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Selection Sunday, chi è dentro e chi rischia

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 15 Mar, 2019

Mancano ancora pochi giorni di partite e tanti titoli di conference da assegnare prima del Selection Sunday. I risultati degli ultimi giorni hanno cambiato alcuni equilibri nella corsa a un at-large bid per il Torneo NCAA ma il quadro generale appare ancora molto incerto.

Dopo aver analizzato la “bubble” nei giorni scorsi, facciamo il punto con un riepilogo schematico della situazione nelle sei high-major conference e nelle mid-major principali, oltre a passare in rassegna gli avvenimenti più significativi emersi dai risultati recenti.

 

ACC
Sicure: Duke, Florida State, Louisville, North Carolina, Syracuse, Virginia, Virginia Tech
In ballo: NC State
Più fuori che dentro: Clemson

Big 12
Sicure: Baylor, Iowa State, Kansas, Kansas State, Texas Tech
In ballo: Oklahoma, TCU, Texas

Big East
Sicure: Marquette, Seton Hall, Villanova
In ballo: St. John’s, Xavier

Big Ten
Sicure: Iowa, Maryland, Michigan, Michigan State, Minnesota, Purdue, Wisconsin
In ballo: Indiana
Più fuori che dentro: Ohio State

Pac-12
Sicure: Washington
In ballo: Arizona State

SEC
Sicure: Auburn, LSU, Kentucky, Mississippi State, Ole Miss, Tennessee
In ballo: Alabama, Florida

American
Sicure: Cincinnati, Houston, UCF
In ballo: Temple

Mountain West
Sicure: Nevada, Utah State

SoCon
Sicure: Wofford *
In ballo: Furman, UNC Greensboro

West Coast
Sicure: Gonzaga, Saint Mary’s *

(* campione del torneo di conference)

 

Clemson-NC State e Indiana-Ohio State, due spareggi o quasi

Nel torneo della ACC, NC State è riuscita a vincere – non senza polemiche – lo scontro con Clemson, gara che non solo metteva in palio un posto ai quarti di finale ma rappresentava anche e soprattutto una sorta di spareggio fra due squadre tutt’altro che certe di poter essere selezionate al Torneo NCAA. Clemson ha dunque ora un piede e mezzo fuori, ma non la si può dare per finita, visto che il quadro che andrà a formarsi nel weekend potrebbe sempre risparmiarla. NC State, dal canto suo, ha aumentato le proprie chance di essere selezionata, ma lei pure non può dirsi al sicuro: il NET ama i Wolfpack, ma il loro curriculum non impressiona né per vittorie di peso né per qualità di avversarie affrontate in non-conference.

L’aria di spareggio c’era anche nello scontro di Big Ten fra Ohio State e Indiana ma qui la situazione è ben diversa e la vittoria conseguita dai primi sui secondi sa molto meno di “spartiacque”. I Buckeyes si sono dati una gran mano avanzando nel torneo ma, per coltivare speranze davvero concrete, dovranno battere anche Michigan State e quindi guadagnare la semifinale. Indiana, dal canto suo, ha certamente di che preoccuparsi dopo questa sconfitta, ma il suo buon record nei match Quadrant 1 (6 vittorie e 9 sconfitte) potrebbe sempre fare la differenza, alla fine.

St. John’s trema

Perdere di 32 punti con Marquette (oltretutto, al Garden) nei quarti di finale della Big East non è proprio ciò che il medico aveva consigliato a St. John’s. La situazione dei Johnnies non è disperata quanto quella di Creighton e Georgetown (che sono ormai virtualmente fuori), ma dovranno passare il weekend a sudare freddo, specialmente se Xavier dovesse fare l’impresa contro Villanova (già battuta una volta) nelle semifinali di conference.

Saint Mary’s, ovvero la variabile impazzita

Il peggior nemico per una mid-major in cerca di un at-large bid sono i cosiddetti “ladri di seed”, ovvero quelle squadre che sono prive di un curriculum all’altezza ma che riescono a guadagnare un posto in automatico conquistando un torneo di conference. Saint Mary’s non appartiene in tutto e per tutto alla categoria, visto che poteva sperare in un at-large, ma la sua vittoria a sorpresa contro Gonzaga nella finalissima della West Coast potrebbe contribuire molto a frustrare le speranze di altre mid che sono ancora teoricamente in corsa.

Furman e UNC Greensboro nella SoCon, Belmont nella Ohio Valley e Lipscomb nell’Atlantic Sun non sono riuscite a vincere i rispettivi tornei di conference, ma hanno tutte qualcosa da dire in ottica at-large. Il problema è che le mid-major sono storicamente svantaggiate rispetto alle squadre delle grandi conference e i loro record stagionali largamente vincenti potrebbero essere snobbati in favore di chi conta tante vittorie ritenute di alto profilo. L’introduzione del NET potrebbe cambiare diverse cose, visto che questo metric tende a premiare alcune squadre più di quanto avrebbe fatto il vecchio RPI. Ci sembra difficile vedere più di una delle quattro squadre elencate qui alla March Madness: è solo domenica che scopriremo se il Comitato vorrà prendere o meno nuove direzioni rispetto al passato.

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