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Steal of the draft? Ci sono anche i bust Ncaa

Autore: Manuel Follis
Data: 18 Lug, 2018

Cliff Alexander nel 2014 è uno dei casi più clamorosi. Nell’anno precedente, ci sono stati Andrew Harrison, Dakari Johnson, James Young e Kasey Hill. Nel 2012 si contano Kaleb Tarczewski, Anthony Bennett, Cameron Ridley e Grant Jarrett, nel 2011 Quincy Miller, Adonis Thomas e LeBryan Nash e, per fermarsi al solo 2010 (una delle recruiting class più povera di talento degli ultimi anni), Josh Selby e Perry Jones. Di chi parliamo? Dei bust, ovvero di quei giocatori entrati al college con il tappeto rosso, considerati veri fenomeni, che si sono poi rivelati delle delusioni, in alcuni casi già nel corso della carriera collegiale.

La sostanza è che i giudizi sui fenomeni entranti all’università ogni tanto prendono delle belle cantonate. Ragazzi considerati particolarmente talentuosi che poi si perdono in fretta, perché non sono stati valutati bene o perché scelgono il college sbagliato. I nomi presi in esame in questo articolo erano tutti top10 nel ranking Espn della loro annata, cioè i migliori dei migliori.

Ecco le loro storie e che fine hanno fatto.

Partiamo dalla classe più recente (che ha concluso nel 2018 il ciclo freshman-senior) ovvero quella del 2014, che per la Ncaa è stata ricca di talento. Il prospetto n. 9 Espn era Karl Anthony Towns, diventato l’asso portante dei Minnesota Timberwolves. Il numero 1 assoluto di quella recruiting class era invece Jahlil Okafor che, almeno a livello universitario, si è tolto le sue soddisfazioni vincendo con Duke il titolo Ncaa e adesso, dopo qualche anno con luci ed ombre ai Sixers e un finale di stagione ai Brooklyn Nets, deve capire che tipo di carriera Nba avrà.

Cliff Alexander

Il bust più eclatante di quell’annata è invece senza dubbio Cliff Alexander, numero 3 assoluto per Espn, corteggiatissimo da Illinois e da Kansas, dove alla fine andò a giocare, incappando in problemi già nel suo anno da freshman. L’inserimento non era stato facile a causa di un infortunio al piede ma, di fatto, Bill Self ha finito per tenerlo ai margini delle rotazioni. Risultato: convinto di non essere stato capito dal suo coach, Alexander ha optato per la Nba, ma non è stato selezionato al draft e ha fatto qualche comparsata con Portland per poi finire nel gorgo della G-League e infine, l’anno scorso, trovare casa in Francia all’Asvel Villeurbanne.

Gli altri top10 del 2014 hanno avuto una vita più felice. L’ultimo, uscito quest’anno, è Theo Pinson, il cui futuro Nba è fortemente incerto, ma che con North Carolina ha giocato due finali Ncaa vincendone una. La “sorpresa” di quella classe è stata invece Devin Booker, 18esimo prospetto, diventato poi una stella ai Phoenix Suns.

Scalando di un anno (classe 2013) si trovano giocatori rispettabili, che però non hanno proprio lasciato il segno, né al college né (finora) in Nba. Il più alto nelle valutazioni è Andrew Harrison, prospetto n. 5 (ai primi tre posti c’erano Andrew Wiggins, Jabari Parker e Julius Randle) che quindi nel 2013 veniva valutato migliore (una posizione più alta) di Joel Embiid. Sotto Embiid, dalla 7/a alla 10/a posizione, si trovavano Dakari Johnson, James Young, Aaron Harrison (tutti di UK) e Kasey Hill (Florida), tutti giocatori che finora non sono riusciti ad avere nemmeno sprazzi di dignitosa carriera Nba da role player. Del 2013, se vogliamo segnare i giocatori nascosti, nel ranking Espn 100 troviamo Rondae Hollis-Jefferson alla 21, Semi Ojeleye alla 40, Zach LaVine alla 50, Jordan Bell alla 78, Josh Hart alla 92. Di sicuro nessuno però una star.

Il “bust” più grande della classe 2012 non può che essere Anthony Bennett (UNLV), entrato al college come n. 7 del ranking e poi selezionato come prima scelta assoluta da Cleveland in Nba, che da 3 anni milita in G-League. Ancora peggio è andata a Grant Jerrett, da due anni finito in Cina, compagno di squadra di Kaleb Tarczewski ad Arizona. Entrambi non hanno convinto la Nba a dar loro una chance, ma almeno Tarczewski è stato un giocatore importante per anni con i Wildcats, mentre Jerrett nemmeno quello.

Chiude l’elenco dei bust 2013 Cameron Ridley, onesto uomo d’area con Texas, che però non ha lasciato il segno in Ncaa ed è stato ignorato dalla Nba. Tra le “sorprese” della classe 2013 troviamo Denzel Valentine (98° del ranking Espn), Fred VanVleet (83°), Terry Rozier (74°), WCS (40°) e Kris Dunn (23esimo), nessuno star tra i pro, ma tutti protagonisti al college e onesti giocatori Nba.

L’elenco sarebbe lungo ma chiudiamo con le classi 2011 e 2010. Nella prima James Michael McAdoo (n.6 del ranking), protagonista con North Carolina, ha militato in G-League per poi finire in Italia a Torino (e presto ne scriveremo), mentre Quincy Miller (7), Adonis Thomas (9) e LeBryan Nash (10) non sono riusciti a lasciare il segno in Ncaa e tantomeno in Nba e ora giocano come professionisti a livello internazionale.

Nella seconda Josh Selby, n. 5 del ranking Espn, ebbe una stagione travagliata al college per motivi di eleggibilità e infine venne scelto ma poi mai schierato da Memphis. Migliore, ma breve, la carriera di Perry Jones (n. 7) che dopo ottime stagioni a Baylor per qualcuno avrebbe potuto essere persino una lottery pick ma ha avuto qualche vero minuto solo nella stagione 2013-2014.

Lebryan Nash in Cina

Le sorprese positive di queste due classi, 2011 e 2010, si contano sulle dita di una mano. Anzi. Per la 2010, l’unico giocatore che ha davvero sovraperformato le aspettative sia al college sia in Nba è Tim Hardaway Jr (93esimo per Espn), mentre nell’annata 2011 Malcom Brogdon (73) nominato rookie of the year Nba nella stagione 2016-2017 è sicuramente quello che ha lasciato più il segno finora, anche se Trey Burke (84), Ben McLemore (49), Otto Porter (42) e Rodney Hood (31) sono tutti giocatori che hanno fatto meglio di quanto ci si aspettasse quando stavano entrando nel mondo del college.

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