Pelle Larsson e Arizona ingranano le marce alte mentre John Calipari scrive un pezzo di storia di cui avrebbe fatto a meno: ecco le pagelle della Week 14.
Pella Larsson (Arizona). Mister versatilità comincia finalmente a mostrare i denti quando ha il pallone in mano e i risultati si vedono: Arizona la sfanga dopo tre OT in casa di Utah e, nonostante le energie spese e l’altitudine, due giorni dopo va a dominare sul parquet di Colorado. Lo svedese, già decisivo nella rimonta su Stanford nella settimana precedente, è stato il cuore pulsante di U of A in tutte e due le uscite, con 27 punti, 7 rimbalzi e 8 assist contro la sua ex squadra e poi 18 punti (anche belli da vedere) coi Buffs. Giocatore della settimana nella Pac-12 senza se e senza ma. È il leader che serve a Tommy Lloyd per andare lontano in questa stagione.
Joe Girard (Clemson). C’è chi venderebbe l’anima per avere una settimana come la sua. Spalla ottima per PJ Hall e canestri pesantissimi nel colpaccio esterno su North Carolina (21 punti con 7/16 al tiro e 2/2 ai liberi), poi migliore di giornata nella vittoria sul campo della sua ex Syracuse, rispondendo ai fischi della student section con 18 punti ultra efficienti (5/6 dal campo e 4/4 dalla lunetta). Clemson sembra essersi messa alle spalle gli alti (pochi) e bassi (molti) di gennaio anche e soprattutto grazie a lui.
Green Bay. Chiude la settimana con una vittoria in trasferta su Youngstown State (84-83) tanto pesante quanto esaltante, con Foster Wonders (sì, si chiama proprio così) che infila la tripla del sorpasso a 1.5 secondi dalla fine su una rimessa disegnata col pennello ed eseguita alla perfezione. I Phoenix ora guidano la Horizon League con una W di vantaggio su Oakland, in quella che per loro è già un’annata da incorniciare. Sundance Wicks, ex assistente di Wyoming al suo primo incarico da HC in Division I, ha rivoltato il programma come un calzino: 17-9 in stagione per un programma che di vittorie ne aveva accumulate solo 16 in tutto nei tre anni precedenti.
Yaxel Lendeborg (UAB). Dal primo pallone da basket toccato ad astro nascente della AAC nel giro di cinque anni. L’upset dei Blazers ai danni di FAU porta innanzitutto la sua firma con 17 punti e 21 rimbalzi. Non è il più grosso, non è il più alto ma sotto i tabelloni è una piovra, può difendere anche sugli esterni e pian piano sta mettendo su un tiro da tre rispettabile. Gli ci è voluto un mesetto per ingranare, ma adesso viaggia in doppia doppia di media ed è senza dubbio il miglior debuttante arrivato dai JUCO in tutta la Division I. E forse qualcuno di cui parlare in ottica Draft in futuro.
Virginia. 8 in pagella, come le vittorie consecutive infilate finora. Dopo aver iniziato male in ACC (2-3 dopo le prime cinque gare), non si è più voltata indietro e in settimana è arrivata anche una W dominante contro la malcapitata Miami, ferma a 38 punti a fine partita. Una prova di forza, di dominio schiacciante alla quale è seguita una grandissima prova offensiva contro Florida State: 10/18 da tre per avere la meglio degli arrembanti Seminoles. Ora sono sopra Duke e a mezza partita da North Carolina con gli scontri diretti alle porte.
Tyler Kolek (Marquette). Al momento i Golden Eagles sono gli unici rivali credibili di UConn nella Big East – o quantomeno, i soli che tengono il passo – e Kolek ne è il motivo principale. Sabato ha messo in croce St. John’s con un’altra doppia doppia delle sue: 27 punti e 13 assist con 4 accettabilissime perse e pure 7 rimbalzi a condire la pietanza che, a quanto pare, è barbecue chicken, espressione usata dalla point guard per schernire la decisione infelice dei Johnnies di passare alla marcatura a uomo nella ripresa.
Kansas State. Lo scorso anno Jerome Tang era stato chiaro: “Abituatevi alle grandi vittorie, non c’è bisogno di invadere il campo”. Detto fatto, alla seconda vittoria consecutiva al Bramlage Center contro Kansas la student section è rimasta in tribuna a festeggiare. Sempre all’overtime, sempre grazie ad una partita incredibile delle proprie guardie, sempre trovando una soluzione nei momenti più insperati. Sotto di 11 a inizio 2T, i Wildcats hanno la forza per risalire e trovano in Cam Carter prima e Tyler Perry poi (8 punti dei suoi 26 arrivano al supplementare) i trascinatori. Poco importa se nel weekend BYU l’ha demolita, in Kansas ora c’è una rivalità.
Yves Missi (Baylor). Una settimana travolgente per il centro camerunese. Né Texas né Kansas hanno trovato un modo per arginare lo strapotere fisico del centro di Baylor che ha trovato anche un’inaspettata precisione al tiro libero: 16 su 20, quando di media arriva a malapena al 50%. Estremamente fisico anche per Hunter Dickinson, Missi è stato una minaccia costante come roller ma soprattutto ha mostrato un tocco morbido nei pressi del canestro. In una classe Draft del genere, non ci stupirebbe vederlo salire.
Elliot Cadeau (North Carolina). Figura pessima per lui nella débâcle con Clemson (5 punti, 1 assist, 2 perse) ma si è ripreso subito con Miami: 19 punti, 8 assist e 4 recuperi, ma anche 5 perse. Lo stesso freshman è il primo ad additare quel dato per spiegare che questa, a dispetto delle reazioni largamente positive, non è stata la sua miglior gara finora. Il Cadeau visto sabato però ha mostrato un tipo di aggressività diversa in attacco e dà l’impressione di essere sul punto di dare una svolta alla propria stagione.
Ohio State. Ed è gol! Ohio State con estrema fatica torna a vincere una partita in casa (ma ci sono voluti ben due supplementari contro Maryland) e mette fine alla striscia di 5 sconfitte consecutive in Big Ten. Al momento in conference solo Michigan ha fatto peggio. I Buckeyes ringraziano il ritorno del sophomore Bruce Thornton (l’unica vera nota lieta della stagione) che ha chiuso con 24 punti, 7 rimbalzi e 4 assist. Quest’anno i lampi di Ohio State hanno coinciso con quelli della guardia. Vediamo se dura.
Florida Atlantic. Due trasferte e due supplementari con fortune diverse, sconfitta da un’ottima UAB e poi capace di risollevarsi in qualche modo con Wichita State in una gara quasi buttata via. Non è la FAU sfavillante che un anno fa dominava la C-USA e, per quanto la stagione sia nel complesso positiva fin qui, Dusty May e suoi ragazzi hanno parecchio sul quale lavorare per arrivare pronti a marzo. E di sicuro serve un Vlad Goldin molto più continuo: dominante con gli Shockers, ma prima coi Blazers era proprio sparito.
Illinois. Sopra di 8 a sei minuti dalla fine in casa di Michigan State, una vittoria le avrebbe dato la possibilità di rincorrere Purdue fino allo scontro diretto in casa di fine mese. Invece la squadra di coach Brad Underwood chiude la gara con MSU con un 1 su 12 dal campo e quattro palle perse, travolta in pieno dalla voglia di non perdere di due super senior come AJ Hoggard e Malik Hall. Troppi falli (ben 34 viaggi in lunetta per gli Spartans) e poco supporto a Terrence Shannon (28 punti alla fine per lui) hanno confezionato il patatrac.
Indiana. Un altro derby con Purdue, un’altra sconfitta netta e pure Zach Edey che ti segna in faccia la prima tripla della sua carriera. Disastro totale per gli Hoosiers che, sì, spesso sono stati castigati dai cuginastri di West Lafayette negli ultimi anni, ma mai umiliati così: infatti IU non perdeva di 20 o più punti coi Boilermakers per due volte di seguito dalla lontanissima stagione 1933-34. Dopo due annate moderatamente promettenti, la terza della gestione Mike Woodson rischia di essere anche l’ultima se continua così (6-7 in Big Ten e non una singola W di rilievo in tutto l’anno).
Il finale di VCU-Dayton. Tanto di cappello a coach Ryan Odom e a una difesa capace di mettere la zavorra ai piedi del miglior giocatore dell’Atlantic 10, DaRon Holmes, durante le fasi conclusive della partita. Se però vi piacciono gli attacchi pimpanti, vi sconsigliamo di recuperare questa gara perché sarebbe la vostra kryptonite. 49-47 il risultato finale e quello che tecnicamente è il canestro della vittoria dei Rams è arrivato con poco meno di 6 minuti da giocare. VCU infatti poi non ha segnato più, ma Dayton appunto non ha fatto molto meglio.
Wisconsin. In settimana ha imparato che al peggio non c’è mai fine. Reduce da due sconfitte che avevano stoppato un lungo periodo di risultati positivi, i Badgers anziché riprendersi sono peggiorati ulteriormente beccando altre due L, stavolta con due squadre fra le meno pericolose della Big Ten, ossia la derelitta Michigan e una Rutgers che ha passato tutto l’anno sulle montagne russe. Grandi spadellate da tre una difesa che, a essere generosi, si è rivelata mediocre nelle ultime uscite. Occorre un reset completo al più presto.
John Calipari. Provare a capirci qualcosa in quello che sta accadendo negli ultimi anni a Kentucky è difficile. Una volta re dei record, ora Calipari finisce non di rado per essere lo zimbello della settimana. Con la sorprendente sconfitta contro Gonzaga, siamo arrivati alla terza L consecutiva alla Rupp Arena. Mai nessun allenatore di Kentucky c’era riuscito. A tradirlo stavolta, oltre la solita difesa, anche i suoi freshmen prediletti. E dire che l’attacco messo su quest’anno ha pochi precedenti in termini di divertimento ed efficienza. Eppure il Calippo sembra aver perso il suo tocco magico.
Aden Holloway (Auburn). Da quando è iniziata la stagione nella SEC, ha cominciato a litigare con i ferri. Nella pazza settimana di Auburn che ha devastato prima Alabama per poi essere devastata a sua volta da Florida, lo spazio per il freshmen con la zazzera è poco e in quel poco solo mattoni: 1 su 11 al tiro in 31 minuti di gioco e la netta sensazione che in questo momento Bruce Pearl abbia poco da ricavare da lui.
Sean Pedulla (Virginia Tech). 13 punti con 3/10 da due e ben 6 palle perse, nella gara prima 21 punti, ma con 3/10 da due, 2/7 dall’arco e ben 7 palle perse. In quella precedente ancora un rotondo 0/6 da tre. Il junior di VT ha un po’ sulla coscienza le tre sconfitte consecutive degli Hokies, l’ultima contro il fanalino di coda della ACC Notre Dame. Il problema è che dalle mani di Pedulla passa sostanzialmente tutto l’attacco di Virginia Tech. E ultimamente non è un grande affare.