All’inizio di ogni stagione non c’è squadra della Big East che possa davvero sottovalutare Providence College e parte del merito di sicuro è di coach Ed Cooley. Sotto la sua guida, i Friars hanno raggiunto per cinque volte consecutive la postseason. La sua carriera decolla nel 2010-2011 quando da capo allenatore di Fairfield ha ottenuto un record di 23 vittorie nella Maac nonostante una serie lunghissima di infortuni che in quella stagione avevano decimato gli Stags. Lo abbiamo raggiunto in occasione del match tra Providence e la selezione all stars degli AS Tritons durante la tappa marchigiana del College Basketball Tour. Ecco cosa ci ha raccontato.
Quest’anno Providence è data tra le favorite alla conquista della Big East. Condividi questo ottimismo? Come vedi la squadra?
Diciamo la verità: abbiamo una squadra molto atletica, ma ancora molto giovane e con poca esperienza soprattutto in fase difensiva. Makai Ashton-Longford è ancora al secondo anno, mentre David Duke è una matricola e giocherà da point guard. Ci sarà da lavorare per trovare i giusti ritmi. Il campionato è lungo e la nostra conference ha ottime squadre: speriamo di riuscire ad ottenere i buoni risultati delle ultime stagioni ed affermarci non solo nella Big East, ma anche a livello nazionale.
Avete perso tre giocatori fondamentali (Kyron Cartwright, star della squadra, Rodney Bullock e Jalen Lindsey), ma la recruiting class è di tutto rispetto (David Duke e AJ Reeves su tutti). Parlaci dei freshman e dei giocatori che faranno la differenza nel prossimo campionato.
È vero. Abbiamo perso tre giocatori fondamentali per il nostri schemi: Cartwright, Bullock e Lindsey erano il trio più vincente della storia dell’intero programma di Providence. Ma abbiamo preso altrettanti giocatori di talento e dalle grandi prospettive: sono giovani, hanno ancora tanto da imparare e, per farlo devono giocare, fallire e imparare dai loro sbagli per poter migliorare partita dopo partita e giocare ai massimi livelli. Quando lo faranno, ci daranno la possibilità di essere una delle migliori squadre della conference. Di questo ne sono sicuro.
Quale di questi nuovi giocatori pensi che avrà il maggiore impatto?
Penso che tutti avranno il loro peso nel nostro gioco e tutti avranno tutti l’opportunità di giocare. Certo, David Duke e AJ Reeves arrivano con una marcia in più (entrambi prospetti quattro stelle, il primo erede designato di Cartwright, il secondo corteggiato fino all’ultimo anche da Villanova, Virginia e Louisville). Ma sono contento di averli in squadra perché ognuno di loro contribuisce in maniera differente: chi in difesa, chi in attacco, chi in velocità, chi in esplosività e atletismo.
Cambierà qualcosa nello stile di gioco, in attacco o in difesa?
I cambiamenti riguarderanno soprattutto la difesa in termini di versatilità. Siamo molto atletici e piccoli e quindi in questo senso saremo molto competitivi.
Chi pensi ci stupirà di più tra i tuoi giocatori?
Penso che Kalif Young sia quello che ha tutte le carte in regola per sorprendere di più in questa stagione: è al suo terzo anno e il suo rendimento sta migliorando di anno in anno. Questa sarà la sua stagione. Ma ho ottime sensazioni anche su Jimmy Nichols. È un freshman, ma sta dimostrando un grande spirito di squadra e una grande dedizione al lavoro. Farà grandi cose, ne sono sicuro.
Dopo la partenza di Cartwright, chi pensi che sarà il leader della squadra?
Al momento, il giocatore che sta emergendo come il nuovo leader è Alpha Diallo. Ma anche Holt, al suo ritorno in campo dopo un lungo infortunio, ha la stoffa adatta per ricoprire un ruolo da leader all’interno di questo gruppo. Tuttavia, per la prossima stagione, penso che Young avrà un ruolo centrale in questo senso, proprio perché sta prendendo sempre maggiore consapevolezza dei suoi mezzi ed è pronto a guidare i suoi compagni.
La prossima sarà l’ottava stagione con i Friars. Qual è stata quella che ti ha dato maggiori soddisfazioni e perché?
Nel 2014 abbiamo vinto il titolo della Big East e siamo arrivati fino al secondo turno della NCAA (sconfitti da North Carolina) dopo aver perso tre giocatori a novembre: si è trattato quindi di un risultato sorprendente e di grande valore per il programma. Ma per quel che mi riguarda, ogni stagione è stata positiva dato che mi ritengo soddisfatto quando i miei giocatori danno il meglio in tutte le partite come hanno fatto i ragazzi che ho allenato in questi otto anni.
La preseason sarà di alto livello. Spiegaci la scelta di affrontare top team come South Carolina, Michigan e Texas.
Questo è il motivo per cui abbiamo fatto il tour in Italia. Vogliamo sfruttare al meglio questa fase di preseason per poter mettere a punto i nostri schemi e creare un gruppo coeso ed efficiente. In realtà, abbiamo sempre affrontato elite teams nel prepararci alle fase di conference, ma quest’anno abbiamo deciso di affrontare anche squadre che non giocassero nella Big East per prepararci al meglio anche alla fase di postseason dove sicuramente incontreremo team molto forti provenienti da altre conference.
Chi vedi favorita nella Big East oltre alla solita Villanova?
Buona domanda. Per quel che riguarda la Big East, penso che Marquette possa fare il grande salto quest’anno. St. John’s è invece la squadra con più talento e potrebbe riservare qualche sorpresa. Comunque vedo Villanova ancora sopra le altre: hanno un sistema, una cultura cestistica e un allenatore che la rendono superiore a tutte. A livello nazionale: Duke, Kansas e Kentucky sono le squadre che avranno più possibilità di aggiudicarsi il titolo il prossimo anno.
Nella tua carriera, qual è stato il giocatore più forte che hai allenato?
Ho avuto modo di poter allenare giocatori molto forti. Non saprei sceglierne uno, ma sicuramente sono orgoglioso di aver potuto allenare ragazzi che poi sono arrivati al professionismo. È difficile fare dei nomi dato che ogni giocatore porta qualcosa di diverso e ti lascia un ricordo particolare. Posso dire solo di aver allenato moltissimi giocatori forti, dipende anche da quello che poi uno intende per “forti”. Io li tratto tutti come se fossero dei miei figli e sono orgoglioso di ciascuno di loro.
Qual è l’allenatore avversario che rispetti di più?
Francamente ho un grandissimo rispetto per tutti i coach della Ncaa. In America, abbiamo la fortuna di avere degli allenatori di grande talento ed è quindi un vero onore potersi confrontare con loro. Ognuno di loro ha uno stile unico e c’è sempre qualcosa da imparare. Naturalmente ho una predilezione per gli allenatori della Big East, ma ho grande rispetto per tutti, anche per quelli che ho potuto incontrare in Italia in questi giorni. È interessante vedere sistemi di gioco differenti dai propri e sono contento che anche io possa io essere d’aiuto o di ispirazione a qualcuno di loro.
Parlando di ispirazione, c’è un allenatore che consideri un po’ il tuo modello?
Non posso che citare Jay Wright. È stato capace di vincere cinque titoli di conference e tre titoli Ncaa. Non solo è un grande amico, ma un grandissimo allenatore e ogni volta è davvero un piacere poter competere contro di lui e i suoi Wildcats.
Passiamo ad un tema un po’ più complesso e di grande attualità. Cosa pensi delle nuove regole Ncaa?
Penso che i cambiamenti siano dovuti e che dobbiamo quindi accettarli (cosa cambia con le nuove regole) . Dopo le indagini fatte dall’FBI, era necessario fare qualcosa perché hanno portato alla luce problemi nel sistema del recruiting che dovevano essere risolti. Ora staremo a vedere a quali risultati porteranno queste nuove regole. Al momento è ancora troppo presto per emettere un giudizio: è un work in progress che avrà bisogno di un po’ di tempo per portare a dei veri frutti. Sicuramente ci sarà bisogno di riformulare e riadattare alcuni punti in modo da dare anche agli stessi giocatori la possibilità di formulare delle proposte o dare dei giudizi.
Quale regola non ti piace?
Questa è difficile. Non saprei come rispondere francamente in quanto non so quale impatto avranno queste riforme nel mondo reale. Bisognerà vedere nei prossimi mesi come andranno le cose e allora sì sarà possibile fare critiche ed esprimere giudizi più o meno positivi sui vari punti.
Quali sono stati i cambiamenti più utili?
Sicuramente il fatto di avere più tempo di allenarci con loro, di avere più tempo per dare loro indicazioni e passare più tempo con loro anche a livello più personale. In questo modo credo che sarà possibile aiutarli a crescere meglio sia come giocatori che come persone.