Texas Tech batte Purdue, 78-65, e approda per la prima volta nella sia storia alle Elite Eight dove incontrerà Villanova. I Red Raiders vincono con una fantastica prova di squadra, in una serata non felicissima per Keenan Evans, con un grande aiuto dalla panchina. Purdue invece si ferma per il secondo anno di fila alle Sweet 16 sempre contro un ateneo della Big 12 (lo scorso anno fu Kansas). Dal 2000 ad oggi quarta sconfitta di fila quando i Boilermakers arrivano tra le migliori sedici.
Dr Keenan e Mr Hyde
Keenan Evans continua col suo pazzo torneo. Sembra un giocatore dalla doppia personalità: a volte sconclusionato e impreciso, altre implacabile e clutch. Contro Purdue ha prevalso la prima versione, ma la tripla del +8, arrivata nel momento di maggior sforzo di Purdue, ha pesato come un macigno sulle velleità di rimonta dei Boliermakers. Per il resto ha faticato molto a trovare il centro dell’area nel primo tempo, come del resto anche i suoi compagni, grazie ad un’ottima difesa degli esterni di Purdue. Nel secondo, l’aggressività dei ragazzi di coach Matt Painter è scesa, ma Evans si è limitato a osservare la partita rendendosi utile dalla lunetta, 9/10. Insomma un Evans sempre più in Kemba-Mode, ma dovrà essere più continuo se vorrà andare a San Antonio.
L’importanza di avere una panchina
Florida State è un buon esempio, avere una rotazione lunga aiuta e non poco. Viste le difficoltà offensive del primo tempo, coach Chris Beard ha cercato aiuto in panchina, trovandolo in Zach Smith, alla miglior partita in carriera. Il senior, che ha giocato minuti da falso 5, è stato fondamentale con il suo atletismo sia in attacco, dove ha iniziato a volare verso canestro, sia in difesa, limitando Matt Haarms e ruotando in maniera precisa.
Un italiano alle Elite 8
Il secondo apporto dalla panchina è venuto dal nostro Davide Moretti, quindici minuti e sette punti per il play bolognese. Due canestri nel primo tempo dal peso specifico diverso dagli altri: una tripla per il pareggio, aiutata dal ferro, che ha portato Texas Tech in carreggiata e un floater che ha dato il via al rush finale che ha permesso ai Red Raiders di mettere la testa avanti. Decisivo dalla panchina anche Niam Stevenson, autore di una tripla disperata allo scadere dei 30 secondi, presa senza ritmo e con il difensore in faccia, ma aiutata dagli dei del basket.
Bye Bye Ciuffo e Hero Carsen
Partiamo da questa foto per definire l’impatto di Matt Haarms in questa partita.
La sensazione, per come ha difeso per 35 minuti, è che Purdue con Isaac Haas in campo avrebbe, con molta probabilità, giocato una partita diversa. Quel che è certo è che l’impatto di Haarms (un freshman, va ricordato) è stato alquanto deludente. Non è mai riuscito a prendere posizione sotto canestro, facendo valere la netta differenza di centimetri con i suoi marcatori, aiutando ben poco i suoi tiratori che necessitavano di spazio (comunque un positivo 7/18 da tre alla fine. Il suo ciuffo ci mancherà. Ci mancherà di sicuro Carsen Edwards, autore di un indiavolato secondo tempo nel quale ha segnato 25 dei suoi 30 punti finali. Pioggia di triple, 4/9, penetrazioni con tutta la difesa addosso, canestri circensi volando sulla linea di fondo. Un uomo solo al comando, capace di riportare Purdue in partita.
Ce la stava facendo, a vincere da solo, poi la tripla di Evans ha smorzato gli entusiasmi e Carsen non ha retto più. L’altro Edwards, cioè Vincent, invece è calato con l’andare avanti della partita, almeno per quanto riguarda la produzione. Partenza in quinta, 4/4 in un manciata di minuti, poi buio e un 2/12 che alla fine ha pesato. Purdue da lui però ha avuto grande apporto in difesa e sotto i tabelloni.
