Jordan Nwora è un’ala afro-americana che sta pian piano attirando l’attenzione degli scout Nba. A Louisville, però, lo hanno apprezzato sin da subito. L’anno scorso, essendo un freshman, coach David Padgett lo ha inserito gradualmente ed ha finito l’anno in ascesa. Quest’anno è stato promosso a leader da coach Chris Mack, anche se a inizio stagione lo utilizzava come sesto uomo.
Nato e cresciuto a Buffalo, si è trasferito nel Vermont per frequentare il liceo. Il padre, che è un coach a livello scolastico, è stato il suo primo allenatore. Lo ha aiutato a sviluppare le sue capacità tecniche e soprattutto balistiche, perché sin da piccolo il figlio si è ispirato a Carmelo Anthony. Papà Alexander Nwora è stato un ex giocatore della nazionale nigeriana – i cui componenti sono soprannominati Super Aquile -, e quando è stato nominato C.t. della stessa ha subito convocato il figlio che non ha esitato a rispondere alla chiamata.
L’estate scorsa padre e figlio hanno condiviso l’esperienza con la Nigeria che sta veleggiando verso la partecipazione ai prossimi Mondiali in Cina. Jordan Nwora, all’esordio assoluto in nazionale, ha da subito stabilito il record di punti quando contro il Mali ne ha realizzati 36, superando il precedente dell’ex Nba Ike Diogu di 31 (raggiunto due volte).
L’esperienza con le Super Aquile gli ha permesso di maturare e credere ancor di più nei propri mezzi, per questo è diventato un giocatore imprescindibile per i Cardinals. Non a caso quando lui non è in serata per Louisville diventa un’impresa vincere. In stagione ha realizzato cinque doppie-doppie in punti e rimbalzi, è il primatista del team (18.1 punti) e nella penultima gara contro Boston College ha stabilito il career-high di 32.
La prima cosa che colpisce nel guardarlo giocare è la sua capacità di tirare in catch and shoot. Essenzialmente lo si può definire un tiratore vero e proprio (41% da 3 con 2.4 triple segnate in media), che si apposta sull’arco e può colpire praticamente da ogni posizione.
Stiamo comunque parlando di un atleta di 2.03 metri, non a caso afferra 8.1 rimbalzi a gara (il migliore della squadra). Dai rimbalzi offensivi ricicla possessi per la squadra e segna punti in second chances. Dopo un rimbalzo difensivo è invece capace con un coast-to-coast di arrivare all’altro canestro.
Nella metà campo difensiva non è certamente il miglior marcatore della squadra, dato che spesso è in ritardo nel close-out o peggio non segue il suo diretto avversario nel taglio. Si fa comunque apprezzare per la volontà che lo vede diverse volte intercettare il pallone sul passaggio (1.1 recuperi).
Le sue vere lacune sono il ball-handling e l’atletismo. Non a caso va piuttosto in difficoltà quando gli viene chiesto di crearsi il tiro. Se prova ad entrare nel cuore della difesa chiude il palleggio e forza il tiro; se riesce ad arrivare al ferro è a rischio stoppata; e cosa davvero negativa è la totale mancanza di protezione del pallone che diventa un invito al furto per gli avversari (2.4 perse di media).
Quando si trova ad accattare il canestro con pochi ostacoli sul suo percorso riesci comunque a rendersi efficace, grazie anche ad un insospettabile controllo del corpo.