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Villanova in finale a suon di triple

Autore: Manuel Follis
Data: 1 Apr, 2018

Una gara a senso unico, guidata dall’inizio alla fine da Villanova, che ha contenuto l’attacco di Kansas con la consueta difesa attenta ma, soprattutto, ha messo in mostra uno show balistico da record. Per i Jayhawks alla fine non c’è stato nulla da fare.

Lasciate ogni speranza…

Se tirano così, saranno un incubo per chiunque“. Pensieri e parole di coach Bill Self che, a fine gara, ha ammesso che Villanova è stata “a memoria la squadra più forte contro cui abbia mai giocato contro“. Difficile pensare altrimenti, anche perché nessuno aveva rifilato 16 punti di scarto al Torneo a Kansas da quando c’è Self in panchina (e avevano perso di 18 contro Indiana nel 1940!). I Wildcats sono partiti a razzo e dopo 7 minuti erano 22-4. Punteggio annichilente, una sberla che sostanzialmente ha chiuso la partita prima ancora che iniziasse.

Record ne abbiamo?

Villanova ha chiuso con 18/40 da 3 punti, sbriciolando il precedente primato (13) per una partita alle Final Four che apparteneva a UNLV versione 1987 (allenava lo “squalo” Jerry Tarkanian). I Wildcats ne avevano segnate già 14 all’inizio del secondo tempo. Nel primo tempo, invece, la tripla di Collin Gillespie aveva garantito a Nova il record Ncaa per numero di canestri da 3 segnati in una stagione, cioè 442. La squadra ha poi chiuso a 454 (e ha ancora una finale da giocare) superando nettamente VMI del 2007.

Non solo tiro da 3

Le statistiche sono da capogiro, ma ridurre la gara di Villanova a un “semplice” show balistico sarebbe un errore. Non a caso a fine gara coach Jay Wright e giocatori hanno parlato più della loro difesa che delle loro percentuali. La solidità mostrata dai Wildcats è stata totale: una volta afferrata la gara non l’hanno mai mollata, senza mai lasciare spiragli a Kansas. Jalen Brunson (18 punti e 6 assist) ha condotto i suoi compagni da vero player of the year (riconoscimento ricevuto poche ore prima).

 

Uno degli aspetti più assurdi è che Villanova ha dato l’impressione, dalla metà del secondo tempo in poi, di aver “rallentato” e di essersi messa in modalità crociera. Il che, per un avversario, è ancora più frustrante. Quello che ha lasciato davvero a bocca aperta è stata la distribuzione (unita all’efficacia) delle triple segnate, visto che alla fine Nova ha chiuso con il 45% da 3 punti, buona prestazione ma non così lontana dal 40% di media stagionale. È che all’inizio non sbagliavano mai: hanno tramortito Kansas e poi l’hanno gestita. Si è chiusa con sei giocatori in doppia cifra, con il career high di Eric Paschall (24 punti irreali 6/6 da 2 e 4/5 da 3), con Omari Spellman in doppia-doppia (15pt-13rb) con Mikal Bridges che ha sonnecchiato (10 punti e 0 falli) e il 72% complessivo di squadra da 2 punti.

Graham, Newman e poi… e poi basta

È davvero molto difficile commentare la prova di Kansas. La sensazione per una volta è che abbia vinto Villanova e non che abbiano perso i Jayhawks. I ragazzi di Self sono stati travolti senza riuscire nel corso della gara a proporre chiavi tecniche o tattiche alternative: hanno provato un po’ di zona, hanno attaccato il ferro (16/20 ai liberi alla fine), ma non c’è stato nulla da fare.

Da buon leader della squadra, Devonte Graham è stato l’ultimo a mollare e 23 punti con il 50% al tiro gli hanno permesso di chiudere a testa alta la carriera al college. L’unico a provarci insieme a lui è stato il compagno di reparto Malik Newman (21 punti con 8 rimbalzi), che dovrebbe essere l’erede designato per la leadership della Kansas che verrà.

 

Udoka Azubuike e Silvio De Sousa hanno fatto due partite oneste ma, non brillando per talento offensivo (nessuno dei due), hanno senso se riescono a incidere difensivamente. Ma ieri dovevano stare dietro a Spellman e Paschall che già di norma tirano con percentuali da guardie e che ieri erano in serata di grazia (7/14 da 3 in due). Il risultato è che Self ha tenuto poco in campo i suoi lunghi.

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