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Villanova e Kansas, sfida fra attacchi super

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 30 Mar, 2018

Il primo attacco della Division I per AdjOE (127.3) contro il quinto (121.0): la storia della sfida fra Villanova e Kansas è tutta da scrivere ma non potrà che partire da qui. Entrambe le squadre segnano tanto, con alta efficienza (59.3 eFG% per i Wildcats, 57.7 per i Jayhawks) e, contando entrambe su line-up stracolme di esterni dalla mano educata, amano far passare il pallone per linee esterne e colpire dall’arco.

Attacchi allo specchio, o quasi

Il marchio di fabbrica di Nova sta in una grande precisione dall’arco (40% in stagione), nella grossa incidenza che i tiri da tre hanno sul fatturato offensivo (il 39.8% dei punti segnati in totale) e nella scarsità di punti di riferimento lasciati agli avversari, con 7 degli 8 giocatori in rotazione capaci di segnare dalla distanza, e con 6 di questi che lo fanno con percentuali che vanno dal 38.5% di Donte DiVincenzo al 44.6% di Omari Spellman.

 

Per quanto efficiente, l’attacco di Nova aveva sollevato qualche piccola perplessità circa l’eccessiva dipendenza dal tiro da tre: la vittoria con Texas Tech ci ha però mostrato una squadra capace di vincere anche facendone a meno, attaccando ripetutamente il canestro per sopperire al magro 4/24 racimolato dall’arco.

In teoria, Kansas avrebbe qualche caratteristica utile per opporsi allo small ball dei Cats, ma passare dalla teoria alla pratica è un rompicapo non da poco per coach Bill Self. Esempio: Jalen Brunson è la fonte primaria di ritmo e idee dell’attacco di Nova ma riservargli attenzioni speciali sarebbe pieno di controindicazioni, sia per la facilità con la quale la squadra sa punire i raddoppi, sia perché la coralità dell’attacco è tale da poter trovare gli aggiustamenti necessari per continuare a macinare gioco.

Villanova ha fatto passi da gigante nella metà campo difensiva durante l’ultimo mese, passando dal 105.7 di AdjDE della regular season nella Big East al 97.2 registrato fra torneo di conference e Torneo Ncaa, ma non ha mai affrontato un attacco del livello di Kansas, ovvero uno capace di scendere sotto a 1 punto segnato per possesso solo in quattro partite. Tutto o quasi parte da Devonte’ Graham e la sua eccellente gestione dei pick and roll, con Malik Newman (in forma straordinaria) e Svi Mykhailiuk pronti a colpire sugli scarichi quando viene lasciato loro un minimo di spazio (il primo tira in stagione col 41.5% da tre, il secondo col 44.7%). I Wildcats dovranno veramente superarsi nei cambi per tenere loro testa.

 

Fattore X: Spellman contro Azubuike

Per quanto possa sembrare paradossale, la partita potrebbe benissimo risolversi sotto canestro anziché con un batti e ribatti dall’arco, per via della presenza di punti di forza e di punti deboli molto marcati nei rispettivi reparti lunghi.

Udoka Azubuike ha diversi limiti, ma i suoi 213 centimetri d’altezza per 127 chili di peso possono essere molto indigesti per Villanova. Il nigeriano non è esattamente il centrone più raffinato che possiate vedere e raccoglie poco quando viene mandato in lunetta (41.3%), ma sa usare benissimo il corpaccione per farsi largo praticamente contro ogni tipo d’avversario, come testimoniato dal suo impressionante 77.2% da due. Pur essendo un bravo rim protector, nel complesso può risultare molto vulnerabile nella propria metà campo e scontare problemi di falli (uno ogni 4.7 minuti nelle ultime tre partite).

 

Per profondità nelle rotazioni, Eric Paschall e Omari Spellman hanno le spalle scoperte e dovranno essere molto cauti nel dosare raddoppi e aggressività nelle marcature contro il lungo dei Jayhawks. Il secondo, però, ha mostrato progressi importanti nelle due metà campo durante l’ultimo scorcio di stagione: se da un lato è chiara la sua pericolosità nello sbilanciare la difesa col tiro da fuori, dall’altro potrebbe anche riservare sorprese in positivo nel match-up contro un diretto avversario cui deve rendere circa 8 centimetri e 16 chili, vista la maggiore mobilità, la capacità d’attaccare frontalmente mettendo palla a terra e un atletismo che ha dato ottimi frutti in difesa contro West Virginia e Texas Tech.

 

Insomma, tanti elementi lasciano presagire una partita giocata su ritmi scorrevoli e con percentuali al tiro alte, ma non mancano nemmeno incognite che potrebbero sparigliare le carte, né possibili assi calati dalla manica da due vecchie volpi della panchina come Self e Wright. In un modo o nell’altro, è difficile che ci si possa annoiare.

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