St. John’s potrebbe far lievitare il numero di squadre della Big East al Torneo Ncaa. Nevada complica il discorso della corsa al titolo nella Mountain West. Ole Miss fa vittime eccellenti nella SEC, con tanto di finale mozzafiato.
Le pagelle di questa settimana sono all’insegna degli outsider.
St. John’s. Contate anche lei nella corsa a un at-large bid. Le vittorie di fila ora sono 6 (di cui 5 nella Big East) e tra le sue due vittime settimanali c’è persino Villanova, anche se il vero test di maturità è stato quello con Providence, partita di parziali vinta senza lasciarsi sorprendere dalle fiammate dei Friars nella parte centrale del match. E se il presente è luminoso, pensate un po’ a quanto possa diventare radioso il futuro di una squadra i cui due attori principali – Julian Champagnie e Posh Alexander – sono entrambi degli underclassmen.
Belmont e Morehead State. Le due dominatrici della Ohio Valley Conference. La prima è 20-1 in stagione (14-0 nella OVC) contando su un attacco preciso come un orologio svizzero. La seconda è una delle più grandi sorprese di quest’anno. Era partita con un modesto 4-6 (tra cui due vittorie contro una D-III) ma nel 2021 ha conosciuto solo vittorie: 11 successi consecutivi e 12-2 nella conference grazie a una difesa d’acciaio. Due squadre agli antipodi, guidate da ex allievi di coach illustri (Casey Alexander ha imparato tutto da Byrd mentre Preston Spradlin si è fatto le ossa con Calipari). Preparate i popcorn: giocheranno l’una contro l’altra sabato.
Paige Bueckers (UConn). In settimana ha prodotto il primo trentello della propria carriera universitaria (32 punti contro St. John’s) e, non contenta, poi ne ha messo a segno anche un secondo (30 contro Marquette). La freshman-meraviglia delle Huskies, oltre a dare via il pallone in maniera divina, si sta imponendo anche come cecchino: 19 su 25 dall’arco nelle ultime quattro gare per un incredibile 59.6% stagionale. Ma chi la ferma questa qui?
Nevada. Aveva davanti una Boise State un po’ stanca, lontana dalla versione ultrabrillante vista fino a poco tempo fa. E ne ha approfittato alla grande. Due vittorie contro la principale delle quattro pretendenti al titolo nella Mountain West, di cui una arrivata con un bel game winner di Grant Sherfield, vera iradiddio nel fine settimana (20 punti e 14 assist nella prima partita; 29+8 nella seconda). Nemmeno un senior nel roster e quintetto composto per 4/5 da sophomore: sta crescendo più in fretta del previsto. Oggi rompiscatole, domani protagonisti.
Ole Miss. Una settimana perfetta: due vittorie e tanta adrenalina dopo il long-two della vittoria di Devontae Shuler, ex compagno AAU di Ja Morant, arrivata nell’overtime contro Auburn. Sono state due vittorie diverse: quella contro Tennessee è stata frutto di dieci minuti di altissimo livello in difesa che hanno ribaltato l’inerzia; in quella contro i Tigers, Romello White ha dominato l’area (30 punti, 10/14 al tiro) e Shuler è stato micidiale.
Keon Johnson e Jaden Springer (Tennessee). “Manca ad entrambi la prestazione-manifesto”, scrivevamo giusto qualche giorno fa. Beh, eccola qui. Cinquanta punti in due (27 per Johnson, 23 per Springer) in una sfida più complessa di quanto ci si aspettasse contro Kentucky, di cui 31 solo nel secondo tempo quando hanno guidato la rimonta dal -10 al +10. Atletismo, scelte azzeccate, precisione al tiro e tanta difesa. La corsa alla Sec sembra ormai chiusa, ma Tennessee potrebbe aver svoltato la stagione.
I cecchini europei del sabato. Sì, il buon Tony qui sopra ha proprio da sorridere visto che, contro Pitt, Tomas Woldetensae è tornato a fare quel che fa meglio – segnare dall’arco – dopo quattro gare di magra assoluta: 14 punti in 20 minuti con un bel 4/5 da tre. Il bolognese però non è stato l’unico giocatore europeo in forma al tiro da tre nella giornata di sabato. Marko Lukić di Little Rock (6/8) e Kristian Sjølund di UTEP (5/5) si sono fatti belli in due losing effort, mentre la gran mira di Seikou Sisoho Jawara (5/6) e di Andrei Savrasov (4/4) è stata fondamentale per i successi di Weber State e Georgia Southern.
Ayo Dosunmu (Illinois). Tabellino da 21 punti, 12 rimbalzi e 12 assist. Basterebbe questa tripla doppia, la terza in tutta la storia di Illinois, anche fosse stata realizzata contro uno sperduto college di D-III, per meritarsi un bel voto. Ma no, Dosunmu ha registrato questi numeri contro Wisconsin, una temibile squadra della Big Ten e anche la nona difesa della nazione per Adj. Defense per KenPom. Certo, anche 7 perse, ma frutto di un volume di gioco mostruoso. Era ovunque. E adesso Illinois dopo quattro W di fila è seconda nella conference.
Terry Taylor (Austin Peay). Sì, lo sappiamo, abbiamo parlato tante volte di lui. Però quello che fa è fenomenale (21.7 punti e 10.8 rimbalzi di media al momento) e non si può non tornare a scriverne quando, nella settimana appena trascorsa, è diventato il miglior marcatore di sempre dei Governors nel mezzo di una prova straordinaria da 30 punti e 14 rimbalzi contro Eastern Kentucky. Purtroppo poi non è bastato un suo 28+10 per fermare la corsa della già citata Morehead State (75-74 dopo un OT).
Caleb Love (North Carolina). Ha fatto capire perché era tra le guardie più attese di questa stagione. Non ha scelto un posto banale e un’avversaria banale per il suo career-high di 25 punti e, anche se è stata una versione minore di UNC-Duke, vincere al Cameron Indoor è comunque un piacere. Le palle perse sono sempre troppe (5) e le due arrivate negli ultimi tre minuti avrebbero fatto arrabbiare Gandhi, ma è sempre stato pericoloso e in controllo della partita, dando via 7 assist e segnando in ogni modo, compreso un 3/3 dall’arco clamoroso per il suo 22% delle 17 partite precedenti.
Rutgers. Il sintomo di quanto sia forte la Big Ten. Veniva da tre vittorie consecutive e in settimana ha aggiunto lo scalpo di Minnesota, grazie a un rush nel finale e grazie anche ai 6 rimbalzi offensivi di Myles Johnson. Il junior degli Scarlet Knights continua a litigare con i tiri liberi (37.5%, se avesse percentuali decenti Rutgers sarebbe una corazzata), ma quest’anno è uno dei fattori che sta rendendo la squadra di coach Steve Pikiell un osso duro.
Villanova. Alle fine prende la sufficienza (anche se scarsa) un po’ per i meriti di St. John’s ma soprattutto per la reazione avuta contro una Georgetown molto più tenace e pericolosa di quanto si possa sospettare (chissà che Pat Ewing non stia finalmente costruendo qualcosa lì). La giornata magnifica di Jermaine Samuels (32 punti) e, più in generale, e l’organizzazione di gioco mantenuta a dispetto della pressione difensiva avversaria (21 assist per 27 canestri dal campo) hanno consentito ai Cats di portare a casa la vittoria, benché ci siano delle cose da sistemare in difesa.
Jaden Ivey (Purdue). Se avete visto le ultime gare di Purdue, probabilmente adesso state sollevando un sopracciglio. Solo 6 per una guardia al primo anno che prima ha tenuto a galla la squadra nella sconfitta contro Maryland e poi è stato il protagonista assoluto della vittoria contro Northwestern? Diciamo che il voto è una media tra le ultime prestazioni davvero notevoli (da un lato) e un inizio di stagione incolore e il possesso decisivo contro i Terrapins giocato malino (dall’altro). Ma il ragazzo c’è, eccome. E questo 6 potrebbe presto trasformarsi in un voto più alto. Segnare il nome.
La ACC. Voto che fa media fra quella maschile, semplicemente disastrosa, e quella femminile, che almeno offre alta qualità ai propri vertici. Nel primo caso, le delusioni abbondano e anche le squadre migliori, come Virginia, non sono state estranee a balbettii vari. La seconda invece ha offerto addirittura un gran scontro fra #1 e #4 del ranking, con NC State che ha inflitto a Louisville la prima sconfitta stagionale – salvo poi inciampare con UNC. Upset a parte, fra due formazioni così forti e il resto della conference c’è per forza un solco, ma la Georgia Tech della nostra Lorela Cubaj (21 punti in un match delicatissimo con Syracuse) è proprio in gran forma, abbastanza da tallonare in classifica i due top team. Peccato per la sconfitta di domenica con Wake Forest: non ha pregiudicato il terzo posto nella ACC, ma forse impedirà alle Yellow Jackets di entrare in Top 25 questa settimana.
Toledo. Quella del nostro Mattia Acunzo è fra le migliori mid-major in circolazione grazie a uno degli attacchi più pericolosi che ci siano quest’anno (addirittura #11 in Division I per Adj. Offense). Problema: una serata storta può capitare anche a loro e lì non c’è nessun piano B da proporre a livello difensivo. Questo è un po’ quel che è successo nella sconfitta di sabato con Ball State. Niente campanelli d’allarme, almeno per ora (la squadra è 11-2 nella MAC), ma la sconfitta brucia perché ha portato via con sé le già flebili speranze di at-large bid.
Oregon. Per essere sfigata, è sfigata. Proprio nel giorno in cui finalmente riabbraccia Will Richardson, perde il suo miglior giocatore, Chris Duarte (nulla di grave, almeno: potrebbe tornare già nel weekend). Risultato: i Ducks si fanno beffare da Washington State (che mai aveva vinto sul loro campo) incassando così la seconda sconfitta di fila contro una formazione da fondo classifica nella Pac-12. Oregon ha poi fatto il proprio dovere contro UW, ma il suo curriculum attuale non è quello di uno squadra da Torneo. Occorre un cambio di rotta deciso, immediatamente.
Gli infortuni di UCLA. Sapete chi è Mac Etienne? No? Ecco, fino allo scorso 6 febbraio non lo sapevano manco i tifosi di UCLA. Il problema è che a causa degli infortuni la squadra è scesa in campo contro USC senza lunghi. Non solo senza il suo miglior giocatore Chris Smith, che salterà la stagione, ma anche senza Cody Riley (caviglia) e Jalen Hill (motivi personali). E così è sceso in campo Etienne, un capellone che si è aggregato alla squadra solo in gennaio e che prima di allora aveva giocato zero minuti coi Bruins. Peraltro, Etienne si è davvero impegnato, ma non ha impedito una sonora sconfitta ai suoi.
Iowa. Come tutte le squadre molto votate all’attacco (prima della nazione per Adj. Offense secondo KenPom) dipende molto dal ritmo della sua manovra offensiva. Poi però sarebbe il caso ogni tanto non solo di correre e tirare, ma anche di difendere e riflettere. Hanno perso la battaglia sotto i tabelloni sia contro Ohio State sia contro Indiana, facendo anche fatica a servire Garza sotto canestro. Ah, una piccola statistica: senza C.J. Fredrick, Iowa ha un record di 0-3. Forse la guardia al secondo anno è più importante di quanto sembri.
Houston. Il voto basso non è tanto per la sconfitta, che ogni tanto può capitare, ma per la presunzione e la sufficienza con cui la squadra è scesa in campo con East Carolina, convinta che bastasse giocare 5 minuti per archiviare la pratica. Invece una squadra che in stagione concedeva 56 punti di media agli avversari ne ha fatti segnare 82. Lo hanno definito uno dei più incredibili upset della stagione. Difficilmente il primo posto dei Cougars sarà a rischio, ma la sconfitta è il sintomo che la squadra è soggetta a forti cali di concentrazione.
Una Top 25 senza Blue Blood. Kansas, da numero 23 del ranking, è caduta vittima di un Miles McBride spaziale (29 punti, 7 rimbalzi, 8 assist) e la sconfitta contro West Virginia sicuramente la escluderà dalla Top 25 di questa settimana, andando quindi a fare compagnia alle altre tre squadre di sangue blue – Duke, North Carolina e Kentucky. Annus horribilis per la nobiltà del college basketball.
I 30 secondi horror di Georgia-Vanderbilt. Ci ha fatto piacere vedere Toumani Camara emergere in Georgia-Vanderbilt con due giocate clutch. Peccato però che la partita abbia anche offerto cose di gran lunga meno entusiasmanti, ossia i peggiori trenta secondi di pallacanestro in questo inizio di 2021. Fra passaggi malconsigliati e mani di ricotta, c’è da prendere un’aspirina dopo aver assistito a tale scempio.