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Mai fermarsi alle prime impressioni neanche nel basket, parola di sophomore. Eh già perché se ci si dovesse concentrare unicamente sulla stagione da freshman di molti tra i migliori prospetti della recruiting class del 2015, si potrebbe arrivare a facili conclusioni, certamente sbagliate. Altrimenti chiedetelo a due Naismith Player Of the Year come Buddy Hield che, alla sua prima stagione con Oklahoma, mise insieme numeri poco esaltanti (7,8 punti con il 23% da tre), o a Frank Kaminsky, mai andato in doppia cifra nel suo anno da matricola a Wisconsin.
La scorsa stagione non pochi sono stati i freshmen che hanno deluso le aspettative: tra chi non è riuscito a sopportare la pressione di partire titolare, chi ha avuto poco spazio o chi ha dimostrato di avere ancora mezzi tecnici acerbi per palcoscenici ben più importanti rispetto a quelli della high school. C’è anche, però, chi è andato ben oltre le aspettative, disputando una stagione sorprendente quando gli è stato concesso spazio e smentendo i vari recruiting rankings.
Diamo un’occhiata dunque ai sophomores che, nonostante abbiano “deluso” al loro primo anno, sono chiamati a disputare una seconda stagione da protagonisti. Abbiamo deciso di dividerli in bocciati, rimandati e promossi a seconda delle loro prestazioni, rispetto le aspettative, nel loro anno da matricole.
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Bocciati
Non potevamo che cominciare da Isaiah Briscoe, numero 13 della recruiting class del 2015 secondo Espn, arrivato alla corte di coach Calipari con il compito di essere l’arma in più in attacco di Kentucky. E invece? 13,5% da tre, 46% ai tiri liberi con una media di 9,6 punti a partita sono numeri che rendono bene l’idea di quella che sia stata la stagione di Isaiah. Giocatore che è non mai riuscito ad entrare nel sistema di gioco dei Wildcats, come attesta un offensive rating inferiore a 100 e un defensive rating, invece, superiore a 100 con lui in campo. Ha passato l’estate a lavorare sul proprio tiro ed è chiamato a dimostrarsi un tiratore affidabile in una squadra che avrà bisogno di aprire il campo sugli scarichi di Malik Monk e De’Aaron Fox.
Dalle parti di Lawrence, Kansas, chi ha deluso è stato Carlton Bragg, numero 24 nella classe del 2015 secondo 247sports.com, che si è fatto apprezzar più per le doti da pianista che per le sue giocate in campo.
Nonostante le deludenti prestazioni, pari a quelle dei suoi predecessori nel ruolo Cliff Alexander e Cheick Diallo, ha deciso di rimanere al college a giocarsi un posto nel frontcourt dei Jayhawks con gente come Landen Lucas o Udoka Azubuike (ve ne abbiamo parlato qui). Bragg si è presentato al campus dopo l’estate con 4 centimetri in più (211 cm) e la voglia di andare oltre i 9 minuti di media della scorsa stagione. Quest’anno Bill Self vuole andare lontano (come potete leggere qui) e per farlo avrà bisogno anche di lui.
Altro top recruit della classe del 2015 (36esimo per 247 sports.com) che ha faticato, e non poco, è stato Deng Adel di Louisville. L’ala, tra problemi di adattamento al gioco di Pitino e infortuni, ha visto poco il campo e, quando ha avuto le sue chanche, ha dimostrato di essere ancora acerbo. Durante l’offseason ha lavorato duramente sul fisico e sul tiro, messi in mostra all’Adidas Nation di Los Angeles, pronto a giocarsi, con il freshman V.J. King, le sue possibilità di partire titolare in ala piccola.
A South Carolina, invece, erano certi di aver messo le mani sul perfetto go to guy dopo aver reclutato P.J. Dozier, primo Mcdonalds’s All American a giocare per i Gamecocks dal lontano 2000. E invece le scarse percentuali dal campo (38% con il 21% da tre) e una fin troppo facile, e preoccupante, inclinazione per le palle perse, hanno costretto coach Frank Martin ha togliere P.J. dallo starting five a metà stagione. Lo stesso giocatore si è dichiarato molto deluso per le proprie prestazioni e, magari, la partecipazione al Summer Camp di Stephen Curry restituirà ai Gamecocks una guardia più efficiente e matura di quella vista l’anno scorso alla Colonial Life Arena.
Chi, invece, ha deluso sia dentro che fuori dal campo è stato Dupree Mcbrayer di Minnesota, che si è fatto notare, sul finire della scorsa stagione, per essere stato sospeso, insieme ai compagni Kevin Dorsey e Nate Mason, per aver pubblicato sui social un video a luci rosse che li vedeva protagonisti. La sospensione è arrivata nel miglior momento, a livello di prestazioni, della guardia che cominciava a dare i primi segnali incoraggianti dopo una prima parte di stagione davvero deludente. Richard Pitino confida che gli 8,7 punti con il 40% da tre nelle ultime 11 partite della stagione scorsa possano essere un punto di partenza e non di arrivo nella giovane carriera di Dupree.
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Rimandati
Donovan Mitchell si è fatto notare, nella sua prima stagione a Louisville, più per le schiacciate da highlight che per la continuità di gioco, come ben potete vedere qui sotto.
Ha dimostrato di essere già un solido difensore sul perimetro ma Pitino si aspetta da lui un miglioramento in fase offensiva quest’anno. Vincere il titolo nazionale basta per passare a pieni voti una stagione? Non proprio se si sta parlando di Jalen Brunson. La guardia era il giocatore di maggior talento puro in casa Wildcats, tuttavia si è limitato ad avere un ruolo da comprimario nella cavalcata verso il titolo nazionale dei ragazzi di Jay Wright (ve ne abbiamo parlato qui). Con 9,6 punti a partita ha dimostrato di avere un tiro affidabile dalla lunga distanza (38%) ma è stato spesso deresponsabilizzato dalla presenza nel backcourt di Ryan Arcidiacono. Con la partenza del senior quest’anno sarà chiamato a dimostrare tutto il suo valore nei momenti decisivi per Nova.
Chi non passa sicuramente inosservato sul rettangolo di gioco è Tacko Fall, centrone senegalese di ben 229 centimetri per 136 kg. Il miglior giocatore della nazione, nella scorsa stagione, per percentuale da due (75% tutto frutto di schiacciate e layup) ha iniziato a giocare a basket soltanto un paio di anni fa e la comprensione del gioco, insieme ai problemi di falli, ne hanno limitato l’utilizzo nella sua prima stagione a UCF (17 minuti di media). Ciò nonostante Fall è stato capace di dimostrarsi un ottimo rim protector con 2,3 stoppate a partita e, con un anno di esperienza alle spalle, si candida a essere tra i most improved players.
La sorprendente stagione di South Carolina, invece, ha avuto come comprimario inaspettato Chris Silva, centro proveniente dal Gabon che ha dimostrato di essere una potenziale macchina da doppia doppia con una spiccata predisposizione per il rimbalzo offensivo e la protezione del cerchio. Dovrà però lavorare alla voce falli, visto che per tutta la stagione ha lottato con i fischietti degli arbitri (9,4 falli su 40 minuti), se vorrà vedere più campo e meno panchina.
Chi vedrà sicuramente con un buon minutaggio il parquet sarà Jalen Adams di Connecticut. La sua stagione da freshman sarà ricordata più per questo incredibile buzzer beater
che per il suo continuo dentro-fuori dallo starting five di coach Kevin Ollie. La partenza di giocatori come Sterling Gibbs, Omar Calhoun e soprattutto Daniel Hamilton consentirà a Adams di diventare il leader del backcourt di Uconn e a noi, si spera, di vedere più buzzer beater del genere.
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Promossi
Chi ha saputo tener fede alle aspettative, nonostante la pressione che puoi sentire sulle spalle quando una leggenda come Bill Walton ti paragona a Hakeem Olajuwon, è Chimezie Metu. Il centro di USC, che finora in comune con l’Hall of Famer ha solo il ruolo in cui gioca, nonostante fosse soltanto il settimo uomo nelle rotazioni dei Trojans ha messo in mostra un ottimo potenziale, specialmente difensivo, che lo rende uno dei nomi più interessanti per i prossimi Draft, dove i sette piedi di talento sono sempre merce rara e desiderata. Si è messo in mostra nel torneo della Pac-12 contro gli Utah Utes, quando si è ritrovato a dover marcare il miglior centro della nazione, Jacob Poeltl, limitandolo in attacco. Segnatevi il suo nome, parola di Bill.
Altro centro che ha mostrato il proprio upside, quando ha avuto l’occasione, è stato Derek Ogbeide di Georgia. I problemi dalla lunetta e l’inesperienza ne hanno limitato il minutaggio, ma percentuale di rimbalzo e di stoppate (rispettivamente 13% e 6% secondo KenPom) dimostrano il grande potenziale del centro, candidato ad essere tra i migliori rim protector della nazione.
Tra i migliori tiratori da tre della nazione potrebbe, invece, trovarsi Cameron Johnson, guardia di Pittsburgh. Il sophomore redshirt, dopo aver mostrato di avere la mano calda dalla lunga distanza (37,5% con 2,5 tentativi nonostante gli 11 minuti di media), cercherà di approfittare della partenza dei senior James Robinson e Sterling Smith per avere un ruolo da protagonista nel nuovo backcourt di Kevin Stallings, coach che predilige il gioco offensivo sul perimetro.
Il giocatore che, nonostante il limitato minutaggio, ha, però, fatto vedere i maggiori sprazzi di talento è stato O.G. Anunoby, ala di Indiana, che nel primo mese e mezzo di regular season ha visto tanta panchina (solo 7,7 minuti di media) mettendo in mostra più le sue doti da ballerino che da giocatore, come potete vedere:
L’infortunio che a gennaio ha messo ko per il resto della stagione James Blackmon Jr. è stata l’occasione per O.G. di mettere in mostra tutto il suo potenziale e il grande atletismo, come ha ben fatto vedere agli Spartans:
Eh già, il ragazzo non si è fatto intimidire né dagli avversari né dalla pressione che comporta un maggior minutaggio (da gennaio in poi 16,6 minuti di media), ripagando la fiducia di Tom Crean con 6,4 punti con il 61% dal campo e il 44,8% dalla lunga distanza, mettendo in mostra le ottime qualità difensive (1,9 palle rubate di media) specialmente nella vittoria degli Hoosiers alle Sweet 16 contro Kentucky. Quindi siete avvisati: non fermatevi alle prime impressioni (ballerine) con O.G. e godetevi un suo anno da sophomore da protagonista.
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