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West Region – Kansas nel girone della morte

Autore: Manuel Follis
Data: 13 Feb, 2023

La West Region sembra tanto il girone della morte. Il record di vittorie nel Quad 1 di Kansas è servito a poco visto che il Comitato l’ha messa dietro a Houston, sbattendola nell’inferno di Las Vegas dove l’attendono le migliori squadre del Pacifico. UCLA in testa, ma anche le due della WCC, Gonzaga e Saint Mary’s. In tutto questo è stata inserita alla #4 UConn, che nella prima metà di stagione sembrava la squadra più forte della nazione, e alla #6 una TCU sempre pericolosa. È anche la Region di Rick Pitino e della sua Iona, di alcune incompiute come Arkansas e Illinois e di possibili sorprese come UNC Asheville e Northwestern. Insomma, si salvi chi può in questa parte complicatissima di bracket.

 

#1 Kansas

Ha perso 4/5 del quintetto, gioca con un’ala piccola di 2 metri come centro, ha vinto il titolo l’anno scorso, ma coach Bill Self dice sempre la sua. Jalen Wilson è uno dei migliori giocatori della nazione, Gradey Dick uno dei migliori freshman e Kevin McCullar il glue guy pescato dal portal che tutti vorrebbero. La panchina è corta e poco utilizzata, ma vanno tutti a rimbalzo, difendono forte e non mollano mai. Ecco perché sono anche quest’anno tra i favoriti per la vittoria finale.

 

#2 UCLA

L’infortunio di Jaylen Clark ha gettato un’ombra sulle chance da titolo dei Bruins, che d’altro canto si sono comportati benissimo senza di lui e il rim protector Adem Bona (che invece sarà al Torneo) contro Arizona nella finale della Pac-12. Mick Cronin ha comunque in mano la difesa migliore della D1 e un trio tanto esperto quanto ben assortito negli spot dall’1 al 4, dall’ultraversatile Jaime Jaquez al floor general Tyger Campbell passando per il tiro di David Singleton.

 

#3 Gonzaga

Che l’anno buono per il titolo sia questo, proprio quando nessuno se lo aspetta? Non è stata ultradominante da subito come negli anni passati, ma non ha perso un colpo sin da quella sconfitta d’inizio febbraio con SMC, infine vendicandosi nella finale della WCC con un +26. L’attacco è scintillante (#1 per Adj. Eff. in D1) e Drew Timme, che può essere inaffrontabile in area, ha la possibilità di lasciare un marchio indelebile nella storia del programma.

 

#4 UConn

La vera darkhorse per vincere tutto. Stagione altalenante con picchi da prima della classe e periodi di secca inquietante. È una delle tre squadre con attacco e difesa in Top 20 di KenPom: è capace di colpire da dentro, con Adama Sanogo, e da fuori, con Jordan Hawkins, Alex Karaban e Joey Calcaterra, difendere forte grazie all’atletismo di Andre Jackson. Gli manca solo una vera point guard in grado di gestire i vantaggi, spesso sprecati.

 

 #5 Saint Mary’s

Forse la miglior SMC mai allenata da Randy Bennett in oltre vent’anni al timone. Campione di regular season nella WCC a braccetto con Gonzaga, mette in campo una difesa asfissiante (#9 per Adj. Eff. in D1) che sembra in grado di tormentare qualsiasi tipo di squadra e ha Aiden Mahaney come stella improbabile (in genere a Moraga i freshmen guardano dalla panca) e shotmaker sopraffino da appaiare al dinamico Logan Johnson nel backcourt.

 

#6 TCU

Kansas? Battuta. Texas? Battuta. Baylor? Battuta. Altra squadra che ha stupito tutti nella Big 12 nonostante sia una delle peggiori nel tiro da tre dalla nazione (30.6% per una imbarazzante piazza #340 in D1) e faccia molta fatica nel controllare i propri tabelloni. Ma gli Horned Frogs difendono forte (#20 per Adj. Efficiency), corrono come matti, sono profondi e hanno un gran giocatore come Mike Miles, che può essere inarrestabile e dal quale passano tutte le fortune della squadra.

 

#7 Northwestern

Il capolavoro di coach Chris Collins che dopo quest’ultima stagione si candida a panchine più blasonate. Molto parte da Boo Buie, la guardia votata nel primo quintetto della Big Ten che fa pentole e coperchi per i Wildcats in attacco. Per il resto è una squadra votata alla difesa, concentrata sullo sporcare linee di passaggio e controllare i ritmi. Ago della bilancia spesso sono le prestazioni del lungo Matthew Nicholson. Se gira lui sui due lati del campo, poi son problemi.

 

#8 Arkansas

Infortuni pesanti, freshmen acerbi e un attacco spuntato al tiro (31.7% da tre), ma tanto rispetto da parte di KenPom che non li ha mai fatto uscire dalla Top 30. Coach Eric Musselman non è mai riuscito a trovare la chimica per svoltare questa stagione, ma il ritorno di Nick Smith gli regala punti e equilibrio in attacco che rendono i Razorbacks una mina vagante. Lo scalpo importante non è ancora arrivato. Stavano aspettando marzo?

 

#9 Illinois

Le manca sempre un centesimo per fare un euro. L’addio a metà stagione della star al primo anno Skyy Clark (motivi personali) non ha aiutato. Da lì in poi poche luci, ma nessuna brutta sconfitta. Terrence Shannon resta una guardia che se si accende son dolori, idem l’ala Matthew Mayer, ma la squadra funziona meglio in difesa che in attacco. La sensazione è che coach Brad Underwood debba portarla avanti al Torneo per non rischiare il posto in panchina.

 

#10 Boise State

La classica formazione rognosa che a un primo sguardo non sembra avere i crismi della squadra che va lontano e che invece può dare mal di pancia letteralmente a chiunque. Profondità virtualmente inesistente, ma il quintetto (tutto in doppia cifra realizzativa di media) è affidabilissimo e costruito per fronteggiare squadre delle major conference, grazie soprattutto a una retroguardia molto competitiva (#14 in D1 per Adj. Defense).

 

#11 Arizona State

Con Bobby Hurley al timone, ASU è diventata la Syracuse dell’Ovest, ma non per stile di gioco: gioca bene (a volte), gioca male (un po’ più spesso) ma finisce comunque al Torneo, sempre però passando dalle First Four (terza volta in 5 stagioni). Desmond Cambridge è quello che te la può risolvere, ma non c’è un vero leader offensivo (sono in cinque a viaggiare fra 9.2 e 13.7 punti) in una squadra che fa all-in sulla propria difesa interna.

 

#11 Nevada

Arriva al Torneo a sorpresa (non era la più amata dai bracketologist) e in un pessimo stato di forma (tre sconfitte consecutive e non contro il meglio del meglio offerto dalla MW). Ha però la possibilità di vincere una partita o due facendo leva su quel che sa fare meglio, ossia far girare un attacco non strabiliante ma molto pulito, guadagnare e capitalizzare opportunità ai liberi, rallentare i ritmi in difesa e concedere poche seconde possibilità.

 

#12 VCU

È dura sopravvivere alla pressione difensiva dei Rams. La truppa di Mike Rhoades si è mangiata la competizione nell’Atlantic 10 a suon di palle rubate (#6 in D1 per TO%). In pieno stile VCU la difesa si allunga per dare fastidio su tutti i ventotto metri del campo e, quando si ripiega, la caccia per recuperare il pallone è spietata. Ace Baldwin Jr è il POY della A-10 e principale bocca da fuoco di un attacco equilibrato che vede spiccare anche l’ex Michigan Brandon Johns.

 

#13 Iona

Dopo la sconfitta a fine gennaio in casa di Siena, la squadra di Rick Pitino ha cambiato marcia e non ha più fatto prigionieri: 14 vittorie consecutive e una cavalcata per approdare al Torneo (seconda volta in tre anni). I Gaels giocano a ritmi alti, amano correre e pressare gli avversari. La stella è l’ala grande Nelly Junior Joseph e in più è cresciuto il sophomore Walter Clayton, micidiale dall’arco e dalla lunetta. Squadra tosta che sa come difendere.

 

GCU Grand Canyon#14 Grand Canyon

Coach Bryce Drew è già riuscito due volte là dove aveva fallito Dan Majerle: portare gli Antelopes al Torneo. Al primo turno c’è Gonzaga e no, non sarà una passeggiata. Se hanno una chance, questa passa dalla vena di Ray Harrison, il transfer al secondo anno da Presbyterian che quando si accende è una macchina da canestri. Sotto canestro però c’è solo il volenteroso Yvan Ouedraogo. E contro Drew Timme potrebbe non bastare.

 

#15 UNC Asheville

Ha dominato la regular season nella Big South (16-2) per poi uscire indenne da un torneo di conference infuocato. Bella squadra su cui puntare se siete in cerca di una Cenerentola improbabile: disciplinata in difesa (tanti auguri nel metterla da tre contro di loro) mentre in attacco c’è Drew Pember che può caricarsi tutto sulle spalle dall’alto dei suoi 211 cm di classe e versatilità estreme. Non male nemmeno Tajion Jones, Robin della situazione con un tiro eccelso.

 

#16 Howard

Coach Kenny Blakeney ha ribaltato il programma in soli quattro stagioni. Dopo trentuno anni i Bison tornano alla March Madness e lo fanno grazie ad una regular season della MEAC condotta in pompa magna grazie ad un attacco con quattro tiratori che aprono lo spazio al centro nano Shy Odom. In non-conference sono stati sculacciati un po’ da chiunque: difficile che possano sorprendere. 

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