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Virginia è tornata, Kansas non se n’è mai andata

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 21 Nov, 2022

Le vittorie con Baylor e Illinois rifanno grande Virginia, proprio al termine di una settimana tragica per l’università. Grandi prestazioni di Jalen Wilson per una Kansas che non vuol saperne di schiodare dai massimi vertici NCAA. Matteo Picarelli riaccende l’azzurro del college basketball. Ecco le pagelle della Week 2.

 

Virginia. Dominante con Baylor, solidissima con Illinois: gli Hoos sembrano tornati a splendere, anche ma non solo con la difesa. Rotazioni corte, ma con 6 giocatori che possono ergersi a protagonisti in qualsiasi momento, da Armaan Franklin e il suo tiro ritrovato (26 punti coi Bears, 10/22 da tre dopo 4 gare) a Reece Beekman e il suo impatto totale (doppia doppia punti-assist con Baylor poi 17 punti e la museruola messa a Shannon in difesa).

Jalen Wilson (Kansas). KU sembra costruita per far sì che il junior domini. Vero e proprio cannone in transizione, Wilson ha medie da videogioco fin qui e una volontà da tiranno nel fare la giocata giusta quando i Jayhakws annaspano. Si è caricato sulle spalle l’attacco nella vittoria contro Duke (25 punti, 11 rimbalzi, 5 assist) e poi ha compiuto un vero capolavoro contro Southern Utah: career-high da 33 punti, quasi tutti segnati nella ripresa.

 

Texas. Chris Beard si sfrega le mani perché questi Longhorns sembrano pronti a compiere il grande salto. Certo, Tyrese Hunter e Marcus Carr (42 punti in due) non segneranno sempre tutti quei tiri contestati, ma il controllo che hanno avuto in attacco e la difesa d’assalto che ha forzato 20 palle perse a Gonzaga si possono riproporre. Tutto questo nonostante un Dillon Mitchell sparito un Timmy Allen particolarmente timido. Il potenziale c’è.

Michigan State. Senza una stella, ma con mille soluzioni: che squadra ha tirato su Tom Izzo! È sbocciata con due vittorie di peso contro Kentucky e Villanova, arrivate in modi opposti: rimanendo sempre in partita e affondando il colpo al secondo OT coi primi, di forza coi secondi (rischiando però nel finale). Joey Hauser ha iniziato a segnare da tre, AJ Hoggard e Malik Hall sono due mismatch viventi e occhio a Jaden Akins, vero coltellino svizzero.

 

Terrence Shannon (Illinois). La gara con Virginia ha segnato un brusco ritorno sulla terra (9 punti, 6 assist, 6 perse), ma abbiamo ancora negli occhi quanto fatto poco prima con UCLA. 29 punti, 8/9 da tre, 10 rimbalzi: numeri impressionanti che dicono molto ma non tutto circa il suo dominio assoluto coi Bruins, fatto di leadership, talento e acume in tanti aspetti. Una prestazione di quelle che gli scout NBA non dimenticheranno facilmente.

Matteo Picarelli (UMBC). Detto già che è un raro caso d’italiano che si salva nello scialbo inizio d’annata azzurro, l’ex Trento si è distinto alla grande con un weekend eccezionale. Entra dalla panca contro Lafayette e segna 19 punti, con tanto di sfondamento preso e tripla clutch. Due giorni dopo con Central Connecticut fa anche meglio: 21 punti e canestri pesanti nella rimonta finale. E intanto siamo a 15/27 da tre (55.6%) dopo 5 gare. Grandioso.

 

Brandon Miller (Alabama). Bene nella prima settimana e bene anche nella seconda, dai 19 punti (poco efficienti, però) con South Alabama ai 28 segnati da mattatore assoluto con Jacksonville State (9/12 al tiro, 3/5 ai liberi, zero perse). Il freshman gode di credito crescente nei vari mock draft, ma finora ha affrontato solo delle mid-major. Il Phil Knight Invitational sarà un bel banco di prova e Michigan State un test parecchio duro da superare.

Iowa. Va in casa di una Top 40 di KenPom (Seton Hall) e vince di 16 tenendo gli avversari a 67 punti segnati. Iowa difende – sì, avete letto bene – e nelle prime tre gare di quest’anno ha sempre tenuto le avversarie al di sotto del punto per possesso segnato. Kris Murray pare pronto a raccogliere l’eredità del gemello (29 punti e 11 rimbalzi contro i Pirates) mentre Filip Rebrača assume sempre di più le sembianze di glue guy di alto livello.

 

Hunter Dickinson (Michigan). In settimana, intervenendo in un podcast, aveva pronosticato una vittoria di 20 dei suoi contro Arizona State. È andata a finire con una sconfitta di 25 e col lungo autore di una prestazione da dimenticare. L’unica della stagione, va detto, e già contro Ohio si è ripreso (24 e 14), aiutando i suoi a scongiurare la sconfitta alla fine di un OT che gli avversari avevano agguantato in modo a dir poco rocambolesco.

Memphis. C’è vita nella AAC alle spalle di Houston? La conference si sta comportando piuttosto bene ma non s’intravede qualcuno che possa infastidire i Cougars. Memphis potrebbe essere quella squadra ma la sconfitta con Saint Louis ha mostrato dei Tigers stranamente vulnerabili in difesa. Meglio poi con VCU, che però non fa paura a nessuno in attacco. Da 90 a 47 punti subiti nell’arco di due gare: bene, ma nulla d’impressionante.

 

Jacob Grandison (Duke). Il transfer da Illinois è stato preso soprattutto per fare una cosa: metterla da tre punti. Peccato però che dopo quattro gare siamo a 3/13 dall’arco. Apprezzabile lo sforzo con Delaware (10 punti in 19′), ma se nelle gare che contano non fa meglio di quanto mostrato con Kansas (0/4 dal campo) i minuti saranno sempre pochi. C’è di buono che è mentalmente molto solido e già in passato ha superato degli slump al tiro.

Lamar. Come segnare percentuali megagalattiche da due eppure riuscire a perdere? Ve lo mostrano i texani, che contro Western Carolina hanno messo su un folle 38/50 da due, ma solo 1/13 da tre contro il 16/36 avversario, perdendo quindi per 98-91 dopo un OT. Solo due altre squadre in passato (Butler e Oregon) hanno sfoderato prestazioni statisticamente simili, ma vincendo rispettivamente di 73 e 69. Sconfitta con Lamar in bocca.

 

Amari Bailey (UCLA). Spiace gettare la croce addosso a un freshman così presto, ma qui non ci siamo proprio. Lui è quello che dovrebbe sostituire Johnny Juzang: se UCLA ha perso in volata contro Illinois e Baylor, è anche perché sono mancati i suoi punti. Solo 6 nei due match risultando quasi invisibile, senza un canestro dal campo contro Illinois andando a sbattere ripetutamente sulle linee difensive. Non l’impatto sperato insomma.

Nebraska. Le cose sembravano andare bene durante il primo test serio della stagione, una trasferta sul campo di St. John’s con gli Huskers sopra di 7 punti all’intervallo. La squadra di Fred Hoiberg però poi si è sciolta come neve al sole, incapace di resistere alla reazione dei padroni di casa e ad un Joel Soriano in doppia doppia abbondante. Morale della favola: vittoria Johnnies per 70-50. Ingiudicabile, ma questa L sa un po’ di cattivo presagio.

 

I tiratori di Kentucky. Avevamo detto che questa versione di UK ha tanto potenziale perimetrale. Si, solo sulla carta però al momento: 26% da tre su oltre 50 tentativi nei due incontri di cartello con Michigan State e Gonzaga. I cecchini sono stati i primi a deludere, con CJ Frederick e Antonio Reeves che hanno messo su un 5/22 dall’arco in coppia. Difficile impensierire seriamente le avversarie con percentuali di questo tipo.

Georgetown. Sconfitta di 12 punti con Northwestern in casa, poi con Loyola Marymount al Jamaica Classic (da +10 all’intervallo al -18 finale!) e infine una vittoria quasi buttata via contro una debole La Salle. La peggior cosa che poteva capitare ai fan degli Hoyas è stata arrivare al Torneo NCAA nel 2021, visto che grazie a quel successo devono continuare ad accollarsi Pat Ewing in panchina per chissà quanto tempo ancora.

 

Pac-12. La conference continua a collezionare sconfitte imbarazzanti: Utah con Sam Houston (#119 di KenPom), Washington con Cal Baptist (#160), Washington State con Praire View (#280), Oregon State con Portland State (#261), Cal con UC San Diego (#314) e Southern (#226), mentre Colorado continua a viaggiare sulle montagne russe (batte Texas A&M ma dopo e prima le L rimediate con UMass e Boise State).

ESPN Player. Link che mancano o che riportano la dicitura della partita sbagliata, proprio quando uno vorrebbe gustarsi in diretta una partita di college giocata ad orari umani per noi che siamo qui in Italia. È successo varie volte dall’inizio della stagione, il che è davvero frustrante vista la mancanza di alternative per gli appassionati NCAA al di qua dell’oceano. Dateci ESPN+.

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