Tyler Bey.
Un nome che forse non vi dice nulla, ma che in sé racchiude tutto lo spirito di Colorado, la numero 21 del ranking, imbattuta in stagione (5-0).
Meno pubblicizzato del compagno McKinley Wright IV (del quale vi abbiamo già parlato e parleremo in stagione) ma, forse, ancora più determinante per le sorti dei Buffaloes che tornano ad aspirare al titolo della Pac-12, titolo che manca dal 1969.
Determinante? Forse è riduttivo. Per farsi un’idea, basta pensare alla finale del MGM Resorts Main Event contro Clemson: dopo essere stati anche sul –12, Bey ha preso in mano i suoi mettendo la firma su ogni giocata decisiva degli ultimi cinque minuti con assist, canestri, rimbalzi e la stoppata decisiva sul +1 di Clemson a tre minuti dalla fine.
Un bel modo di celebrare il suo ritorno a casa davanti a mamma in primis (“I got to play in front of my fam, my mom especially, she doesn’t get to see me play much, so it was a great opportunity to go out there and show her what I’m about and how good her son is”) per il nativo di Las Vegas che, dopo essere stato una stella a livello locale ai tempi di Middlebrooks Accademy High School, decise di giocare per i Buffaloes rifiutando le offerte delle locali UNLV o San Diego State. Una scelta giustificata dalle statistiche.
I numeri? 18punti+10rimbalzi+3assist e 4 stoppate che non solo gli son valsi il titolo di Mvp del Torneo ma che testimoniano il vero valore di Bey: la sua versatilità. Un’ala di 201cm capace di fare di tutto su un parquet, aiutato anche da un atletismo e una velocità fuori dal comune per la sua stazza. Un coltellino svizzero nelle mani di coach Tad Boyle che lo ha trasformato nell’ancora della difesa di Colorado.
Si, perché se i Buffaloes da un lato non sono di certo la squadra più divertente da vedere in Ncaa (257° per punti segnati), dall’altro possono vantare una delle migliori difese della nazione (14° per efficienza, 15° per punti concessi, e 5° per % da 2 concessa) e gran merito va attribuito a Bey che, come ha sottolineato il suo coach, “play post defense with feet and brain”. Il suo IQ difensivo e, soprattutto, la sua rapidità tanto di piedi quanto di mani (sta viaggiando a 2.8 rubate di media) lo rendono un giocatore two-way tra i più completi del college basket.
Two-way? Si, perché se Colorado fa fatica in attacco, questa non è di certo una nota dolente per il junior che non solo sta viaggiando in doppia-doppia di media (14.8+11.6) ma può vantare anche un arsenale offensivo completo che spazia dall’esplosività nei pressi del ferro alla capacità di essere un pericolo sia dalla media che dalla lunga distanza, grazie a due mani educate come testimoniato anche dal 78.4% ai liberi; senza sottovalutare l’incredibile visione di gioco e capacità di servire i compagni (2.6 assist di media).
Un’ala two-way atletica e veloce, con un’apertura alare di 215cm, un’etica del lavoro definita dal suo coach semplicemente “terrific” con la costante voglia di mettersi in gioco e migliorare. Come dimostrato dalle sue dichiarazioni dopo aver vinto il Most Improved Player della Pac12 la scorsa stagione, quando ha fatto sapere a tutta la conference di puntare deciso al titolo di Player of the Year, titolo mai vinto da un giocatore di Colorado.
L’Nba lo aspetta, con molte probabilità, con una chiamata prenotata a fine primo giro il prossimo giugno per un’ala fatta e tagliata per il basket moderno. Nel frattempo Bey punta deciso e determinato a riscrivere e incarnare la storia e lo spirito di Colorado.