Home 9 Non categorizzato 9 Il dizionario della Ncaa

Il dizionario della Ncaa

Basketballncaa - NCAA Logo
Autore: Redazione BasketballNcaa
Data: 1 Ott, 2017

Ogni tanto capita di leggere che una tale università ha dominato l’Ncaa ovest o che un’altra ha segnato tantissimo nel secondo quarto. Sono errori che possono capitare quando si parla di un mondo come quello del college basketball che ha struttura, regole e termini tutti suoi, diversi da quelli di tutti gli altri campionati. La National Collegiate Athletic Association è infatti un’associazione sportiva dilettantistica che gestisce atleti/studenti e le sue regole si intrecciano con quelle del mondo scolastico universitario. Inoltre, è l’organizzazione sportiva più grande del mondo che comprende, solo nella Division I di basket, oltre 5.000 giocatori divisi in 357 squadre divise in 32 conference compressi in una stagione di soli 5 mesi. Ecco perchè è unica ed ecco perchè è anche complicata.

Abbiamo quindi deciso di spiegare voce per voce come funziona, chiarendo i termini più utilizzati e specifici del college basketball e tutte le sue diverse diramazioni, tra associazioni e tornei. Qui abbiamo inserito oltre 40 lemmi, ma la nostra mail redazione@basketballncaa.com è a disposizione per suggerimenti, richieste di approfondimenti o di chiarimenti.

In grassetto tutte le parole che hanno una voce dedicata.

BAN – E’ una delle sanzioni più comuni, e più pesanti, inflitte dal Committee on infractions ed è il divieto a una squadra o a un giocatore di giocare per un determinato periodo di tempo o per un numero di partite. Per le violazioni più importanti, le squadre vengono punite con il post season ban, che impedisce loro di partecipare alla March Madness, o anche con un season ban che le esclude per un’intera stagione.

BRACKET – È il tabellone del Torneo Ncaa. Una volta che il Selection Committee ha individuato le squadre che giocheranno il torneo e le relative teste di serie, milioni di fan sparsi in tutto il mondo provano a indovinare i risultati di ogni singolo match (in totale 67 partite). Ogni anno vengono messi in palio milioni di dollari per chi riesce a indovinare l’intero bracket, ma il più delle volte già dopo poche partite non c’è nemmeno un pronostico al mondo che non abbia errori.

BID – Termine usato per indicare la convocazione al Torneo Ncaa. Ci sono 68 posti e quindi 68 bids: si dividono in ‘automatic bids’ riservati ai 32 vincitori dei tornei di conference (nel 2021 31, dato che l’Ivy League non ha giocato) e in ‘at-large bids’ che vanno alle 36 squadre scelte dal Selection Committee (nel 2021 sono state quindi 37). Nel caso delle conference più forti, può quindi capitare che vada al Torneo una squadra arrivata anche al 6° o 7° posto.

BIG DANCE – Sinonimo di Torneo Ncaa.

CINDERELLA – È il termine per indicare quei piccoli college che si fanno strada al Torneo Ncaa capovolgendo i pronostici. Ogni anno ci sono risultati clamorosi ai primi turni ma, per diventare davvero una Cinderella del torneo, bisogna raggiungere almeno le Sweet 16.

COACH – Non c’è ovviamente bisogno di definizione, ma meritano una voce a parte perché sono i grandi protagonisti del college basketball. Da Adolph Rupp a John Wooden, da Bobby Knight a Dean Smith, la storia della pallacanestro universitaria passa soprattutto da loro. Perchè non devono solo allenare, ma anche costruire la squadra tramite il reclutamento come un vero e proprio general manager. E i loro stipendi sono di conseguenza “importanti”.

COMMITMENT – È l’impegno di un giocatore a frequentare una determinata università. Il termine commitment di solito è sinonimo di “verbal commitment”, ovvero una sorta di impegno verbale e quindi non vincolante con il quale un atleta dichiara dove probabilmente andrà a giocare. Per suggellare questo accordo è necessaria però una Letter of Intent.

COMBINE – Appuntamento che si tiene a metà maggio, negli ultimi anni a Chicago, al quale vengono invitati oltre 60 giocatori. In 4 giorni, verranno sottoposti a test medici e fisici, faranno allenamenti e partitelle e sosterranno colloqui individuali con coach, scout e dirigenti delle squadre Nba. Di solito, i giocatori già sicuri di essere scelti nelle prime posizioni declinano l’invito a un evento che è invece spesso fondamentale per quei ragazzi in bilico tra college e Nba che hanno così la possibilità di “test the waters” e capire le loro reali possibilità di andare al piano di sopra.

COMMITTEE ON INFRACTIONS (COI) – E’ l’organo dell’Ncaa che esamina e giudica tutte le possibili violazioni commesse dai suoi membri, che siano giocatori, impiegati, squadre o conference. Ogni Division ha il suo e quello della D-I è composto da 10 membri (almeno 2 donne), di cui 7 rappresentanti delle università e 3 cittadini comuni che nulla hanno a che fare con il mondo dei college, in genere avvocati. Possono condurre indagini e interrogatori tramite il cosiddetto enforcement staff che, al termine della sua inchiesta, manda una Notice of Allegations (Noa), cioè una lettera formale contenente le violazioni riscontrate alla quale il soggetto accusato può replicare entro 90 giorni. Sarà poi il COI a istituire il ‘processo’ e stabilire la pena, che può variare dalla multa, alla squalifica, fino alla radiazione di un programma. Di solito si riunisce 6-7 volte all’anno, il recente scandalo che ha coinvolto numerose università lo costringerà a lavorare molto di più.

CONFERENCE (POWER E MID-MAJOR) – Le 357 squadre della Division I sono divise in 32 conference, ognuna delle quali ha una regular season e un torneo finale a eliminazione diretta. Chi vince il torneo finale ha automaticamente diritto a un posto nel tabellone del Torneo Ncaa. ACC, Big East, Big 12, Big Ten, Pac-12, SEC sono le conference tradizionalmente etichettate come Power 6, benché anche l’American Athletic sia spesso considerata una power. Per tutte le altre (conference e squadre), si usa invece il termine Mid-Major.

DIVISION – Esistono tre livelli. La Division I (D-I) che conta 357 atenei è quella più famosa. D-II e D-III contano ancora più università, ma il livello cestistico scende. Non esiste un meccanismo di promozione o retrocessione per passare da una division all’altra, ma il college che vuole cambiarla deve presentare una domanda ed essere in possesso di requisiti sportivi e accademici, oltre a dover dimostrare di poter fornire agli atleti strutture che devono garantire uno standard minimo di sicurezza, capienza e modernità.

(EARLY) ENTRY LIST – E’ la lista dei giocatori che si dichiarano al Draft. Fino al 2016 chi si rendeva disponibile inserendo il suo nome nella lista non poteva più tornare indietro al college e doveva quindi già ad aprile prendere una decisione definitiva sul suo futuro. L’Ncaa, d’accordo con la Nabc, ha cambiato la regola l’anno scorso dando la possibilità agli underclassmen di togliere il proprio nome dalla early entry list compilata ad aprile entro dieci giorni dopo l’annuale Combine, quindi verso la fine di maggio, dando quindi più tempo per prendere la decisione definitiva. Chi partecipa al draft perde infatti il suo status di dilettante e non può più tornare al college, che venga scelto o meno dalle franchigie Nba. Lo stesso dicasi per chi decide di assumere un agente: nel momento in cui firma un contratto con una società che cura i suoi interessi, il giocatore perde l’eleggibilità al college.

ELEGGIBILITA’ – Si tratta dell’abilitazione di un atleta a giocare nel college basket. È direttamente l’Ncaa che stabilisce se un giocatore ha i requisiti per andare in campo, attraverso l’Ncaa Eligibility Center. Due le violazioni più comuni: accademiche o economiche. Per poter giocare in Division I bisogna aver superato all’high school una serie determinata di cosiddetti core-courses, cioè materie base, e determinati standard di voti e frequenza devono essere mantenuti nel corso degli studi universitari, pena la perdita della scholarship e del posto in squadra. Meno frequenti, ma tutt’altro che rare, sono le violazioni dello status di dilettanti dei giocatori/studenti, a causa di qualsiasi tipo di remunerazione avuta legata all’attività di giocatore di basket, come nel caso di Brian Bowen. Per fare un altro esempio, LaMelo Ball con le sue scarpe è il classico caso di giocatore che difficilmente verrà dichiarato eleggibile dall’Ncaa. Sempre che decida di andare al college.

FRESHMAN – È l’equivalente del rookie, cioè il giocatore al primo anno. Gli atleti seguono la classificazione scolastica adottata nei college (e nelle high school) americane: primo anno/freshman, secondo anno/sophomore, terzo anno/junior, quarto anno/senior. In realtà, la divisione per i giocatori è rigidamente annuale, lo stesso non vale per quella accademica che si basa molto spesso sulle ore accumulate in un semestre. Quindi un ragazzo al terzo anno sul campo è sicuramente un junior, ma fuori dal campo potrebbe essersi già laureato ed essere un post graduate student. Impossibile che avvenga il contrario perché tutti i giocatori/studenti sono obbligati a restare in pari con i corsi pena l’esclusione dalla squadra. Un classico caso di sfasamento tra anni al college e classificazione sportiva avviene in caso di infortunio: un giocatore che salta una stagione a causa di un infortunio non la “perde” dal punto di vista sportivo. Quindi se un atleta resta a bordo campo a causa di un’operazione nel suo anno da sophomore, la stagione successiva sarà considerato ancora un sophomore, con l’aggiunta della dizione redshirt.

MARCH MADNESS (TORNEO NCAA) – È il momento più importante della stagione, ovvero un Torneo a eliminazione diretta che inizia a metà marzo e si conclude con la finale che si gioca il primo lunedì di aprile. Le First Four sono le 4 partite preliminari tra le ultime 8 squadre scelte dal Selection Committee. Dopo queste prime 4 gare “introduttive”, si entra nel tabellone principale da 64 squadre diviso in 4 Regional (East, West, South, Midwest), ciascuno composto da 16 squadre. Ci sono cinque turni prima della finale, Sweet 16 ed Elite 8 sono termini ormai diventati ufficiali per indicare gli ottavi e i quarti di finale.

MOP – Acronimo di Most Outstanding Player, è l’equivalente di MVP delle finali. Il riconoscimento viene assegnato dall’Associated Press al miglior giocatore del Torneo Ncaa, che praticamente sempre fa parte della squadra che ha vinto il titolo.

NABC – La National Association of Basketball Coaches è nata nel 1927 ed è composta da circa 5000 membri provenienti da Ncaa, Naia, Njcaa e high school. Si definiscono i “guardians of the game” e, tra le loro numerose attività, sono ovviamente il principale organo consultivo interpellato dall’Ncaa per la stesura di qualsiasi modifica regolamentare. Il presidente del Board of Directors resta in carica due anni e Bill Self, coach di Kansas, ha appena iniziato il suo mandato.

NAIA – La National Association of Intercollegiate Athletics è l’associazione che raggruppa college più piccoli e meno importanti rispetto a quelli dell’Ncaa e il suo è il torneo di basket più antico degli Stati Uniti, visto che la prima edizione è stato organizzata nel 1937 addirittura da James Naismith. Attualmente conta circa 240 squadre divise in due Division e sono ammessi anche atenei non americani.

NIT – È il secondo torneo organizzato dall’Ncaa alla fine della stagione regolare e la prima edizione risale al 1938, un anno prima della Big Dance. Al NIT partecipano le migliori 32 squadre escluse dal torneo principale. Hanno un posto di diritto le vincitrici della regular season delle conference (da non confondere con i tornei di conference) che non sono state poi scelte dal Selection Committee e le 4 squadre sconfitte nel First Four del Torneo Ncaa. Le altre sono scelte dal Nit Selection Committee. Le Final Four del NIT si giocano sempre al Madison Square Garden di New York.

NJCAA – La National Junior College Athletic Association è l’associazione che raggruppa oltre 500 junior college (o Jucos) divisi in tre Division. Negli Jucos, o community college, ci si diploma con una laurea breve dopo due anni, e spesso i giocatori migliori vengono reclutati dalle università dell’Ncaa per continuare a giocare – e completare il corso di studi – nei due anni successivi.

LETTER OF INTENT (NLI) – La National Letter of Intent è l’atto formale con cui un giocatore dell’high school si ‘promette’ a un college, una sorta di contratto in cui viene definito il rapporto tra le due parti. Può avere clausole di uscita sia per il giocatore che per l’università, ma di solito è un documento legale blindato per entrambi.

ONE-AND-DONE  Giocatore considerato un prospetto Nba che, dopo appena un anno trascorso al college, si dichiara al draft. Molti dei giocatori cosiddetti one-and-done preferirebbero compiere il passaggio diretto dal liceo al professionismo, ma l’età minima per entrare nel draft è 19 anni e quindi le regole attuali li obbligano a far passare almeno un anno tra la fine dell’high school e l’Nba.

POST SEASON – Periodo al termine della regular season nel quale si giocano i tornei, prima quelli di conference e poi quelli cosiddetti “a inviti”: 96 squadre partecipano a quelli organizzati dall’Ncaa (March Madness e NIT), 16 al College Basketball Invitational (CBI), 32 al CollegeInsider.com Postseason Tournament (CIT) riservato alle mid-major.

RANKING – Questa è una delle voci più importanti perché spesso non è semplice capire come funziona la classifica del basket di college. Di base, non esiste una vera e propria graduatoria derivante dai punti ottenuti in un campionato. Questo perché essendoci 353 squadre in Division I, per avere una classifica di quel tipo si dovrebbero giocare troppe partite. Quella di riferimento è dunque una valutazione della forza di una squadra stilata in maniera soggettiva da 65 giornalisti dell’Associated Press. Ogni lunedì questo “ranking top 25” viene aggiornato a seconda dei risultati della settimana precedente. Un altro ranking seguito è l’Usa Today coaches poll, anche questo soggettivo, ma compilato settimanalmente da un gruppo di allenatori in rappresentanza delle 32 conference scelti con la collaborazione della Nabc. Entrambi questi ranking non hanno alcun valore ufficiale per il Selection Committee, che sceglie chi convocare al Torneo Ncaa in maniera indipendente, ma è chiaro che nessuna squadra presente nelle Top 25 viene poi esclusa dal Torneo.

RECLUTAMENTO (RECRUIT) – Una delle parti fondamentali del lavoro di un coach e del suo staff. I giocatori del college non vengono pagati, quindi devono scegliere autonomamente quale college frequentare tra quelli che offrono loro una borsa di studio (scholarship). I top player di norma ricevono offerte da tutti gli atenei più prestigiosi che “fanno loro la corte” senza però poter offrire altro se non vitto, alloggio e iscrizione ai corsi scolastici. Ogni violazione a questa norma viene severamente punita dal Committee on Infractions dell’Ncaa e causa la perdita di eleggibilità del giocatore. Quando un atleta dichiara di voler giocare per una certa università (con un verbal Commitment o con una Letter of Intents), il reclutamento è andato a buon fine. I recruit, cioè i giocatori in arrivo nel college basketball, vengono classificati dai siti specializzati con una valutazione da 0 a 5 stelle: in particolare si usano le definizioni three star recruit (buono), four star recruit (ottimo) e five star recruit (eccellente).

RECORD – È il bilancio di tutte le partite giocate in stagione, da quelle cosiddette di non-conference a quelle di regular season fino ovviamente a quelle di post season, con l’unica esclusione degli exhibition game. Le valutazioni cambiano a seconda della conference, ma un record tra le 15 e le 20 o più vittorie è considerato vincente.

REDSHIRT – Giocatore che decide di restare fermo per una stagione, allenandosi con la squadra ma senza prendere parte alle partite. L’anno da redshirt non verrà calcolato a livello sportivo e quindi potrà giocare per 5 anni al college. Lo status di “redshirt” può essere chiesto per svariati motivi, dal poco spazio a disposizione in squadra agli infortuni: in questo caso l’atleta non potrà aver giocato più del 30% delle partite, nessuna delle quali dopo la metà della stagione. Se rimane fermo il primo anno, la stagione successiva sarà un redshirt freshman, e così via.

REGOLAMENTO – Nel college basketball si giocano due tempi da 20 minuti e il cronometro per ogni azione è settato a 30 secondi e in caso di fallo commesso negli ultimi 20 secondi di un’azione il cronometro verrà riportato a 20 secondi. Al settimo fallo di squadra, il giocatore che subisce fallo tira un 1+1, ovvero tenta un tiro libero e può tirare il secondo solo se ha segnato il primo. Dopo il decimo fallo di squadra invece si passa ai canonici 2 tiri liberi. La linea da 3 punti è stata posta nel 2019 alla stessa distanza europea, cioè a 6,75 metri. Per le contese si usa il sistema del possesso alternato mentre per i falli antisportivi (flagrant) la classificazione Nba di flagrant 1 e 2. Nelle gare che non vengono trasmesse in tv ogni squadra ha diritto a 4 timeout da 75 secondi e 2 da 30; nelle gare trasmesse in tv ogni squadra ha diritto a un timeout da 60 secondi e 2 da 30 cui si aggiungono i media-timeout (8 in totale, 4 per tempo).

REGULAR SEASON – Inizia nella prima metà di novembre e come sempre si divide in due parti, non conference schedule e conference schedule, ed è seguita dalla post season: le partite di conference iniziano tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio, mentre nel periodo precedente (novembre-dicembre) le squadre organizzano un loro calendario e si scelgono di fatto le avversarie.

RICLASSIFICARSI – Ogni giocatore dell’high school appartiene a una classe d’approdo al college in base all’età. E’ possibile però anticipare o posticipare l’uscita dal liceo, sempre rispettando i criteri di eleggibilità dell’Ncaa. Marvin Bagley era inserito nella classe 2018 ma ha deciso di riclassificarsi e passare alla classe 2017: dopo aver verificato il suo curriculum scolastico, l’Ncaa gli ha concesso di giocare subito per Duke.

RIVALRY –  In Italia li chiameremmo derby, in Ncaa sono quelle partite tra atenei molto vicini geograficamente, come North Carolina e Duke oppure Kentucky e Louisville, o anche tra rivali di conference come Ohio State-Michigan, Kansas-Missouri e Ucla-Arizona.

SCHOLARSHIP – Borse di studio che coprono tutti i costi accademici del giocatore solitamente della durata di un anno e rinnovabili. Nella Division I del college basketball, ogni squadra ne può concedere al massimo 13 (15 per le donne) su un roster mediamente composto da 16 giocatori, ma non tutte le università hanno la disponibilità finanziaria per distribuirne il numero massimo e quindi ne concedono di meno. L’Ncaa ha stimato che dei 18.700 giocatori di basket delle tre Division, circa il 60% riceve una qualche forma di aiuto.

SEED – È un sinonimo di “testa di serie” e in sostanza è l’attribuzione della posizione nel ranking in fase di compilazione di un tabellone, che si tratti di un Torneo di conference o del Torneo Ncaa. Gli accoppiamenti vengono poi fatti allo stesso modo dei tornei di tennis o dei playoff di basket. In un tabellone (Bracket) a 16 la testa di serie numero 1 (seed 1) affronterà prima il seed 16 e poi, a meno di upset, il seed 8 e poi il 4. Per fare un altro esempio, sempre in un bracket a 16 squadre, il seed 3 dovrebbe incontrare prima il seed 14, poi il 6 e poi il 2.

SELECTION COMMITTEE  Composto da 10 membri, è il comitato che decide le 36 partecipanti alla March Madness che si aggiungono alle 32 ammesse di diritto per aver vinto i tornei delle loro conference. Inoltre stabilisce il seed di tutte le 68 squadre e le posiziona nel bracket. I membri sono dirigenti (molto spesso director of athletics) di università nominati dalle loro conference o commissioner delle conference stesse e restano in carica per 5 anni. Arrivano a New York il martedì e passano 5 giorni a discutere e incontrare coach e membri dei college fino al Selection Sunday (la domenica precedente l’inizio del torneo) in cui rivelano il bracket.

SOS – E’ l’acronimo di Strenght Of Schedule, cioè la qualità degli avversari affrontati durante la regular season e quindi la difficoltà media che una squadra ha dovuto affrontare nel corso della sua stagione. È uno dei dati più significativi misurato da diversi siti specializzati per giudicare l’andamento di una squadra.

TEST THE WATERS – Letteralmente ‘testare le acque’ che in italiano traduciamo con ‘annusare l’aria’. E’ quanto fanno quei giocatori che non sono sicuri di dichiararsi al draft e cercano di capire tramite l’annuale Combine o workouts individuali con le singole franchigie che possibilità hanno di essere scelti. Se i feedback sono positivi, allora restano nel draft e si rendono effettivamente eleggibili. Altrimenti hanno dieci giorni di tempo dopo la Combine per fare marcia indietro, cancellare il proprio nome dalla entry list al draft e tornare al college.

TORNEO DI CONFERENCE – Con l’istituzione del torneo dell’Ivy League, ora tutte le 32 conference della Division I hanno un loro torneo al termine della regular season. Il tabellone del torneo di conference viene stilato in base alla classifica della regular season ma di fatto è come se si trattasse di due competizioni distinte. Chi arriva primo in regular season, vince infatti il titolo di conference e ha il diritto di appendere lo stendardo sul soffitto del proprio palazzetto e stessa cosa può fare chi vince il torneo di conference. La differenza, non da poco, è che il vincitore del torneo si qualifica automaticamente alla March Madness.

TORNEO NCAA – Vedi la voce March Madness.

TRANSFER – Dopo il reclutamento, è l’unico modo per cambiare squadra. Ne esistono di due tipi: il graduate transfer e il transfer normale. Quest’ultimo deve rimanere fermo un anno dopo il cambio di università a causa delle regole che l’Ncaa sta ora pensando di rivedere. Il graduate transfer è l’atleta che ha già conseguito la laurea ed è all’ultimo anno di college e può quindi cambiare squadra senza restare fermo una stagione.

UNDERCLASSMAN – Di norma è la definizione per gli studenti ai primi due anni, cioè freshman e sophomore (mentre junior e senior sono upperclassman), ma viene comunemente usata per definire tutti gli studenti che non sono senior.

UPSET – E’ la sconfitta inaspettata, quando una piccola batte una grande contro ogni pronostico. Ce ne sono ovviamente durante tutto l’anno, ma gli upset che fanno più notizia avvengono al Torneo.

WALK-ON – Giocatori che fanno parte della squadra ma non ricevono alcuna scholarship. Generalmente, sono ragazzi che non vedono mai il campo e servono a completare il roster per gli allenamenti. I migliori vengono chiamati ‘preferred walk-on’ e sono quei giocatori che hanno il posto in squadra assicurato.

Articoli correlati

Finale Ncaa, la parola ai protagonisti

Dopo una finale così emozionante decisa da un tiro allo scadere è normale che le reazioni dei protagonisti che l’hanno Leggi tutto

Italia-Arcidiacono, c’è ancora da aspettare
Ryan Arcidiacono (Villanova)

Un ragazzo “con il dna del leader”, da prendere “a prescindere dal passaporto” perchè può diventare “un giocatore da medio-alta Leggi tutto

Villanova, una questione di tradizione
Novanation

“This is Villanova basketball”: a sentire un’intervista di coach Jay Wright o di qualsiasi giocatore del roster dei Wildcats, ritroverete Leggi tutto

Niente Arizona, Ferguson va all’estero

Terrance Ferguson saluta Arizona e decide di "parcheggiarsi" per un anno in una squadra di professionisti in Australia. "Terrance mi Leggi tutto

Nozze tra Under Armour e UCLA
Under Armour UCLA

La lotta delle sponsorizzazioni sportive legate al basket americano continua senza esclusione di colpi. Mentre gli analisti (non quelli sportivi, Leggi tutto