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Final Four, UConn dominante, San Diego State allo scadere

Autore: Raffaele Fante
Data: 2 Apr, 2023

UConn arriva in finale senza soffrire praticamente mai con il suo stile dominante, San Diego State soffre tantissimo e vince con un tiro all’ultimo secondo. Dopo due partite molto diverse, l’inedita finale avrà una chiara favorita ma anche una contender che davvero non muore mai.

 

#5 SAN DIEGO STATE 72
#9 FLORIDA ATLANTIC 71

È la benedizione dello stadio di Houston – o la maledizione, dipende da come la si vede. Prima di SDSU-FAU, l’ultima gara di Torneo giocata lì vide Villanova vincere il titolo 2016 con l’iconico buzzer beater di Kris Jenkins. Ed ecco che la prima gara sotto quel tetto finisce con un altro canestro allo scadere, quello di Lamont Butler in una semifinale assolutamente vietata ai cuori deboli.

 

“L’ho messa e sono felice”. E te credo, caro Lamont, giocatore che tra l’altro non è nuovo a colpi di coda simili. E felice è anche coach Brian Dutcher, che ha candidamente ammesso di non aver speso l’ultimo timeout a disposizione perché rimasto a corto di schemi da utilizzare. A parecchi non piacerà, ma in una situazione del genere è molto meglio lasciar fare i propri in campo anziché fermare tutto per scarabocchiare X e O a casaccio. E in ogni caso, ha avuto ragione lui.

San Diego State, alla seconda vittoria consecutiva con un solo punto di scarto, si conferma squadra tremenda contro la quale non si è mai al riparo da rimonte. Nemmeno quando tocchi il +14, terzo deficit più ampio mai recuperato in una semifinale e, appunto, massimo vantaggio toccato da Florida Atlantic con poco meno di 15 minuti da giocare. Fin lì la gara era stata incredibilmente bella da vedere, con le due squadre a lungo ben oltre il punto per possesso, smentendo così tutte le previsioni (compresa la nostra) che immaginavano una battaglia di trincea con tanti sdeng. Poi nella ripresa ci hanno pensato gli arbitri a rovinarla con diversi fischi incomprensibili – ma perlomeno assegnati con spirito di par condicio.

FAU aveva tenuta in pugno la partita con autorità, per lunghi tratti giocando in maniera semplicemente perfetta in attacco contro una difesa che in genere non si fa portare a spasso così facilmente. Dopo quel +14 però le cose hanno iniziato pian piano a incrinarsi: vuoi perché SDSU è anch’essa una che non muore mai, vuoi la fatica (crollo improvviso e assoluto a rimbalzo, alcuni layup sbagliati e palloni buttati via negli ultimi 6-7 minuti), vuoi i fischi strani come il quarto fallo dato a Vlad Goldin su una stoppata pulita come un pavimento appena lavato. Fallo che non ha fatto altro che indebolire ulteriormente il già magro apporto del lungo russo, che per tutta la gara sembrava portarsi a spasso la nuvoletta di Fantozzi: raramente ne ha fatta una giusta e, anche quando ne faceva una giusta, gli dei del basket trovavano il modo di beffarlo. Per una volta FAU ha vacillato e a nulla è valso il losing effort eroico di Alijah Martin (26 punti con 7/13 al tiro e 9/10 ai liberi).

In finale ci va dunque SDSU, che contro la schiacciasassi UConn vestirà i panni della Davide di turno. Sognare non è proibito però, specie se Matt Bradley sarà quello della semifinale (21 punti con 5/12 al tiro e 7/9 ai liberi con un po’ di canestri tosti a segno) anziché quello dei due turni precedenti e se la panchina sarà solida e produttiva in attacco come ieri – bravo soprattutto Jaedon LeDee, trasformatosi in meglio tra un tempo e l’altro e di fatto rivelatosi decisivo nel tenere a galla i suoi.

 

#4 UCONN 72
#5 MIAMI 59

Giusto con un pelo di fatica in più rispetto alle passeggiate fatte finora, UConn arriva alla sua quinta finale, vincendo ‘solo’ con 13 punti di scarto una partita che di fatto non è mai stata in discussione. Con la terza doppia doppia del torneo, Adama Sanogo si conferma il giocatore più dominante della Division I ed è ancora lui il leader di una squadra che gioca benissimo soprattutto in difesa e spegne tutti gli attaccanti di Miami. Che avrebbe avuto bisogno di un’altra grande serata di Isaiah Wong, Jordan Miller e Nijel Pack e invece nessuno dei 3 riesce a trovare il canestro con continuità: 4/10 al tiro per i primi due, 3/10 per Pack e così la squadra che era stata capace di segnare 89 punti contro Houston, cioè la miglior difesa della nazione, si ferma a 59 e addio sogni di gloria.

Con due triple (!), Sanogo apre il 9-0 con cui Uconn inizia la partita e si capisce quindi subito che per gli Hurricanes non sarà una serata facile. I ragazzi di Dan Hurley sanno tutti cosa fare e ripetono il copione visto in tutto il torneo: un senior come Tristen Newton che mette ordine e fa giocare i compagni (8 assist), dei tiratori affidabili e una coppia di lunghi a cui semplicemente nessuno si avvicina in tutta la Ncaa. Oltre a Sanogo, infatti, c’è pure Donovan Clingan, cioè 2.16 centimetri sempre di grande impatto e sono 6 i suoi rimbalzi in soli 13 minuti in campo.

Ma tutto parte dalla difesa e Miami chiude con il 32.3% dal campo, la sua seconda peggior prestazione stagionale, e con questa percentuale la luce non si può mai accendere. Solo 24 i punti all’intervallo, mai così pochi in tutto l’anno, e solo quando finiscono sotto di 20 a inizio secondo tempo, Wong e compagni hanno un (unico) momento di reazione con un parziale di 12-4 che li riporta sotto la doppia cifra di svantaggio. Ma dura poco. Troppo solida UConn, anche se le 15 palle perse andranno ridotte contro San Diego State, e immarcabile Sanogo, che chiude con 21+10 dando agli Huskies il controllo netto dei tabelloni e un terminale in attacco a cui dare ogni pallone complicato.

Nonostante i problemi allo stomaco, Jordan Hawkins aggiunge 13 punti e dalla panchina arriva il solito contributo. E così UConn si può confermare il programma più vincente degli ultimi 25 anni, andando a caccia del suo quinto titolo al termine di un Torneo fin qui letteralmente dominato.

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