In una March Madness che sembra essere di altissimo livello, tra squadre al vertice che sembrano corazzate e squadre di medio livello capaci di fare uno scherzetto contro chiunque, la domanda di molti è se ci sarà lo spazio per la classica storia da Cenerentola. Prevederla è il compito più impossibile del mondo, ma possiamo suggerirvi almeno otto squadre sul quale pensare di poter puntare una fiche.
Drake: É essenzialmente una squadra di Division II che ha dominato una delle migliori mid major conference della nazione. Un capolavoro fatto da coach Ben McCollum che ha trapiantato in Iowa 4/5 della sua rotazione di Northwest Missouri State, squadra della D-II dove ha dominato, Il risultato è stato un 30-3 e un dominio in MWC. Di Bennett Stirtz ne avevamo parlato, Mitch Mascari può scoccare triple da dovunque e, pur giocando senza un vero e proprio lungo, la loro difesa può dare fastidio a molti.
Grand Canyon: É ormai un habitué della March Madness. Un’università dal budget non proprio da mid major che sarà al torneo per la quarta volta negli ultimi cinque anni: lo scorso anno è arrivata anche la prima vittoria e mirano a ripetersi forte di un frontcourt che non ha nulla da invidiare alle squadre di power conference. Tyon Grant Foster è il prospetto Nba da guardare, Ja’Kobe Coles dà una doppia dimensione in-out fondamentale mentre Duke Brennan fa a sportellate con i lunghi. Se anche Ryan Harrison riesce ad orchestrare dal perimetro, gli Antelopes saranno una brutta bestia.
Yale: Riusciranno i cervelli di Yale a mietere per i secondo anno di fila una vittima illustre? Lo scorso anno John Poulakidas e Danny Wolf avevano fregato Auburn, quest’anno è rimasto solamente la guardia di origine greche per cercare di battere Texas A&M. Poulakidas sfiora i venti punti di media, grazie al suo 40.9% da tre su otto tentativi a partita, mentre sotto canestro è il secchione Nick Townsend a reggere la mole di rimbalzi e rim protection.
High Point: Divertenti da morire e protagonisti di uno dei migliori attacchi della Division I (25° per AdfOff di KenPom). Il francese Kezza Giffa è uno dei playmakerini tascabili più abili dal pick&roll, dove tutto nasce per i Panthers. Attorno a lui coach Alan Huss, che ha ribaltato questo programma in due anni, ha reclutato tanti giocatori scontenti dallo scarso utilizzo in squadre di alto livello (come Bobby Pettiford da Kansas o D’Maurian Williams da Texas Tech) e li ha inseriti in un contesto capace di esaltarli.
San Diego: al primo anno di eleggibilità i Tritons centrano l’obiettivo. Coach Eric Olen ha primo trasformato San Diego in una potenza della D-II, poi ha gestito la delicata transizione in Division I (nei primi quattro anni di trasferimento dalla D-II alla D-I un college non è eleggibile per la March Madness) e poi ha dominato la Big West (30-4 il record generale) sospinto dalle magie di Aniwaniwa Tait-Jones (19+5+3 di media), dal talento 3&D di Hayden Gray e da una difesa tra le migliori a mettere pressione sugli esterni.
McNeese: Bentornati nel regno di Will Wade! Mentre girano voci su un suo possibile trasferimento a North Carolina State, McNeese si appresta a partecipare al secondo torneo consecutivo dopo una stagione dominante in Southland (19 vittorie su venti partite) grazie alla solita difesa aggressiva e ad un attacco rodato che può puntare su più protagonisti, Jahvon Garcia e Sincere Parker su tutti.
Akron: Un’altra delle grandissime dominatrici delle mid major che ha trasformato la MAC: terza March Madness negli ultimi anni, quest’ultima arrivata con venti vittorie in ventuno partite di conference. Coach John Groce ha costruito una squadra che non è battezzabile dalla distanza (ben nove giocatori sopra il 35% da tre) e sfrutta l’area aperta per tagli e percussioni al canestro. La strada da qui ad un upset passa da un exploit difensivo: non c’è un vero e proprio lungo capace di stazionare sotto canestro.
Liberty: quarto viaggio al torneo per i Flames sotto coach Ritchie McKay che è riuscito a costruire quello che è il miglior attacco della nazione per eFG%. Una basket ragionato, equilibrato su un entrambi i lati del campo (ha speso tanti anni da assistente sotto coach Tony Bennett), guidato da due guardie sotto il metro e ottanta come Kaden Metheny e Colin Porter. Oregon è avvisata: il frontcourt di Liberty è più atletico rispetto agli scorsi anni e potrebbe reggere la botta.