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Emoni Bates c’è, eccome! Le pagelle della Week 1

Autore: Riccardo De Angelis
Data: 14 Nov, 2022

La prima settimana di gare è in archivio e i titoli principali se li prende un protagonista che sorprende in positivo: Emoni Bates. Che sia l’inizio di un capitolo tutto nuovo della sua storia?

 

Emoni Bates (Eastern Michigan). Il fallimento a Memphis, l’arresto e il rilascio di un mese fa, l’ombra di un entourage tossico gettata su di lui. Tante brutte cose associate al suo nome: fa dunque un gran piacere adesso tornare a parlare di Emoni Bates giocatore, autore di 30 punti a sorpresa contro Michigan mostrando efficienza (12/19 al tiro) e abilità di creazione dal palleggio rarissime per un 2.08. Speriamo sia l’inizio di una storia nuova.

SWAC. Texas Southern, Grambling State e Alcorn State hanno vinto rispettivamente con Arizona State, Colorado e Wichita State, mentre Arkansas Pine Bluff ha fatto soffrire parecchio TCU. Insomma, settimana da sogno per una delle conference più scalcagnate della Division I, tutta composta da programmi che spesso devono affrontare calendari di non-conference da incubo per sbarcare il lunario coi soldi derivati dai buy game.

 

Houston. Era la #1 della nostra Preseason Top 25 e più di ogni altra ha giocato da #1 nella prima settimana: +46 e +26 contro due buone mid-major (Northern Colorado e Saint Joseph’s) piazzando numeri difensivi come al solito impressionanti (91 punti e 28% dal campo subiti in totale). Visti i problemi di Oregon, bisognerà forse aspettare inizio dicembre perché incontri un’avversaria capace d’impensierirla almeno un po’ (Saint Mary’s).

Brandin Podziemski (Santa Clara). Ha lasciato le luci della ribalta high-major per reinventarsi protagonista nelle mid. La scelta già sembra ripagarlo, perché certi numeri bastano e avanzano per non far scemare l’attenzione degli scout NBA: 30 punti rifilati a EWU e 34 a GA Southern, tirando benissimo. Il sophomore è il primo nella storia dei Broncos e nella WCC negli ultimi dieci anni a piazzare due trentelli nelle prime due gare stagionali.

 

Drew Timme (Gonzaga). 22 punti, 13 rimbalzi, 4 assist, 2 stoppate per tirare fuori le castagne dal fuoco contro Michigan State nell’unico vero big match della settimana. Al senior si può giusto rimproverare la scarsa mira ai liberi (4/10) ma per il resto è stato esemplare. Gonzaga è ancora da lavori in corso e un trascinatore esperto come Timme è dunque indispensabile per navigare le prime settimane di stagione senza eccessivi scossoni.

La mascotte di La Salle. Si chiamano Explorers e giustamente esplorano nuove vie per fare risultato. A partire dalla mascotte, che nella gara casalinga con Wagner si è piazzata a ridosso della linea di fondo per disturbare l’avversario in procinto di tirare tre liberi a sua disposizione. L’arbitro l’ha giustamente allontanata dopo la prima conclusione, ma il trucco ha funzionato lo stesso: 0/3 per l’avversario. Geniale.

 

Wendell Green (Auburn). Ha scalato le gerarchie, da sesto uomo a creatore di gioco principale di una Auburn che ha scelto due mid-major toste per iniziare la stagione. La facilità con cui spacca le difese, arriva il ferro e crea per i compagni è davvero invidiabile. Creatività al comando, il tiro da tre non c’è per ora (2/9 in totale) e dovrà limitare le perse, ma coach Pearl sembra essersi affidato a lui per dare maggiore calma all’attacco dei Tigers.

Bellarmine. In settimana ha perso con Morehead State ma gli avvenimenti positivi sono quelli che rubano la scena. La piccola università di Louisville, alla terza annata in D1, ha vinto la sfida cittadina con la ben più nobile U of L e il suo particolare stile di gioco ha fatto il giro dei social e strappato applausi. La squadra che non palleggia però non è una meteora e nel medio-lungo periodo potrebbe insidiare il dominio di Liberty nella ASUN.

 

North Carolina. Vince ma non convince. Dopo il successo ottenuto senza brillare con UNCW ha fatto la bella addormentata per un tempo intero con Charleston (-7 all’intervallo), salvo poi rivelarsi travolgente (102-86 alla fine) quando si è ricordata che sarebbe il caso di passare la palla ad Armando Bacot (28 punti di cui 27 nel 2T). Pete Nance è ancora un corpo estraneo ma prima o poi s’integrerà. E lì sì che saranno dolori per le avversarie.

Colorado. Dal già citato insuccesso con Grambling State (in trasferta, quindi onore a loro e alla Pac-12 per aver dato l’opportunità alla SWAC di giocare in casa propria) all’upset con la #11 Tennessee nel giro di 48 ore. I Vols ci hanno messo del loro ma i Buffaloes hanno impressionato nelle due metà campo con una ripresa dominante (parziale di 46-32). Squadra in rebuilding che ci abituerà ad alti e bassi, ma può trasformarsi in mina vagante.

 

Villanova. Un 1-1 nel Big 5 (vittoria scontata con La Salle e sconfitta ben meno scontata con Temple) non è il tipo d’inizio che i fan si auguravano per il nuovo corso targato Kyle Neptune. Era inevitabile che le assenze di Justin Moore e Cam Whitmore avrebbero sollevato punti interrogativi sulle opzioni offensive di Nova. Oltre a questo, c’è anche una difesa intermittente. La seconda metà di novembre sarà tosta e c’è già poco margine per errori.

Olivier Nkamhoua (Tennessee). Non un capro espiatorio, ma in un certo senso il volto di una Tennessee che delude e che dimostra come i risultati delle amichevoli possano essere fuorvianti. La difesa non basta e i Vols hanno davvero bisogno che il finlandese faccia un salto di qualità in attacco: lui però ha risposto tirando poco e male (3/12 dal campo), oltre a perdere tanti palloni (6) nell’arco delle gare con Tennessee Tech e Colorado.

 

Gli italiani. Una settimana di prestazioni che vanno dall’anonimo al negativo. Per Abramo Canka, il più famoso dei nostri, bisogna aspettare per vedere se ricoprirà un ruolo nelle rotazioni (13′ in totale in due gare con una UCLA in rodaggio). Note positive? Matteo Picarelli (UMBC) ora ha minuti veri e Giovanni Emejuru (Sam Houston) si è sfogato con la povera SW Adventist (16 punti e 7 rimbalzi in 12′ coi suoi che vincono per 120-33). Tutto qua.

Tyrese Proctor (Duke). Il primo canestro dell’era Scheyer porta il suo timbro con un alley-oop alzato per Mark Mitchell, ma le note positive finiscono qui. Ci sarebbero spazi per far bene, viste le assenze di Whithead e Lively, ma il freshman si perde nei ritmi accesi della gara, senza mai essere lucido nelle conclusioni (1/12 in due partite) o in difesa. Male, parecchio male, ma d’altronde per un riclassificato non è semplice avere impatto da subito.

 

Florida State. Ha delle attenuanti, dalla draconiana squalifica di Baba Miller ai tanti infortuni che condizionano non poco una squadra che tradizionalmente conta su rotazioni lunghe. In teoria però ci sarebbe ancora qualità sufficiente per vincere con Stetson in casa e pure con UCF in trasferta. Invece i Seminoles hanno rimediato due sconfitte nette. Caleb Mills, Cam’Ron Fletcher, Matthew Cleveland: qualcuno qui deve rimboccarsi le maniche.

Louisville. Attraversa uno dei rebuilding più profondi e complicati che si possano immaginare, ma forse Kenny Payne poteva fare di meglio in fase di reclutamento per attenuare gli inevitabili dolori della crescita. Qualità ed esperienza scarsissime, specie fra le guardie. Non sorprende dunque che siano arrivate due sconfitte di misura con Bellarmine e Wright State. Non prende un voto più basso solo perché le aspettative qui sono ai minimi storici.

 

Will Richardson (Oregon). Non passano 5 minuti di partita e ha già tre palle perse. I Ducks crollano in casa con UC Irvine senza che il suo leader riesca a reagire alle difficoltà create dalle diverse difese messe in campo dagli Anteaters, non trovando dunque né il ritmo per mettersi in proprio (1/6 al tiro) né quello per coinvolgere i compagni (4 assist e 7 perse). Non sorprende dunque che Oregon si sia fermata a 56 punti segnati.

Il calendario. Un solo incontro di cartello e una pletora di sgambature contro non-D1 (preferibilmente quelle più scarse che si possano trovare per evitare scherzi). La prima settimana è stata una delle più tiepide mai viste ed è inutile incolpare le elezioni di mid term o l’importanza del college football. La responsabilità ricade prima di tutto sulle troppe squadre che potrebbero ma rifiutano di affrontare avversarie di livello in questo momento dell’anno.

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