Home 9 Focus 9 Capoliste per caso: quanto durano Clemson e Providence?

Capoliste per caso: quanto durano Clemson e Providence?

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 12 Gen, 2023

È inevitabile che ci siano un po’ di squadre che conducono una stagione superiore alle attese: in testa alle varie conference ci possono essere formazioni che si rivelano incontestabilmente di alto rango – Kansas State e Xavier per esempio – o altre che invece ci arrivano un po’ più di soppiatto, come Clemson e Providence. Ma quanto può durare la festa per queste ultime?

 

Clemson

Brad Brownell non strappa mai applausi eppure, gira e rigira, la sua Clemson spesso e volentieri è lì a lottare per un posto al Torneo Ncaa. Ora però viene il dubbio che possa puntare persino a qualcosa di più. Votata come #10 nella preseason poll della ACC, aveva fatto un buon colpo nell’anticipo di conference d’inizio dicembre (+20 con Wake Forest) subito dopo averla spuntata dopo due OT con Penn State in non-con, ma questa era pure la squadra capace poi di beccare 18 di scarto da una Loyola-Chicago in rebuilding totale, i peggiori Ramblers degli ultimi dieci anni.

Eppure eccola là, sola soletta in testa con record 6-0 – per la prima volta in 70 anni – con Miami (5-1) unica a inseguire da vicino e le più quotate Duke, North Carolina e Virginia per ora immerse nelle acque sovrappopolate da squadre con bilancio 4-2 e 3-3. Le vittorie con Georgia Tech e Louisville gonfiano un po’ il curriculum, visto che sono una più modesta dell’altra, e nemmeno quella con Virginia Tech impressiona, data la crisi nera in cui versano gli Hokies (5 L di fila). Difficile però liquidare i Tigers come fortunati quando si è in presenza di un +14 con NC State e di un successo (pur di misura) sul campo di una Pitt che è effettivamente un osso duro.

Cosa sta succedendo dunque nel South Carolina? Succede che Brownell ha una squadra come al solito ultra atletica a propria disposizione, ma ha detto addio all’esperimento small ball: l’avere taglia più adeguata in tutti gli spot si sta rivelando decisivo. Non è una Clemson che ti spacca con la difesa come nelle sue “migliori” incarnazioni passate, ma c’è decisamente equilibrio fra le due metà campo e di certo non guasta contare su un 5th-year senior che fa la voce grossa come Hunter Tyson, un 4 quasi abbonato alle doppie doppie, che tira da tre come quasi mai fatto prima in carriera (44.2%) e all’occorrenza capace di caricarsi sulle spalle un attacco che però in genere non ha bisogno di chiedergli straordinari (cinque giocatori segnano fra 9.8 e 16.2 punti).

Le prossime tre gare sono insidiose, ma se Duke non si sblocca, VT non esce dalla crisi e Wake Forest subisce la prima fatale sconfitta in casa, allora Clemson potrebbe addirittura arrivare a fine gennaio con un 12-0 nella ACC. Difficile, ma a ben vedere non impossibile. Vincere la regular season poi è un altro paio di maniche, ma i Tigers non dovranno affrontare trasferte con Duke e Miami, il che può rivelarsi un gran vantaggio.

 

Providence

Non siamo in presenza della fortuna di Providence diventata praticamente proverbiale nella stagione scorsa, ma di certo per i Friars qualche astro si è allineato per arrivare a metà gennaio con un 6-0 nella Big East, conference in cui ci si dà sempre botte da orbi e, quest’anno, aperta come non mai, vista la stagione di transizione di Villanova e le difficoltà vissute da UConn nelle ultime due settimane.

Ecco, proprio UConn figura fra le vittime mietute da Providence, in un calendario rivelatosi benevolo per quest’ultima – per quanto possa esserlo nella Big East, sia chiaro – dato che le tre trasferte affrontate finora sono state con squadre abbordabili (Seton Hall pericolosa ma incostante, Butler mediocre e DePaul che è DePaul) mentre per gli incontri più tosti (Marquette e UConn) c’era l’atmosfera rovente tipica del Dunk a dare man forte alla squadra di casa.

Prima difesa della conference per Adjusted Efficiency (95.2) azzannando il perimetro e dopo aver dato un bel giro di vite rispetto al primo mese di stagione, la creatura di Ed Cooley può piacere o meno – a noi per niente e non ne abbiamo mai fatto mistero – ma i Friars fanno a cazzotti meglio di chiunque altro nelle Power 6 e, abbinando questo a un attacco irreggimentato ma con logica e disciplina interne chiarissime, è così che riescono a innalzare il livello del collettivo e ad essere premiati nei risultati. Almeno per un po’ di tempo. Le prossime due gare in programma saranno in casa di Creighton e di Marquette: ci viene da dire che l’imbattibilità finirà sicuramente lì, ma tocca aggiungere un “quasi”, perché i frati del Rhode Island ne sanno una più del diavolo.

Articoli correlati

Il talento (unico) di Ayton in attacco

Un lungo con il talento di Ayton non si vedeva da anni al college, un'analisi di tutto ciò che rende Leggi tutto

Maryland, fate largo ai nuovi freshmen

Bruno Fernando e Darryl Morsell sono la vera sorpresa dei Terrapins. Con la loro energia e i loro punti sono Leggi tutto

Collin Sexton, a fun guy to watch
Collin Sexton (Alabama)

Veloce, esplosivo, tecnico e anche sopra le righe. Ecco il freshman che ha riportato entusiasmo e divertimento ad Alabama come Leggi tutto

La due giorni di fuoco di Keenan Evans

Keenan Evans ha fatto fuoco e fiamme nelle ultime partite, dominando prima contro Boston College e poi contro Northwestern. Ecco Leggi tutto

Washington State: i migliori della Pac12 (per ora)

La vittoria del Wooden Legacy e un record di 6-0 rendono WSU la miglior squadra della Pac12. Corsa,triple e rimonte Leggi tutto