman degli Zags è stato un fantasma per gran parte del match con un lampo solo nella prima metà del secondo tempo con 11 punti che hanno tenuto in partita i propri compagni. Sempre utile a rimbalzo (14) ma il primo tempo da spettatore (0 punti con 0/2) non è giustificabile e non ha mai davvero sfruttato l’enorme vantaggio di centimetri che ha avuto con chiunque lo abbia marcato. I problemi di falli lo hanno condizionato sin dalla metà della prima frazione, ma soprattutto gli Hogs non hanno mai avuto paura di puntarlo sotto canestro mettendo in luce una scarsa reattività che ha portato alla sua esclusione per falli a tre minuti e mezzo dalla sirena. Deludenti anche le due guardie di Mark Few che erano state fondamentali contro Memphis:  Andrew Nehmbard non è mai realmente in partita, Raisir Bolton pure e in due combinano per 15 punti con 5/21 al tiro

Per Arkansas questa è una vittoria storica, la prima nella Madness contro una numero uno e per buona parte della partita non è mai stata in discussione. E questo per due motivi: uno, già citato, è Jaylin Williams con la sua grande prova in difesa, l’altro un po’ a sorpresa è Trey Wade. Il senior è stato determinante in attacco, dove ha chiuso con il 60% dal campo e 3/4 dall’arco facendosi trovare sempre pronto e costruendosi la personale notte da sogno. E JD Notae? Il faro dell’attacco dei Razorbacks è stato protagonista di una partita in chiaro scuro in cui ha sì guidato i compagni, ma spesso si è perso in tentativi senza senso – testimone il 9/29 dal campo – e questo soprattutto nella parte finale della partita dove, invece, c’era un gran bisogno di giocare con il cronometro. Adesso, per Musselman e i suoi ragazzi la testa va a Duke. Pronti a mettere in campo un’altra difesa tostissima per far terminare il viaggio di Coach K.

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